NR. 08 anno XXIX DEL 27 LUGLIO 2024
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Invaso: «Qui non si entra»

La maggioranza dei proprietari dei fondi, dove è prevista la realizzazione del bacino sul Timonchio, ha negato l’autorizzazione per i carotaggi dei terreni. Il problema sono gli indennizzi, la Regione pronta ad alzare il prezzo.

di Luca Ancetti
ancettil@tvavicenza.it

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Invaso: «Qui non si entra»

È decollata, ma all'orizzonte si annuncia battaglia, la prima fase dell'operazione bacino di laminazione sul Timonchio in territorio Caldogno. L'invaso da 3 milioni e mezzo di metri cubi e dal costo di 15 milioni di euro, somma peraltro già interamente disponibile in Regione, dovrebbe scongiurare le piene del Bacchiglione, almeno quelle non eccezionali, infatti per far fronte a eventi come quello del primo novembre che hanno avuto una portata d'acqua di 12 milioni di metri cubi sarebbe necessario realizzare almeno anche il bacino di Breganze-Sandrigo, un invaso della capacità di 10 milioni di euro. Tornando a quello di Caldogno, che tra le opere di difesa idraulica è da tutti ritenuti il più urgente, nei giorni scorsi il sindaco Marcello Vezzaro [foto] ha inviato, per tramite della Regione, ai 120 proprietari dei terreni, in parte si tratta di attività agricole, altri sono proprietari che danno in conduzione i campi per la coltivazione, le lettere con cui si chiede il permesso ad entrare nei terreni per eseguire dei carotaggi, ossia dei prelievi di terreno a varie profondità. La sorpresa è stata che una sessantina di privati si sono opposti negando l'autorizzazione  all'accesso ai fondi agricoli, obbligando la Regione  ad attivare la procedura coatta, in questo modo nei primi giorni di marzo si procederà alle operazioni di prelievo del terreno comunque, ma c'è già preoccupazione per le proteste che i proprietari potrebbero mettere in atto. Il carotaggio è un'operazione necessaria, perché la zona individuata per realizzare il bacino ha conosciuto nel passato escavazioni di argilla. Si impone quindi la necessità di capire con quali materiali gli scavi sono stati riempiti, questo per verificare che si tratti di elementi assolutamente non inquinanti e comunque in grado di creare una strato capace di sopportare la portata dell'acqua in caso di riempimento dell'invaso. Questi controlli sui terreni anticipano l'avvio del progetto definitivo in presenza del quale partirà la fase del confronto con i proprietari per l'acquisizione della disponibilità delle aree. Proprio il tipo di istituto che dovrà regolare il rapporto tra proprietari ed enti pubblici è alla base della protesta. L'ipotesi formulata dalla Regione è quella del contratto di "servitù di allagamento", che consente ai terreni di essere coltivati e prevede un indennizzo nel momento che proprio per l'allagamento del bacino gli stessi siano forzatamente messi a riposo, mentre alcuni dei privati preferirebbero l'esproprio, perché in questo modo non sarebbero tenuti all'obbligo di sostenere gli oneri della pulizia dei fondi.  Informalmente sarebbero ben avviati i contatti con la Regione e la Coldiretti sul valore degli indennizzi, l'ipotesi su cui si sta sviluppando il confronto è ben superiore ai 18 mila euro a ettaro che i componenti il comitato contro il bacino hanno fatto circolare. È possibile che la Regione prima del giorno fissato per i carotaggi dia una indicazione di massima sul valore degli indennizzi nel tentativo di allentare la tensione ed evitare che si frappongano i soliti ostacoli ad una opera che ci si è resi conto è assolutamente necessaria e non può patire rallentamenti per motivi di carattere burocratico o per rigidità nelle posizioni sia dell'ente pubblico che del privato.

 

nr. 06 anno XVI del 19 febbraio 2011

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