NR. 08 anno XXIX DEL 27 LUGLIO 2024
la domenica di vicenza
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Primo premio di Calabria e Basilicata per la poetessa Bertizzolo di Bassano

Lo ha vinto con il romanzo inedito “Figlio di Mercurio”, che è stato presentato in un incontro culturale organizzato da il “Musagete” nella sala consiliare del comune della città del Grappa

di Gianni Giolo
giolo.giovanni@tiscali.it

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Primo premio di Calabria e Basilicata per la poete

"Poesia ad alta voce" è il tema dell'incontro culturale con la poetessa di Bassano del Grappa, Gabriella Bertizzolo, svoltosi nella sala consiliare del Comune, organizzato da "Il Musagete", con sede in Francavilla Marittima, di cui è presidente Bonifacio Vincenzi. Ha aperto i lavori Filomena Bloise, interpretando "Labirinto" una poesia dell'autrice, presente in sala. Mariagrazia Scarnecchia, filosofa e psicologa, nel ruolo di coordinatrice, ha tracciato un profilo dettagliato della poetessa protagonista della serata. Di Gabriella Bertizzolo, docente di Lettere, è uscita fuori una figura di donna poliedrica, dai mille è più svariati interessi. Giornalista freelance, esperta di cinematografia e di fotografia, studiosa di psicoanalisi, poetessa, scrittrice. Attualmente sta scrivendo nuovi racconti sul disagio adolescenziale.

«Un carissimo amico, insigne poeta, osservava che le mie parole sembrano delle stilettate e mi consigliava di ammorbidirle...», ha esordito la poetessa, rispondendo alle domande di Mariagrazia Scarnecchia, che commentava il titolo dell'incontro, appunto "Poesia ad alta voce". L'autrice ha raccontato che nella sua poesia l'acustico è dominante e nasce dal fatto che la sua infanzia è legata alla vita con i nonni materni dai quali ha acquisito un forte senso estetico, ma al contempo forti veti in un contesto stridente di sacro e profano. Se la nonna non le permetteva di parlare il dialetto, la madre invece ne faceva la prima lingua. Il nonno dipingeva nel suo atelier le modelle e la nonna nascondeva le tele con i nudi "peccaminosi"... Uno iato, una spaccatura (oltre a quella più lacerante della lontananza dal padre) che nella fanciulla sensibile e reattiva hanno sviluppato un'ansia permanente, ma che lo scrivere, inteso come terapia dell'anima, ha medicato facendole nuovamente apprezzare i sapori della vita e della libertà conquistata attraverso gli studi e la conoscenza, anche di se stessa.

Gabriella Bertizzolo con il romanzo "Figlio di Mercurio" è risultata prima classificata nella Sezione Opera Inedita alla prima edizione del Premio Letterario Nazionale di Calabria e Basilicata la cui manifestazione si è svolta lo scorso mese di agosto sul lungomare di Trebisacce. Uno spazio della serata è stato dedicato alla consegna ufficiale del premio, di cui questa è la motivazione: «L'analisi puntuale dei temi e dei personaggi, l'utilizzo di una tecnica narrativa chiara e coinvolgente, l'intensità di alcuni momenti psicologici nella cinica rappresentazione di un'umanità per certi aspetti alienata, rendono questo romanzo di Gabriella Bertizzolo avvincente e significativo».

Tu sei passata dalla poesia alla prosa. In genere capita il contrario. Quanto dei temi della poesia sono passati nella prosa del tuo romanzo inedito "Figlio di Mercurio"? 

«Tutti, dato che sia nella poesia che nel romanzo (e nella decina di racconti pubblicati in antologie di premi letterari) parlo di vita e morte, eros e angoscia, solitudine e delirio di onnipotenza, vuoto esistenziale e sublimazione».

Ci vuoi raccontare in sintesi la trama del racconto?

«Un arcano, insondabile legame unisce Davide, un ragazzo affetto da un grave disturbo bipolare ai bizzarri umori del Po che negli anni Cinquanta ha allagato la casa dei nonni paterni, poi trasferitisi a Ferrara. Nel cuore della città estense fra il 1990 e il 1997 il protagonista, oppresso da una gran voglia di erudizione e un'altrettanta voglia sessuale placata solo negli incontri mercenari (unico sfogo sessuale dopo le delusioni adolescenziali), fa la spola tra il reparto di Psichiatria dell'Arcispedale (dove c'è Gavino, un paranoide col quale consolida una forte amicizia, tanto che solo a lui confiderà la sua decisione estrema) e l'abitazione a Francolino, all'estremo confine con il Veneto dove la madre, proveniente da un paesino della Calabria, gli ripete che aveva cercato di non farlo nascere. Il padre, un fattorino postale, più sensibile alle problematiche del figlio, è però impotente e succube della moglie. Il fratello minore di Davide in alcune occasioni conforta il protagonista, mentre la sorella, già intrappolata in una squallida situazione personale, dovrà subirne gli assalti maniacali. Psicofarmaci, incubi, sesso a pagamento, episodi maniacali, terribili depressioni, ricoveri spontanei e coatti uniti a un'intelligenza fervida, ad una grande passione per lo studio e a uno straordinario senso dell'ironia riescono a rendere sopportabile e unica la vita del protagonista... Il casuale incontro con Floriana, bellissima, sensuale e nevrotica, lo arrende all'amor,e ma gli accende una stritolante gelosia verso lo strizzacervelli di quest'ultima... Davide verrà internato due anni in un Ospedale Psichiatrico Giudiziario. Uscito, quasi completamente riabilitato, dopo un periodo di gravi amnesie, un po' alla volta riacquista la memoria... si ricorderà dei genitori, del fratello, della sorella, dell'adorata nonna Orsina, di terapeuti e amici, ma non della donna di cui si era innamorato e che lui è convinto di avere solo baciato. Un giorno, mentre è seduto al parco, un accidentale colpo di pallone ...».

La tua poesia è fatta di sintesi fulminee o di stilettate come ha detto qualcuno. La prosa però richiede una forma più distesa e lineare. Come riesci a conciliare i due stili opposti?

«Non credo che sia necessaria una "conciliazione", piuttosto una giustapposizione. Comunque la peculiarità stessa del romanzo mi ha aiutato in questo senso e lo stratagemma del diario che è il co-protagonista della storia».

Tu hai detto che la tua formazione culturale è nata nell'ambiente dei nonni materni che ti hanno comunicato un forte senso estetico (nonno veneto pittore) e forti divieti (nonna marchigiana) in un contrasto stridente di sacro e profano. Queste contraddizioni come si risolvono nel romanzo?

«Non si risolvono affatto -o meglio - coesistono, costituendo il sale della storia, tutta sviluppata tra alti e bassi, sublimazioni linguistico-ascetiche e sprofondamenti nella carne e nel turpiloquio».

Come hai proceduto alla stesura del romanzo?

«Alla stesura di questo romanzo ho lavorato molti anni: ho dovuto documentarmi sulla particolare patologia del protagonista (che peraltro mi ha sempre affascinato) consultando manuali di psichiatria e psichiatri, ho intrecciato alcuni fatti realmente accaduti in località e periodi diversi, ad altri frutto della mia immaginazione. Inoltre mi sono documentata sulla toponomastica di Ferrara (una città che amo molto). Infine ho avuto la fortuna di conoscere un ex colonnello calabrese che ha tradotto nel suo idioma alcune battute della storia ed una signora di Ferrara che ha fatto altrettanto per altre frasi pronunciate dal padre del protagonista».

 

nr. 43 anno XV anno XV del 27 novembre 2010

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