NR. 08 anno XXIX DEL 27 LUGLIO 2024
la domenica di vicenza
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Il tocco magico di una Londra del tutto inedita

Dopo la memorabile edizione dei libri sui Colli Berici, Claudio Portinari torna con un volume di fotografie messe ora in mostra alla Galleria Do Rode - Ispirazione e maestria, sensibilità e delicatezza, ma anche un formidabile bagaglio tecnico che copre tutte le fasi fino allo sviluppo

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Il tocco magico di una Londra del tutto inedita

(g. ar.) - C'è qualcosa di magico nella capacità di filtrare con un solo colpo d'occhio una veduta o un orizzonte trasformando tutto in segni, in immagini colorate o no, in una parola: comunicazione. Secondo i canoni universalmente accettati fare arte visiva significa soprattutto analizzare e interpretare. Che poi la definizione arrivi dall'utilizzo di un materiale anziché un altro non ha molto rilievo, perlomeno non decisivo. La verità è che questa capacità analitico/interpretativa appartiene a pochi, e che ancora più complicato è alla fine il trasferimento dalla sensibilità dell'artista a quella dell'osservatore. Qui parliamo di Claudio Portinari, leoniceno, autore di libri con stupende fotografie che innalzano l'immagine a un'icona in piena regola: chi ha visto i volumi di Portinari dedicati ai Colli Berici, quel lavoro introdotto e strabenedetto da Virgilio Scapin, si rende conto molto bene di che cosa parliamo quando ci riferiamo ad un'interpretazione chiave di una realtà paesaggistica della quale si potrebbero dare magari una dozzina di analisi tutte credibili e che però sembrano decollare davvero soltanto in quelle fotografie, con quella speciale lettura. Claudio Portinari sta esponendo alla Galleria Do Rode -il riferimento a Scapin è quindi tutt'altro che occasionale- con una serie di immagini raccolte nel suo nuovo libro. Questa volta si parla di Londra e lo spettro filtrante è quello della pioggia: prima, durante e dopo. In tre giorni o poco più di visita alla capitale inglese, Portinari torna a casa con immagini esaurienti, le raccoglie, le filtra attraverso una scelta particolarmente accurata, ne vaglia sfumature e luci e alla fine passa all'edizione del libro. Un lavoro lungo ed impegnativo che oggi descrive con evidente soddisfazione perché racconta di come è riuscito ad impadronirsi di tutto intero quel complicato ciclo che separa il primo scatto dalla prima stampa e dal primo ingrandimento; affinare la propria tecnica fino a raggiungere la completa autosufficienza anche del procedimento tecnico e di definizione regala naturalmente a questo artista che parla attraverso la fotografia una consapevolezza dietro cui non si nasconde affatto. Un bel lavoro, bellissime luci, fantastici chiaroscuri: la mostra chiuderà il 10 settembre. Tutto il tempo per godersela, come numerosi visitatori hanno già cominciato a fare.

 

Ma la prova generale è stata con la pioggia di Lonigo

 

"On tuesday 1st June, in London, it was raining": il titolo della mostra che raccoglie le fotografie di Portinari è già come un progetto artistico in piena regola, con la ipotesi, l'indicazione del percorso e alla fine la tesi. Trovarsi lì, quel giorno, e tirar fuori dalle occasioni offerte da una giornata di pioggia un lavoro artistico in piena regola. È infatti un notevole reportage nel quale l'artista leoniceno ritrae situazioni colte nella capitale britannica in un determinato momento del tempo recente, ricavandone suggestioni affidate poi a una elaborazione grafica e coloristica di ispirazione pittorica.

Il particolare forse più curioso è che questa incursione in mezzo alle piogge tardo primaverili di Londra è stata preceduta da una specie di saggio, una prova generale. Ma con obiettivo il panorama molto più familiare di Lonigo, cioè la casa di Portinari. Oggi racconta che una Lonigo sotto la pioggia gli ha fornito qualche tempo prima di decidere per il viaggio a Londra quello spunto che poi ha prodotto tutto il resto: «Questa realtà che conosco così bene è stata proprio nella sua semplicità e anche nella sua bellezza quella che mi serviva per interpretare un clima di pioggia, i riflessi e le luci; solo dopo, guardando quelle fotografie di Lonigo mi sono deciso a provarci con Londra. Inutile dire che i soggetti possibili carichi di altrettanto fascino abbondano. Berlino, Parigi, Praga... vedremo. Intanto sono soddisfatto per questo ultimo lavoro». Una soddisfazione, va sottolineato, che si approfondisce per addirittura esplodere quando Portinari racconta di come è riuscito a coprire anche dal punto di vista della tecnologia tutto il procedimento del lavoro fotografico rendendosi così assolutamente autosufficiente anche per quel che riguarda quella fase delicatissima in cui ritoccare a piacimento un'immagine può voler dire innalzarne il significato artistico sino al massimo grado di rendimento per chi ne osserva le caratteristiche dall'esterno.

Antonio Stefani, che di Portinari è da sempre un grande estimatore, scrive in una sua nota sul Giornale di Vicenza di «situazioni colte nella capitale britannica in un determinato momento del tempo recente, suggestioni affidate poi a una elaborazione grafica e coloristica di ispirazione pittorica. Il fecondo contrasto visivo nasce, appunto, tra la situazione - la fine d'un giorno qualunque in una grande città - e la sua trasfigurazione cromatica. Il crepuscolo -annota l'autore - cede il passo alle luci di lampade e neon. L'asfalto bagnato è uno specchio che riflette la casualità degli eventi, producendo una dimensionalità visiva singolare. I blackCabs e i double decker scorrono veloci, frenano, girano, producendo lunghe scie fantasiose e stemperate. Sagome di persone si spostano, si muovono, s'incrociano e si fanno così irresistibile "fonte di emozione"».

 

nr. 30 anno XV del 28 agosto 2010

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