NR. 08 anno XXIX DEL 27 LUGLIO 2024
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Mantoan mostra la strada alla sanità veneta

Il neo segretario regionale ha indicato le priorità per poter mantenere una assistenza di eccellenza. Ha indicato come modello l’Ulss di Thiene

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Mantoan mostra la strada alla sanità veneta

Il primo problema della sanità veneta da affrontare è la forbice sempre più larga tra fabbisogno della spesa sanitaria e risorse finanziarie. Il secondo è la revisione della programmazione, ospedaliera e territoriale, che gli accordi tra Stato e Regioni impongono di portare a termine entro il 2011. Ha viaggiato su questi due binari il primo incontro ufficiale del nuovo segretario regionale alla sanità il vicentino Domenico Mantoan con la commissione Sanità del Consiglio regionale del Veneto, presieduta da Leonardo Padrin (PdL).

«La spesa sociosanitaria nel Veneto mostra un trend di crescita attorno al 4 per cento annuo - ha spiegato il neosegretario - mentre l'incremento delle risorse trasferiteci dal fondo nazionale si aggira sul 2 per cento annuo. Spetta a noi colmare il divario trovando risorse a casa nostra per riuscire a garantire l'efficienza del sistema». Mantoan ha prospettato anche come, indicando nel riparto e nel nuovo piano regionale sociosanitario i due strumenti di lavoro. Per il nuovo massimo dirigente della sanità veneta «il riparto del fondo regionale sanitario in futuro dovrà avvenire sulla base di costi standard regionali, e non più sulla base della spesa storica come è avvenuto sino ad oggi».

Quanto al nuovo piano sociosanitario, invocato ormai da un decennio, Mantoan ha auspicato che la nuova programmazione vada di pari passo alla revisione delle schede ospedaliere sulla base degli obiettivi imposti dagli ultimi accordi tra Stato e Regioni in materia di sanità. Che sono - ha spiegato - «ridurre i posti letto ospedalieri a 3,2 ogni mille abitanti, più uno 0,6 riservato alla riabilitazione e alle strutture intermedie; contenere il tasso di ricoveri entro la soglia dei 130-140 ogni mille abitanti». «Se ai due poli di eccellenza di Padova e Verona andrà riconosciuto qualche posto letto in più in considerazione delle alte specialità che lì sono concentrate - ha spiegato Mantoan - ciò significa che nelle Ulss più periferiche la media dei posti letto dovrà scendere sotto il 3 per mille». «Oggi sono poche le Ulss venete vicine ai livelli ottimali - ha aggiunto - ma se riusciremo a impostare e a realizzare un modello di cure primarie nel territorio, prendendo a esempio le migliori esperienze europee che mettono in rete medici e pediatri di famiglia e strutture intermedie, potremo facilmente contenere il numero di ricoveri ospedalieri e rientrare nei parametri richiesti. Del resto - ha precisato - è quanto già sperimentano le Ulss di Thiene e di Pieve di Soligo dove tale modello organizzativo sta producendo risultati straordinari».

Per Mantoan «il Veneto oggi dispone di uno dei migliori sistemi sanitari al mondo, che garantisce altissima efficienza (cioè speranze di vita) a bassissimi costi». Ma per continuare a garantire questa efficienza deve aggiornare il proprio modello. «Io faccio il tecnico, siete voi politici a scegliere il modello - ha chiarito il segretario - ma in base alla mia esperienza di tecnico vi posso dire che se volete mantenere un sistema sanitario fortemente integrato con il sociale, questo modello è incompatibile con l'organizzazione delle Ulss su base provinciale. Per continuare a competere con le migliori sanità europee la strada è una sola: pochi ospedali per acuti in rete tra loro (non tutti i presidi devono offrire tutte le prestazioni), collegati da un sistema per le urgenze/emergenze di straordinaria efficienza, ai quali si affianchi un sistema di cure primarie, costituito da unità territoriali di assistenza e da strutture intermedie».

nr. 33 anno XV del 18 settembre 2010

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