Viso energico, illuminato da un sorriso contagioso, il sergente Salvatore Giunta ha più l'aria di un simpatico studente che quella di un eroe di guerra. Ma, per gli Stati Uniti d'America, il 25enne parà della 173esima brigata aviotrasportata di stanza alla Caserma Ederle, è proprio questo: il sergente Giunta è infatti il primo militare dai tempi del Vietnam cui sia stata conferita, da vivo, la medaglia al valore, per atti di eroismo sul campo, nello specifico, quello arido dell'Afghanistan.
«Un onore così grande, che neanche riesco ad esprimerlo», racconta ai giornalisti vicentini Salvatore, accompagnato dalla moglie Jennifer, come lui originaria dell'Iowa, ma incontrata a Vicenza; un motivo in più per chiamare la nostra città "casa".
Un nome, il suo, che tradisce chiare origini italiane, siciliane sottolinea con orgoglio il 25enne, che ripercorre le emozioni provate nel ricevere, da una telefonata con il presidente Obama in persona, la notizia del prestigioso riconoscimento: «Mi sono sentito insieme eccitato, nervoso, felice, preoccupato, ma soprattutto consapevole di che cosa questa medaglia rappresenta: un riconoscimento al lavoro di tutte le forze militari, senza distinzione di nazionalità, che operano nel mondo per garantire la nostra quotidianità». Non c'è retorica nelle parole del giovane parà della Ederle, né fanatismo da film d'azione: «La guerra - racconta il sergente Giunta, che nei suoi 25 anni di vita la guerra l'ha già incontrata e sperimentata sulla pelle - non ha niente di affascinante: la guerra è sporco, fatica, orrore, dolore, ma, è anche un dovere se serve a garantire a tutti un diritto che pensiamo acquisito e scontato, la libertà». Nel rispetto - e l'ultimo, ma per altri versi, primo pensiero del militare decorato è per i suoi compagni - di quanti hanno sacrificato il loro futuro per assicurare a noi un presente.
nr. 45 anno XV dell'11 dicembre 2010