NR. 08 anno XXIX DEL 27 LUGLIO 2024
la domenica di vicenza
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Benvenuti al magazzino alluvionati

Una giornata nel capannone di via Leopardi a Caldogno dove l’aiuto ha la forma di un attaccapanni o di un comodino

di Pietro Omerini Zanella
pedro-zanna@hotmail.it

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Benvenuti al magazzino alluvionati

Cessata la pioggia, ora che il fiume è tornato a scorrere lungo il suo corso, distante dalle strade e dalle case, Caldogno prova a ripartire.

Quel che resta dell'alluvione, oltre ai danni e alla paura, è la consapevolezza di una comunità che passo dopo passo si rimette in moto, provando, anche grazie alla solidarietà dei più, a riagguantare quanto il fiume le tolto. Punto di riferimento, in questo percorso di ricostruzione, il magazzino di via Leopardi a Caldogno dove gli uomini della cooperativa Job Mosaico distribuiscono materiale vario alle famiglie colpite dall'alluvione. Aperto anche la Domenica pomeriggio, per informazioni su orari e modalità di utilizzo il numero è 3280098354, il magazzino per gli alluvionati è una delle forme d'aiuto immediato fornite, in attesa di fondi e risarcimenti, dall'amministrazione comunale verso le persone danneggiate dall'esondazione.

Un mercatino dell'antiquariato in cui non si contratta e dove non servono soldi, basta il foglio del comune che attesta lo stato di necessità, e un po' di pazienza. A forze di cercare, magari accontentandosi, si può trovare quanto si cerca, o almeno qualcosa che ci assomigli.

«Abbiamo un po' di tutto - piega Eros Stimamiglio, uno dei gestori del magazzino - letti, materassi, televisioni mobili vari, lavatrici... La maggior parte delle cose sono donazioni di famiglie, ma c'è anche qualche fabbrica o qualche negozio che ci porta i fondi di magazzino. Si fa qual che si pu', ovviamente molte di queste cose sono solo un inizio, oggetti che magari vanno bene nell'emergenza e che poi, col tempo, andranno sostituiti. In molti non lo capiscono e vogliono solo oggetti nuovi, ma il punto è che qui si riceve un aiuto».

La paura per quanto accaduto il 1 novembre è ancora negli occhi e nei racconti di quanti frequentano il magazzino alla ricerca di un frigorifero o di un divano, consapevoli che comunque sia andata, ora bisogna andare avanti.

«Io e mia moglie cerchiamo una lavatrice- raccontano i coniugi Dalle Rive la sera dell'alluvione siamo rimasti bloccati al secondo piano di casa nostra, nello scantinato e al primo piano c'era l'acqua. Abbiamo perso molti mobili, ed è difficile quantificare i danni. Le porte di legno erano così sformate dall'acqua che non si chiudevano più, solo per aggiustare il cancello elettrico abbiamo speso ottocento euro ed è tutto così. Se almeno ci avessero avvertito, avremmo spostato qualcosa e allo stesso modo avrebbero fatto i nostri vicini. Comunque, il peggio è passato».

La speranza non ha abbandonato gli alluvionati, ma i giorni della ricostruzione, di una ritrovata normalità, sono anche carichi di tutti quei "e Se" che tormentano le menti di chi, il primo novembre, assisteva attonito alla brutalità di un fiume considerato, fino a poco tempo prima, un placido amico.

Tra le mura del magazzino di via Leopardi, i mille perché, la ricerca di una verità certa che possa spiegare quanto accaduto, rimbalzano di bocca in bocca. Un unico bisbiglio che ai ricordi del fango unisce la ricerca, infruttuosa, di una ragione per quanto accaduto. Sono in molti, infatti, a non  accontentarsi della spiegazione leopardiana di una natura madre e matrigna che dopo aver regalato ad una terra ancora in parte contadina, ha deciso di togliere con le esondazioni dei primi di novembre.

«Ora si ricostruisce, ma qualcuno, prima o poi, dovrà capire bene cosa è accaduto. Noi qui abbiamo sentito molte voci, e ora va bene aiutarsi, ma qualcosa si dovrà pur imparare da quanto e successo». Esclama una signora uscendo dal cortile del magazzino.

In attesa di risposte, che forse non arriveranno mai, la macchina degli aiuti, dopo i volontari, non si ferma.

Il via vai, nel magazzino, è continuo. C'è chi recupera un attaccapanni o un comodino e chi invece scarica l'auto con del nuovo mobilio.

Niente camion, ma molte macchine con i bagagliai pieni, perché sia le donazioni, che il recupero dei nuovi mobili avviene con i mezzi dei singoli. Non sono, infatti, disponibili furgoni per il ritiro o la consegna degli aiuti.

Un problema non da poco, che, in qualche misura, limita la portata dell'iniziativa, ma ancora una volta, si fa quanto si può.

 

nr. 44 anno XV del 4 dicembre 2010

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