NR. 08 anno XXIX DEL 27 LUGLIO 2024
la domenica di vicenza
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Sono feste ma meglio allenarsi

Dopo la morte di podista abbiamo chiesto un parere a un medico e ad alcuni atleti su come affrontare le marce non competitive

di Pietro Omerini Zanella
pedro-zanna@hotmail.it

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Podista morto

La penna, premiata e a volte macabra, di Stephen King produsse, nel 1979, un racconto intitolato la lunga marcia, lo scrittore americano immaginava cento podisti costretti a correre, senza pause e per giorni, fino alla morte in diretta televisiva, sacrificati sull'altare del binomio sport-ascolti. A volte, la fantasia un po' perversa dei best seller incrocia la realtà, tragica, di una soleggiata domenica in provincia.

Non appartiene, infatti, all'ambito della fantascienza ma alla cronaca cittadina, la vicenda di Roberto Bortolazzo, 56enne imprenditore di Bertesina, accasciatosi a terra domenica scorsa a cinquanta metri dal traguardo. Morto d'infarto a pochi passi dalla fine della 37esima marcia del Redentore a Povolaro Dueville.

L'evento sportivo apriva la stagione del podismo non competitivo, attività che, da qualche anno, conta un numero sempre maggiore di praticanti.

Erano, infatti, in molti gli appassionati che domenica, lungo i tre percorsi dalla manifestazione (tragitti diversificati a seconda delle distanze e del grado di fatica) approfittavano dai gelidi raggi del sole di febbraio per iniziare la stagione delle marce e fare "un po' di movimento".

Dietro l'angolo, però, la tragedia inaspettata e dalle molteplici cause.

«La patologia di gran lunga dominante come sub strato che porta ad una morte improvvisa- spiega Alberto Fontanelli primario di cardiologia dell'ospedale San Bortolo-è la cardiopatia ischemica, cioè la malattia coronarica. Ci sono molte cause scatenanti possibili: lo sforzo intenso che richiede un maggiore lavoro del cuore, richiede una maggiore quantità di ossigeno che arriva nei distretti cardiaci, la presenza di freddo può portare a costrizione a livello delle arterie e in particolare delle coronarie, a stati pro coagulanti come la disidratazione o se il paziente è fumatore».

Dunque, fatica e freddo, associate ad un cuore debole, le cause più probabili dell'incidente mortale.

«Roberto, era un amico ed un podista esperto - Spiega Enea Francesco, presidente della Fiasp di Vicenza - noi ricordiamo sempre ai partecipanti delle manifestazioni che non siamo li per vincere qualcosa, le nostre attività sono da prendere come delle feste, non c'è agonismo, sono, appunto, marce non competitive, per parteciparvi non serve il certificato medico sportivo. Per questo, ogni 5 km allestiamo dei punti ristoro per i podisti. In molti camminano lungo i percorsi perché l'idea è soprattutto quella di divertirsi, certo a volte ci sono quelli che, magari più preparati, provano un po' a forzare il passo, o che alla partenza corrono forte, ma, appunto, le nostre sono marce non competitive. Roberto questo lo sapeva bene. Quanto accaduto è una tragica fatalità, i tesserati della Fiaps sono coperti da assicurazione di diversa natura, e anche i podisti non iscritti pagano due euro nella quota di partecipazione alle manifestazioni per avere questa copertura per gli infortuni che potrebbero avvenire durante le manifestazioni. Per quanto accaduto domenica, però, i medici hanno parlato di malattia e perciò, non credo che l'assicurazione pagherà. Lasciando da parte l'incidente che rattrista tutti, va detto, che anche dal punto di vista della sicurezza le marce sono ben organizzate. Il pronto intervento è sempre allertato e ad ogni manifestazione c'è un ambulanza pronta a prestare soccorso, talvolta, come ad esempio per la manifestazione del prossimo San Valentino, che ha dei tratti in salita e quindi un percorso più duro, le ambulanze saranno addirittura due. Ovviamente maggiore è il numero dei partecipanti, più difficile diventa la gestione della sicurezza. Una volta venivano al massimo mille podisti, oggi si arriva spesso a quattro-cinquemila».

Insomma, nulla, appare lasciato al caso.

Eppure, la morte Roberto Bortolazzo, podista non competitivo esperto, a cinquanta metri dall'arrivo lancia un monito agli appassionati delle marce: l'incidente capita.

Competizione o no, l'attività sportiva richiede preparazione. Non ci si improvvisa corridori, giocatori di calcetto o sciatori, senza un adeguata preparazione.

Lo dice il buon senso, lo raccontano i medici di base che spesso, il lunedì mattina si trovano l'ambulatorio affollato dagli sportivi della domenica.

In questo senso, lascia un po' di stupore, alla luce di quanto avvenuto domenica, la libertà lasciata ai partecipanti di manifestazioni podistiche rispetto alla certificazione medica. Dalle palestre ai corsi di pilates, tutti, normalmente, richiedono almeno un certificato medico che garantisca una salute adeguata all'attività fisica.

Niente a che vedere con la costosa ed impegnativa visita sportiva, riservata agli agonisti, solo un rapido check-up, per assicurarsi che tutto sia in ordine.

Agonismo o no, essere sportivi significa anche preparazione.

«Il principio è quello di aver una preparazione adeguata e costante prima di fare sforzi con un certo impatto sul sul fisico. Uno sportivo deve avere una solida base di allenamenti e preparazione prima di affrontare una stagione di gare o manifestazioni atletiche, questa è la prima regola per una corretta attività sportiva, non solo agonistica. Per prevenire infortuni è importante, anche preparate il fisico all'evento sportivo per evitare colpi a freddo. Inoltre, è bene fare periodicamente dei controlli medici e fisiologici adeguati presso centri medici accreditati. Questo vale per ogni genere di attività, ma a maggior ragione nello sporto». Questo, il consiglio di Andrea Faccini, atleta olimpico alle olimpiadi di Atlanta 96 e fisioterapista di professione.

Controlli, allenamento, e conoscenza delle proprie capacità, sono, in effetti, la base stessa della disciplina sportiva, perché, talvolta, la passione non basta.

 

nr. 05 anno XVI del 12 febbraio 2011

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