NR. 08 anno XXIX DEL 27 LUGLIO 2024
la domenica di vicenza
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Nei racconti di un anziano carabiniere i magistrati non fanno una bella figura

Il colonnello Antonino Crisafi che fu ufficiale dell’arma a Vicenza e poi alto funzionario della società dell’Autostrada Serenissima pubblica quattro narrazioni di cronaca giudiziaria con il titolo “Giustizia imperfetta, probabile ed ingiusta”

di Mario Bagnara
mario.bagnara@fastwebnet.it

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Nei racconti di un anziano carabiniere i magistrat

Che la giustizia italiana sia poco efficiente e abbia urgente bisogno di una riforma radicale, per snellirne la lentezza e rendere più illuminati i magistrati, ne siamo convinti quasi tutti; lo stesso Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi lo va ripetendo in continuazione, promettendo interventi radicali. Ma una volta risolti questi problemi strutturali che comportano anche il rispetto o addirittura l'incremento degli organici, siamo sicuri che la giustizia potrà essere effettivamente giusta?

È un interessante e attualissimo interrogativo al quale tenta di fornire una risposta il Colonnello Antonino Crisafi con quattro racconti riuniti nel titolo Giustizia imperfetta, probabile e ingiusta e quella giusta esiste? (editrice Grafica di Vago di Lavagno - Verona): davvero avvincenti per i contenuti di una cronaca giudiziaria che, pur con nomi storpiati, sembra alludere a recenti episodi locali, e per lo stile narrativo con cui vengono riportati stringati interrogatori e sorprendenti colpi di scena. Ne anticipiamo solo alcuni aspetti con l'amico autore.

 

Leggendo i quattro racconti, appare abbastanza chiaro il tuo interesse personale per la giustizia italiana e per la giustizia in generale. Prescindendo dalle vicende narrate che lasciamo alla curiosità dei lettori, perché hai scelto questo argomento?

«L'interesse per la Giustizia, con la G maiuscola, è stato sempre presente in me fin dai primi anni universitari allorquando ho cominciato a studiare ed approfondire, con la Storia del diritto romano e con le Istituzioni di diritto romano, le prime materie giuridiche del corso di laurea in Giurisprudenza. Appena laureato, ventitreenne, ho iniziato la preparazione per presentarmi al concorso in Magistratura, ma le vicende della vita mi hanno fatto percorrere altra strada, comunque contigua ed operativa, quale Ufficiale dei Carabinieri. Ho sempre, però, guardato alla Giustizia dalla parte del cittadino e sempre, quando ho dovuto procedere ad atti restrittivi della libertà delle persone o ad investigazioni particolarmente delicate, ho avuto ben presente il diritto delle persone, anche quando delinquono, ad essere trattate con equità e soprattutto con umanità». 

Considerate le relazioni internazionali che descrivi (nel terzo racconto Giustizia ingiusta), è possibile un confronto fra la giustizia e le forze di polizia germaniche e quelle italiane?

«Le forze di polizia italiane, ed in particolare i Carabinieri, sono all'avanguardia in Europa e nel mondo per preparazione e capacità operativa. Una testimonianza ce l'abbiamo proprio a Vicenza, ove è stato realizzato un istituto di altissimo livello in cui vengono addestrate le polizie di molti Paesi europei. Un confronto con la polizia tedesca può essere fatto non tanto fra le Istituzioni, che a parte qualche differenza normativa sono analoghe, ma fra il diverso carattere dei due popoli che si riflette negli appartenenti alla polizia».

Si parla molto di riformare l'apparato giudiziario italiano. Qual è la tua opinione in proposito?

«Ricordo che già nel 1970, quando ero stato appena destinato a comandare il Nucleo di Polizia Giudiziaria presso la Procura Generale di Trieste, si parlava tanto della necessità della urgente riforma dell'apparato giudiziario italiano e della carenza degli organici dei magistrati e dei cancellieri. Nessuno, purtroppo, in questo campo così delicato ha mai saputo trovare una valida soluzione che certamente non può, né potrà, essere politica, ma potrà essere soltanto di buon senso con il coinvolgimento di tutte le parti interessate».

