NR. 08 anno XXIX DEL 27 LUGLIO 2024
la domenica di vicenza
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La Spagna mette al bando le inserzioni hot che imperversano sui quotidiani. Cosa ne pensano politici e giornalisti di casa nostra

di Pietro Omerini Zanella
pedro-zanna@hotmail.it

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Lucciole e giornali

A.A.A. Cercarsi giornale senza annunci a sfondo sessuale. Difficile trovarne uno. Quasi ogni quotidiano del paese - ma all'estero la situazione non è molto diversa - dedica qualche spazio a più o meno giovani e attraenti massaggiatrici dai facili costumi in cerca di clienti.

La questione è antica, la pratica dell'annuncio pubblicitario a sfondo sessuale ha quasi due secoli di storia, e ciclicamente torna a far discutere. Oggi, una legge sembra poter concludere la querelle, almeno per la Spagna.

Il governo Zapatero ha, infatti, dichiarato guerra a quel genere di inserzioni, promuovendo una legge che preveda il completo divieto di pubblicazione degli annunci hot.

La pubblicità è lo spirito del commercio, ecco perché per eliminare la tratta e lo sfruttamento degli esseri umani, il governo spagnolo ha pensato di eliminare gli annunci.

Una decisione mal vista da entrambe le categorie professionali, ancora una volta, scherzi del destino, accomunate. Gli esperti avvertono, la legge creerebbe a stampa e prostitute un grave danno economico.

Tremano le casse dei giornali iberici, già pesantemente in rosso per la crisi, tremano le lucciole (la prostituzione è legale in Spagna come in Italia), che si vedono danneggiate come libere professioniste. La legge, comunque, marcia a grandi passi verso l'approvazione, trovando sostenitori, su entrambi gli schieramenti politici, anche da noi. In particolare, a vari livelli della politica italiana, sono le donne a recepire maggiormente l'eco delle sirene iberiche.

«Credo vada regolamentata tale tipo di pubblicità analogamente a quanto è già avvenuto per le televisioni - osserva, pragmatica, l'assessore regionale Elena Donazzan - anche in quelle locali fino a qualche anno fa, la notte, si trasmettevano immagini e programmi vietati ai minori. Mi ero attivata presso il CORECOM ancora nel 2000, affinché si arrivasse ad una scelta etica per le televisioni locali ed oggi c'è la soddisfazione per un risultato ottenuto. A maggior ragione dovrebbe esserci tale regolamentazione per la carta stampata di ampia diffusione e in disponibilità in ogni luogo a qualsiasi ora».

Dello stesso avviso, sebbene più prudente e attenta alle sfumature politiche di una tale legge, l'onorevole Daniela Sbrollini: «Devo ancora informarmi con precisione su quanto sta avvenendo in Spagna, ma non posso che dirmi favorevole ad una proposta di questo tipo. Se il governo non fosse fermo da mesi, proporrei la questione. Va detto che ci sono moltissime proposte ferme e che aspettano di essere calendarizzate da quando sono arrivata qui circa tre anni fa. Mi impegno, però, a cercare tra i disegni di legge per cui la discussione è già prevista, la possibilità di far entrare una tale proposta, anche se, visti i fatti recenti che coinvolgono il governo, sarà difficile fare entrare una discussione di questo tipo in calendario».

La proposta spagnola, dunque, almeno per il momento, sembra destinata a non trovare approdo in Italia.

Lo scetticismo impera anche tra chi con il problema della prostituzione ha a che fare tutti i giorni.

Gianfranco Basoli, responsabile del servizio antitratta dell'associazione Papa Giovanni XII delle province di Vicenza, Padova e Verona, spiega: «Non è la prima volta che si discute degli annunci di prostitute sui giornali. Per un po' ne abbiamo monitorati alcuni, ma la questione non è semplice. Certo se non ci fossero sarebbe meglio e basterebbe poco per far riscontrare l'illegalità di certi centri massaggi dove spesso molte donne vengono costrette a prostituirsi. Va detto, però, che il nostro ordinamento non lo vieta. La prostituzione non è un reato. Il problema è che troppo spesso lo si scambia per un lavoro. Ci sono molte donne che pensano di potersi arricchire prima e più velocemente fornendo questo genere di prestazioni, questo anche a causa di un modo di pensare che negli ultimi anni è stato portato avanti e pubblicizzato da molti attori sociali. Se una ragazza sente sui giornali, per esempio, che prostituendosi può incassare anche novemila euro al mese, chi gli lo fa fare di andare in fabbrica? Parlando con le prostitute, una frase che ricorre è: «Non è amore, è solo lavoro». Bisogna dire, forte e chiaro che non è così. In generale, comunque, moralmente non si può che essere d'accordo con la fine di certi annunci, ma c'è molto altro da fare, e va chiarito che gli interessi economici in gioco sono altissimi, e non parlo solo delle associazioni criminali».

I soldi, in effetti, sono la chiave della questione. Se in Spagna la stangata contro gli annunci hard trova tra i suoi più grandi oppositori le case editrici dei giornali, un motivo c'è.

Dai grandi quotidiani nazionali ai giornali di provincia sono in pochi a poter fare a meno delle entrate provenienti da questo genere di annunci. Per non ferire la decenza e trovare una prima soluzione del problema c'è chi propone una via alternativa al divieto di pubblicazione.

«Quella degli annunci hot - spiega Giulio Antonacci Presidente, del asso stampa di Vicenza- è una questione che si ripropone dagli anni ‘60, quando anche grandi quotidiani come il Corriere della Sera e alcuni giornali nazionali di destra, solitamente più attenti alle famiglie, iniziarono a pubblicare quel genere di annunci. La questione è complicata, si tratta di bilanciare le esigenze pubblicitarie da quelle redazionali, anche se poi è il direttore ad avere la responsabilità di quanto viene pubblicato dal suo giornale. Bisogna affidarsi ad alcuni capi saldi, quali la decenza del linguaggio da parte degli inserzionisti e la maturità del lettore, che dovrebbe essere capace di andare oltre, passando sopra a certi annunci o sorridendo nel leggerli, senza poi dare seguito a quanto proposto. Certo, sarebbe meglio se tali inserzioni non ci fossero, ma la vera pornografia nei giornali è altrove, ossia, in tutte quelle notizie che non vengono pubblicate o che vengono rimaneggiate per fare un favore a qualcuno, che siano politici di bassa lega o imprenditori che si inventano editori».

Ancora una volta, insomma, prostituzione intellettuale.

 

nr. 04 anno XVI del 5 febbraio 2011

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