NR. 08 anno XXIX DEL 27 LUGLIO 2024
la domenica di vicenza
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“Tutti portiamo a Mino notizie del mondo” due giorni di convegno per Meneghello

Un omaggio nel terzo anniversario della scomparsa dello scrittore nelle sale del Museo Casabianca e nel cortile di Villa Clementi a Malo, con la partecipazione di giovani studiosi vicentini con diverse relazioni

di Laura Campagnolo

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“Tutti portiamo a Mino notizie del mondo” due gior

"Tutti portiamo a Mino notizie del mondo", è il titolo del convegno dedicato a Luigi Meneghello nelle giornate di sabato 26 e domenica 27 giugno. Due giorni di incontri dedicati alla cultura e allo spettacolo negli spazi del Museo Casabianca e nel cortile di Villa Clementi a Malo. Un omaggio, in occasione del terzo anniversario della scomparsa dell'autore vicentino, celebrato nella terra che vide i suoi natali 88 anni fa. Il piccolo mondo di questo paesino diventato scenario della rassegna letteraria, quasi a voler seguire post mortem le ultime volontà dello scrittore, che ai luoghi della piccola comunità vicentina, dove trascorse infanzia e adolescenza, rivolse sempre profonda attenzione. Un evento che ha ottenuto un ottimo successo di pubblico, grazie anche all'intervento e alla collaborazione di numerose persone, tra cui professori e studenti, che ancora oggi riconoscono il valore dell'eredità meneghelliana, e grazie al confronto con studenti provenienti da università estere.

 

La poetica di Meneghello

Tema di fondo predominante della narrativa di Meneghello e protagonista anche del convegno, il piccolo mondo fondato su una fitta rete di occupazioni ereditarie e di tradizioni, su un costume rurale e su un sistema di valori ben definito e articolato, da cui emerge la lingua popolare, il dialetto, unico e vero strumento con cui prendere coscienza della realtà, delle cose del mondo che ci circondano. Dunque, non preferenza di carattere snobistico o curiosità di un letterato, ma forte adesione alle radici profonde della società: «La parola del dialetto è inchiavicchiata alla realtà, per la ragione che è la cosa stessa, appercepita prima che imparassimo a ragionare, e non più sfumata in seguito, dato che ci hanno insegnato a ragionare in un'altra lingua». Da questa prospettiva nascono i romanzi Libera nos a malo (1963) e Pomo e pero (1974), la cui impronta letteraria e linguistica sfugge alle definizioni classiche della critica.     

 

L'esperienza del Dispatrio

Terminati gli studi universitari all'Ateneo di Padova, Meneghello si trovò coinvolto nella lotta italiana per la Liberazione d'Italia: partecipò alla Resistenza e più tardi si trasferì in Inghilterra, dove insegnò Letteratura italiana all'Università di Reading. Al 1993 risale Il dispatrio, neologismo che indica quel periodo in cui lo scrittore esamina la propria esperienza di "emigrato" in Inghilterra. Nove anni più tardi, nel 2002, esce Trapianti, penultima pubblicazione di Meneghello, una raccolta di traduzioni in dialetto vicentino di sei poeti inglesi (Wordsworth, Hopkins, Cummings, Empson, Yeats, Campbell), e di un drammaturgo (Shakespeare). «Il nuovo titolo è Trapianti perché pensavo alle piante...», spiegava lo scrittore. «Mi rendo conto che la parola oggi ha associazioni di altro tipo, ospedaliere..., ma i miei sono trapianti agricoli... C'è l'idea di prendere una piantina e portarla su un altro terreno, che nel mio caso è quello della lingua che conosco meglio, la parlata vicentina».

 

La presentazione dei Trapianti meneghelliani

A presentare questa antologia, recente e meno nota ai non addetti al lavori, è intervenuta, durante il convegno, Giulia Brian, giovane vicentina, laureata in Letteratura e Filologia all'Università di Padova: «L'archivio relativo a Trapianti è fortemente eterogeneo: si tratta di appunti presi su fogli di varia grandezza e forma, che contengono traduzioni in italiano e in vicentino, definizioni di progetti per una possibile raccolta di «aforismi», annotazioni stilistiche, metriche, linguistiche, autovalutazioni. Anche quest'opera, come tutte quelle delle scrittore vicentino, nasce da un lunghissimo processo di scrittura e riscrittura, testimoniato dagli autografi depositati presso il «Fondo Manoscritti di autori Moderni e Contemporanei» dell'Università di Pavia», ha precisato Giulia, tesista assieme ad altri nove intervenuti al convegno con un proprio lavoro di ricerca sui libri di Meneghello.

 

La lingua delle cose e del mondo

Tornando alla questione della scelta dell'idioma dialettale: «Dietro a quelli che potrebbero sembrare semplici passatempi letterari, dietro alla leggerezza e freschezza delle traduzioni, si nasconde una lunghissima riflessione, un lavoro minuzioso e paziente di scelta accurata delle parole, un lunghissimo apprendistato. Il vicentino per lo scrittore è una lingua letterariamente in potenza, da far fiorire, una lingua profonda, «del genere umano», «succhiata col latte della balia». A differenza dell'italiano - lingua della scuola, artificiale, morta - il dialetto si lega strettamente al mondo reale, all'esperienza e ne conserva la struttura più intima il DNA delle cose».

 

La scelta del volumetto

«Con questo volumetto l'autore intende da un lato far rivivere gli originali in una nuova lingua, far emergere dai testi sfumature di significato che non erano presenti nelle poesie inglesi, dall'altro mettere alla prova la propria lingua materna in una devota emulazione, sperimentare la forza espressiva insita nel dialetto, allargare e approfondire la propria lingua mediante la lingua straniera». In conclusione: «L'antologia trasmette con il suo esempio un invito alla valorizzazione non tanto (o non solo) dei dialetti e neppure della propria lingua materna, ma più in generale degli scambi tra le lingue e, attraverso questa strada, tra le culture e i popoli, poiché tra essi non esistono confini, ma solamente spazi da attraversare: le lingue - e i dialetti - dunque non devono essere motivo di costruzione di muri, ma del loro essere travalicati».

 

nr. 26 anno XV del 10 luglio 2010

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