NR. 08 anno XXIX DEL 27 LUGLIO 2024
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Dove sono finiti i grandi autori greci?

Nella programmazione del ciclo dei “classici” c’è solo l’Oreste di Euripide. Non è colpa delle finanze comunali, ma del rapporto con il Teatro del Veneto. Perché non riaffidare l’organizzazione all’Accademia Olimpica? Risponde il presidente Bandini

di Giuseppe Brugnoli

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Dove sono finiti i grandi autori greci?

Manca meno di un mese all'inaugurazione del sessantatreesimo ciclo di spettacoli classici al Teatro Olimpico e sarebbe di cattivo gusto fare una critica preventiva ai tre spettacoli in cartellone, ma non si può non rilevare come, anche e forse soprattutto per le difficoltà di carattere finanziario che affliggono tutti i Comuni d'Italia, tra cui anche il Comune di Vicenza che da qualche decina d'anni organizza e sorregge la stagione di spettacoli, si sia un po' perduta la tradizione che parte da molto lontano, da quando il teatro palladiano fu inaugurato il 5 marzo 1585 con la memorabile presentazione dell'"Edipo Re" di Sofocle. Da allora, pur tra alterne vicende, la stagione degli spettacoli classici all'Olimpico era impostata sulla presentazione di una o più tragedie della grande tradizione della Grecia classica, in una possibilmente originale, ma comunque di grande spessore, traduzione italiana delle opere fondamentali di Eschilo, Sofocle ed Euripide. Oggi, una sola opera di uno dei tre grandi autori greci è presente, l'Oreste di Euripide, ma nella presentazione del Teatro Nazionale greco, indubbiamente alta da un punto di vista "archeologico", ma certamente difficile per un pubblico italiano, perché nella traduzione in greco moderno, pur con sottotitoli in italiano. Le altre due opere sono la rilettura moderna non di un dramma antico, come afferma il comunicato stampa ufficiale del Comune di Vicenza, ma di un difficilissimo e arduo dramma modernissimo, l'"Erodiade" di Giovanni Testori, imperniato su un solo pur grande interprete, ed un "pastiche" ideato e realizzato con un solista jazz e una giovane partner dal grande attore non nuovo a queste performances, Giorgio Albertazzi, che porta in scena personaggi shakespeariani.

Il problema, tuttavia, non risiede nella capacità economica e organizzativa del Comune di Vicenza, che ha cercato come sempre di fare del suo meglio, ma nel fatto che Vicenza con i suoi spettacoli classici al teatro Olimpico è da molto tempo soltanto uno spezzone del Teatro del Veneto, e che il nuovo direttore di questo ente, Alessandro Gassman, figlio del grande Vittorio, è costretto a dividersi tra le esigenze di tutte le istituzioni teatrali che fanno capo all'organismo da lui presieduto, e che anche la Regione Veneto, dalla quale provengono i finanziamenti per l'attività in tutto il territorio regionale, risente pesantemente della stretta sugli enti locali. E così anche il ciclo di spettacoli classici all'Olimpico, una iniziativa culturale di notevole spessore che per più di mezzo secolo ha portato prestigio al teatro cinquecentesco e a tutta Vicenza, non può che essere in difficoltà.

L'unica cosa, in queste strettezze e ristrettezze, potrebbe essere il riaffidare l'ideazione e l'organizzazione del ciclo di spettacoli classici del teatro Olimpico all'Accademia Olimpica, come del resto si faceva fino a non moltissimi anni fa, seguendo una nobile tradizione centenaria che risaliva fino allo spettacolo inaugurale del famoso teatro alla fine del 1500, e lasciando al Comune di Vicenza, che del resto ne è il proprietario, la cura, pur pesante e laboriosa, del solo monumento, riconosciuto nel 1994 patrimonio dell'umanità da parte dell'Unesco, e da allora inserito tra i maggiori siti artistici e naturali del mondo.

