NR. 08 anno XXIX DEL 27 LUGLIO 2024
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Il Cisa si “lancia” su Bembo

Per il Centro internazionale è già iniziato il dopo Palladio 500, il Cisa è sempre più un organizzatore di eventi su commissione. Nel 2012 a Padova allestire una grande mostra su Pietro Bembo

di Giuseppe Brugnoli

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Palladio Istambul

Che le celebrazioni dell'anno in cui Istanbul è stata capitale europea della cultura per il 2010 siano concluse dalla grande mostra dei modelli lignei delle opere del Palladio, che dopo Londra, Washington e Madrid è stata inaugurata il 29 novembre anche nella capitale turca, nel "cultural center" Tophane Amir, non è un evento occasionale, ma si inserisce in un preciso programma di interventi culturali che, sulla scia dell'anno palladiano da poco concluso, vede attivamente impegnati la presidenza e la direzione del CISA, il Centro internazionale di studi di architettura Andrea Palladio, il maggiore ente culturale vicentino che, dopo i grandi successi a livello internazionale della sua mostra di disegni palladiani, sta incrementando la sua presenza e le sue iniziative a livello mondiale. Ufficializzata proprio ad Istanbul, negli incontri che il vicepresidente e assessore alla cultura della Regione Veneto Marino Zorzato ha avuto con rappresentanti di importanti enti culturali europei e con l'ambasciatore italiano in Turchia, nell'occasione della mostra palladiana, la proposta della candidatura di Venezia e del Nordest a capitale europea della cultura per il 2019. Una proposta che ha avuto immediato seguito con la costituzione, in una riunione appositamente convocata dal presidente della Regione Veneto Luca Zaia al Museo Correr di Venezia, di un Comitato fondatore che vede la partecipazione, con il Comune di Venezia, della Regione Veneto, della Regione autonoma Friuli Venezia Giulia, delle Province autonome di Trento e Bolzano e della Provincia di Venezia, ma che è in attesa di altre adesioni, perché, come ha detto Zaia firmando il documento costitutivo, «faremo squadra e speriamo di avere tutti al nostro fianco», mentre l'assessore Zorzato ha rilevato, riferendo dei suoi importanti incontri ad Istanbul, che «la proposta di candidare Venezia per il 2019 sta già suscitando grande interesse sul piano internazionale».

In questo quadro, che chiede la partecipazione di tutte le realtà culturali per un progetto complessivo e innovativo riguardante un Nordest aperto al mondo e dal quale si attende un grande ritorno identitario, si inserisce a buon diritto anche il Centro Palladio di Vicenza, che sta già per conto suo programmando alcune iniziative di notevole livello in ambito internazionale, come una nuova esposizione su palladio a New York, una mostra ad Amsterdam sul grande architetto successore del Palladio Vincenzo Scamozzi, di cui insigni opere sono nella capitale olandese, e soprattutto una mostra dedicata a Pietro Bembo a Padova, che sarà aperta nel 2012 e che si realizza con la collaborazione della Cariparo, la Cassa di risparmio di Padova e Rovigo.

Parlare di una mostra, se pure accompagnata da convegni e incontri di studio, su Pietro Bembo, che pochi conoscono, incasellandolo soprattutto tra quei letterati umanisti e rinascimentali che si interessarono di questioni attinenti alla lingua, sembra offrire scarsi appigli per una iniziativa che, nell'ideazione dei suoi promotori, in primis il direttore del CISA prof. Guido Beltamini, dovrebbe costituire non solo per Padova e il Veneto, ma per un milieu culturale nazionale e internazionale, un evento da ricordare. Pietro Bembo oggi è noto quasi esclusivamente ad un ristretto gruppo di specialisti per le sue "Prose della volgar lingua" che costituiscono certamente una pietra miliare negli studi di italianistica, e forse anche per "Gli asolani", l'altra sua opera di un qualche rilievo filologico, costituita da un dialogo in tre libri contenente conversazioni d'amore tra gentiluomini e gentildonne agli inizi del 1500. Ma un interesse di carattere non specificatamente letterario l'operetta del Bembo può avere suscitato anche il fatto che essa è dedicata a Lucrezia Borgia, personaggio che ha mantenuto la sua fama nel tempo, e che i dialoghi figurano ambientati ad Asolo nella villa di Caterina Cornaro, la famosa "regina di Cipro" di cui non si è perduta la memoria e la leggenda. Ma, al di là di queste conoscenze femminili che ai suoi tempi sembravano disdicevoli, e fecero nascere qualche gustoso gossip, per un personaggio che era intrinseco del Papa e che finì la sua esistenza in tarda età vestito con il mantello rosso di cardinale, tutta la vita di Pietro Bembo costituisce una vicenda narrabilissima, da paragonare soltanto a quella del suo contemporaneo e sodale Pietro Aretino, che proprio a Venezia ebbe con il Bembo un sodalizio fatto di accordi e contrasti. Una vita in cui il Bembo fu al centro di circoli letterari, scientifici e artistici che coinvolsero i personaggi più insigni e più illuminati del suo tempo.

Pietro Bembo presiedette per lungo tempo il circolo degli umanisti veneziani fondato a Palazzo Cornaro dal nobile veneziano Alvise Cornaro, e alla cui piccola corte in cui regnava da esule la celebre Caterina regina di Cipro erano presenti non solo il Palladio, che tuttavia non ne era tra i più assidui, ma anche un altro architetto veneto, il veronese Giovanni Maria Falconetto, che anzi realizzò nella corte Cornaro su ispirazione del Bembo una costruzione di archi con ponticelli in cui erano ospitate casupole e osterie e in cui rappresentò molte delle sue opere, spesso per la prima volta, Angelo Beolco detto il Ruzante, il grande autore comico, ma anche drammatico che fu riscoperto nel secolo scorso dal regista Gianfranco De Bosio il quale ne presentò le opere maggiori come "La Moscheta", "Bilora", "La Betìa", con un recupero filologico che si avvicina a quello condotto dal Bembo, in Italia e all'estero. Ma il Bembo, che fu maestro della letteratura volgare alle corti principesche di Ferrara e di Urbino, dove conobbe Lucrezia Borgia, e quindi fu segretario del Papa Leone X, e quindi, dopo il ritorno a Venezia dove ebbe incarichi diplomatici e di storico dal senato della Repubblica Veneta, prima di tornare a Roma perché nominato cardinale da Papa Paolo III, fu anche membro illustre di accademie e di conventicole di letterati e artisti, tra cui dell'Accademia degli Infiammati che si ispirava alle teorie cosmogoniche e materalistiche del mantovano Pomponazzi, e in cui ebbe amico l'umanista bassanese Lazzaro Bonamico, autore di uno studio in volgare sulla lingua latina, dell'Aretino con il quale discusse di scenografie da realizzare per un altro commediografo, oggi pressoché dimenticato, il veneziano Andrea Calmo, e fu sodale dei pittori Doni e Tintoretto.

È tutto un grande, fervido e pieno di iniziative, mondo culturale, quello che ruotava intorno a Pietro Bembo, esponente di una civiltà veneta che può a buon diritto essere richiamata per dare le premesse di un "anno della cultura" in cui non solo Venezia, ma tutto il territorio che vi gravita, può essere capitale europea.

 

nr. 45 anno XV dell'11 dicembre 2010

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