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I lavori all'Abbazia di San Agostino sono già iniziati da un po' di tempo anche se dei 350 mila euro necessari a completarli c'è per adesso la disponibilità solo di 110mila, messi a disposizione dalle Cei, «Per la cifra che manca confidiamo nella divina provvidenza». Commenta con questa battuta il parroco don Beniamino Nicolin la delicata questione dei finanziamenti pubblici o attraverso le fondazioni necessari per salvaguardare dal degrado il monumento cittadino. Dei rapporti con enti per mettere insieme i soldi si sta occupando la curia, «ma io spero - prosegue il parroco di san Agostino - che qualche generoso privato si faccia avanti e venga direttamente a suonare al campanello della mia parrocchia, per la verità auspico che anche il Comune di Vicenza faccia la sua parte, del resto, ricorda, si tratta di un monumento che non può che stare a cuore all'intera città per la sua storia e per ciò che rappresenta».
La giunta di palazzo Trissino nel maggio scorso ha approvato il progetto di restauro fatto predisporre dalla parrocchia, ma nella delibera autorizzativa ha, altresì, precisato che il peso dell'intervento sarà a totale carico della comunità religiosa di San Agostino. È l'umidità il male che affligge maggiormente l'abbazia che venne edificata a metà del 1300, l'umidità non risparmia in particolare le murature esterne, ma nemmeno gli intonaci all'interno e la stessa pavimentazione in cotto. Anche l'affiancato campanile patisce vari malanni soprattutto nelle parti lignee. Insomma nel complesso la situazione di San Agostino ha bisogno di un importante intervento di risanamento, i lavori non potevano più aspettare per questo sono stati avviati nonostante non sia ad oggi disponibile l'intera somma necessaria. Comunque, si dice in parrocchia, in qualche modo si farà. Uno o più sponsor privati mai come adesso sarebbero... benedetti.
Ma l'abbazia di San Agostino non è l'unico luogo di culto ricco di storia della città che è alla ricerca di finanziamenti per sostenere l'onere di interventi di manutenzione sempre più necessari. Un altro caso riguarda il campanile della splendida chiesa dei santi Felice e Fortunato, che non riesce più a nascondere il peso degli anni: basta una occhiata, anche da non esperti, per capire come la torre, risalente al decimo secolo, abbia bisogno dell'intervento di mani esperte per tornare all'antico splendore, ma anche solo per poter garantire una serie di lavori conservativi. Purtroppo, come sempre più spesso accade, tra la volontà e la possibilità di fare eseguire i restauri si mette di traverso la difficoltà di reperire fondi, un ostacolo che finora non è stato possibile superare nemmeno per questa struttura romanica alta 55 metri leggermente inclinata. Secondo le ultime rilevazioni si tratta di settanta centimetri, sull'asse verticale fortunatamente non tanto da pregiudicarne la stabilità. L'immagine simbolo della necessità di metter mano al campanile di san Felice è data dall'orologio dalla colorazione sempre più sbiadita; una volta era azzurro, molto simile alla tonalità da alcuni anni riportata all'originario sulla torre Bissara, ma anche dai numeri, che scandiscono le ore, che sono poco leggibili e dalle lancette che non sono più da anni quelle originali: il meccanismo, che ha fatto la storia, è conservato nel museo allestito a fianco della canonica. Ma i tesori del campanile di San Felice non sono solo quelli che si possono ammirare stando sul sagrato della chiesa, ma come svelato recentemente sul Giornale di Vicenza, anche quelli celati all'interno e che si possono vedere risalendo la scala interna della torre. Qui si possono leggere molte frasi, scritte prevalentemente con la matita da cantiere, si tratta soprattutto di testimonianze dei restauratori, ma anche dei cittadini che lì si rifugiavano durante i bombardamenti, un altro pezzo di storia della città che cerca "comprensione economica" per non andare perduto.
nr. 30 anno XV del 28 agosto 2010