Sottoponiamo la proposta, o meglio l'idea, all'attuale presidente dell'Accademia Olimpica, prof. Fernando Bandini, che sorprendiamo mentre è in attesa del verdetto della giuria del premio di poesia Viareggio, al quale ha concorso con sue liriche, e troviamo subito un'adesione senza riserve.

«Effettivamente - afferma Bandini - prima ancora di pensare a riportare il ciclo degli spettacoli classici all'Accademia Olimpica, bisognerebbe togliere la programmazione di settembre al nostro teatro dalla schiavitù attuale con Veneto Teatro, al quale spettano tutte le scelte e che deve pensare a tutti i teatri di propria gestione, di cui l'Olimpico è solo uno anche se uno dei più importanti. Non ho nulla contro l'attuale direttore artistico Alessandro Gassman, che si dice "particolarmente affezionato" al nostro teatro dove si è esibito con grande successo anche suo padre, ma è certo che, se fosse direttore artistico solo dell'Olimpico, e non di una pletore di teatri vecchi e nuovi con tradizioni ed esigenze diverse, potrebbe scegliere un cartellone più centrato. Il passaggio della gestione del ciclo di spettacoli classici dall'Accademia al Comune risale al sindaco Corazzin, che nella professione era alto funzionario della Banca Cattolica e che, al posto dei classici greci, di cui forse conosceva l'esistenza, ma che non apprezzava, volle impiantare all'Olimpico un festival di musiche mozartiane, che ebbe un fiasco clamoroso».

Ma precedentemente, il ciclo di spettacoli classici funzionava, con l'Accademia Olimpica?

«Funzionava egregiamente, anche perché a regolarlo c'erano fior di personaggi vicentini come l'avvocato Cappelletti presidente dell'Accademia e il professor  Dalla Pozza presidente del comitato spettacoli, che non erano soltanto fini intenditori e amatori del teatro, ma anche saggi amministratori. Ricordo il prof Dalla Pozza, direttore della Biblioteca Bertoliana, quando dal suo ufficio telefonava con il suo vocione tonante ai vari registi e attori per contattarli in vista della stagione di settembre, e dopo un paio di giorni si trovava su "Il Giornale di Vicenza" il resoconto preciso dei suoi contatti. Andava su tutte le furie e si metteva a ricercare la spia tra i suoi impiegati, ma non scoprì mai che il prof. Giulio Montenero, redattore del giornale e poi diventato direttore del Museo Revoltella a Trieste, dal colonnato del cortile carpiva facilmente tutte le telefonate del direttore dal suo ufficio al primo piano. Erano bei tempi, quelli, e all'Olimpico venivano facilmente tutti i più grandi registi e attori teatrali del momento».

E adesso, si potrebbero ripetere? Forse un'iniziativa tutta vicentina, imperniata come un tempo sull'Accademia Olimpica, potrebbe ottenere più facilmente anche l'appoggio di sponsor istituzionali o meno, come banche o privati.

«Penso che l'Olimpico continui ad avere un grande richiamo su registi e attori anche oggi, e che un'accurata programmazione e un piano promozionale adatto ai tempi di oggi, potrebbe agevolmente riempire per una lunga serie di spettacoli un teatro magnifico anche quando è vuoto, e che ha una ridotta capienza. Del resto, in un momento in cui il Comune si trova ad affrontare le difficoltà programmatiche gestionali del nuovo teatro voluto e realizzato dal sindaco Hüllweck, e che ha affrontato temi importanti come il festival della danza che proietta Vicenza a ruoli di rilievo internazionale, poca attenzione, pochi soldi soprattutto, possano essere destinati alla stagione classica all'Olimpico. Ma a Vicenza non mancano di certo cittadini amanti della loro città e del loro famoso teatro che sarebbero disposti a contribuire per realizzazioni degni della tradizione e del nome del teatro Olimpico».

 

nr. 30 anno XV del 28 agosto 2010

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