NR. 08 anno XXIX DEL 27 LUGLIO 2024
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Negozi cinesi: non si vieta, si controlla

Cresce la presenza anche in centro storico di botteghe gestite da stranieri. "Il Comune - spiega l’ass. Ruggeri - non ha strumenti per regolare la tipologia degli insediamenti commerciali, ma può promuovere verifiche su servizio e prodotti offerti"

di Luca Ancetti

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Negozi cinesi: non si vieta, si controlla

«Basta con i negozi cinesi in centro storico», l'appello forte è stato rivolto al Comune di Vicenza dalla presidente delle Vetrine del Centro Anna Jannò, «per attirare turisti - ha specificato - non c'è bisogno di botteghe che vendano merce a pochi euro», per la verità, aggiungiamo noi, serve anche che in giornate di grande affluenza come l'8 settembre i negozianti, quelli italiani, tengano i negozi aperti o almeno le serrande non abbassate come invece è accaduto mercoledì anche incorso Palladio o via Cesare Battisti. «Il nostro impegno per il rilancio del centro storico, rileva l'assessore comunale Tommaso Ruggeri, è sotto gli occhi di tutti e parte dalla riqualificazione di piazze e vie, uno sforzo economico messo in campo dall'amministrazione che si è concentrata poi anche sull'arredo urbano e sul sostegno alle più disparate iniziative culturali. Sul versante della presenza commerciale il Comune non dispone di strumenti per negare l'insediamento ad una persona per il solo fatto che si tratta di un commerciante che ha passaporto straniero. Il vero problema a Vicenza, in particolare ovviamente nella zona del centro storico, ho impressione che sia il livello degli affitti, che a mio avviso risulta essere troppo alto rispetto alle attuali condizioni di mercato. La conseguenza è che i proprietari dei locali preferiscono lasciare i locali chiusi o, senza minimamente prendere in considerazione la tipicità delle future botteghe, accettare le offerte di commercianti cinesi, che molto spesso non fanno un problema di soldi».

«Sulla presenza di attività commerciali e di locali pubblici, gestiti da stranieri, ho chiesto agli uffici dell'assessorato di fare un attento monitoraggio per capire la vera dimensione del fenomeno. Voglio avere una mappa sulla densità degli insediamenti nelle varie zone della città, ma capire non solo quanti sono, ma anche di che tipologia di commercio si occupano. Non vorrei che in qualche caso la situazione "invasione straniera" fosse ingigantita e non corrispondesse alla realtà, come nel caso degli acconciatori-estetisti, visto che in città sono 800 gli artigiani attivi e 4 sono le botteghe cinesi, pari all'0,5%. Comunque su questo fenomeno, continua l'assessore Ruggeri, il Comune si è già attivato muovendosi su due fronti: prima di tutto verificare, grazie al lavoro della Guardia di Finanza, la lecita provenienza dei capitali utilizzati per acquistare o affittare i locali, e poi promuovere attraverso la polizia locale e in collaborazione con l'Ulss, controlli sui prodotti utilizzati, sulla merce venduta e sul trattamento del personale impiegato, ma questo tipo di attenzione interesserà non solo i negozi gestiti da cinesi, ma tutti quegli esercizi che non sembrano rispettare le regole. Altro come amministrazione non possiamo fare, anch'io da cittadino mi chiedo come alcuni commercianti nei cui negozi si vendono solo articoli a prezzi molto, molto bassi possano reggere il peso di certi affitti, ma ciò che mi preme, come assessore, è insistere sulle verifiche anche, se non prima di tutto, a garanzia dei cittadini-clienti. L'altro aspetto su cui intendo lavorare, sempre in tema di rilancio del centro storico, è, conclude l'assessore Ruggeri, tentare di convincere i titolari dei negozi chiusi a mantenere un decoro anche quando ci sono le serrande abbassate per non evitare che si crei un danno sull'attrattiva di quelle strade dove la "desertificazione" commerciale sta emergendo, quella sì, come un problema».

nr. 32 anno XV dell'11 settembre 2010

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