È possibile, secondo la tua esperienza, una vera Giustizia nell'apparato giudiziario italiano?

«Certo che è possibile. Io ci credo fermamente».

Nei tuoi racconti i magistrati inquirenti e i giudici in generale non fanno una bella figura; molto più esemplare il comportamento dei Carabinieri, del Luogotenente Marco Serrante, Comandante del Nucleo Operativo di Vicenza, e dell'avv. Gaetano Cristafi, che, pur impegnati su due fronti diversi, con le loro idee e le relative azioni, riescono alla fine vincenti anche sul piano morale. In che modo riflettono il tuo pensiero?

«Nei miei racconti ho voluto evidenziare come il rapporto leale e collaborativo fra parti in causa, anche avversarie, fa onore alla Giustizia. E ciò sono convinto che avvenga tutti i giorni in tutti i nostri Tribunali d'Italia fra le persone; e cioè fra magistrati, polizia, carabinieri, guardie di finanza, polizia municipale ed altre polizie, avvocati, cancellieri e comunque fra tutte le persone di buon senso anche e soprattutto fra parti avversarie. Io ne posso dare una personale testimonianza in riferimento ai miei quasi trent'anni di servizio trascorsi nell'Arma. Purtroppo, specie in questi ultimi anni, abbiamo dovuto assistere al protagonismo di certi giudici che hanno abusato dei propri poteri per ambizioni esclusivamente personali». 

Nel terzo e quarto racconto riemerge il tuo legame con i problemi della Società Autostrada Brescia, Verona, Vicenza e Padova, in particolare con la costruzione della Valdastico Sud. Che ricordo ne conservi?

«Dei quasi vent'anni trascorsi, dopo il congedo anticipato dall'Arma, quale Dirigente della Società Autostrada Brescia-Padova, conservo un ricordo altamente positivo soprattutto per aver vissuto in prima persona le brutte vicende di "tangentopoli" dei primi anni '90 che portarono all'arresto di due presidenti della stessa società e per aver contribuito poi in maniera determinante a ristabilire nell'ambito della Società una certa e rigorosa linea di assoluta legalità, specie nelle procedure di affidamento degli appalti». 

Anche se nella Prefazione si afferma che "i fatti raccontati sono di pura fantasia non avendo riferimento alcuno ad avvenimenti veramente accaduti, così come di pura fantasia sono i nomi dei personaggi descritti", in tutte le pagine di questa antologia, a mio giudizio, è molto presente l'autobiografismo che potrebbe essere anche il filo conduttore di tutte e tre le tue pubblicazioni. Quest'ultima come si colloca rispetto alle precedenti, Il Mal d'Arma e Misteri e leggende di Sicilia, fra mitologia, storia e cronaca?

«Mentre "Il Mal d'Arma" è un racconto dichiaratamente autobiografico, "Misteri e leggende di Sicilia" vuole essere un omaggio alla mia terra d'origine, in cui viene evidenziato l'enorme patrimonio di storia, di cultura e di fascino che caratterizza la Sicilia». 

A proposito di Sicilia, il primo racconto, Giustizia imperfetta, mi ricorda molto Pirandello (Marta, protagonista del romanzo L'Esclusa è forse l'esempio più evidente del rapporto contraddittorio tra innocenza e colpevolezza). È proprio così anche per te?

«Sì, è vero. Pirandello è nel mio animo fin dall'infanzia».

Il tuo pensionamento si sta rivelando molto fecondo dal punto di vista editoriale; ci sono altre pubblicazioni in vista?

«Sì, sto lavorando ad un "amarcord" degli anni che furono: "I vecchi, una volta, avevano cinquant'anni"».

 

nr. 27 anno XV del 17 luglio 2010

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