NR. 08 anno XXIX DEL 27 LUGLIO 2024
la domenica di vicenza
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Apertura del plico, tutto come previsto dalla regia di Giuseppe Roi

L’evento vissuto in Bertoliana sembra meticolosamente programmato dal marchese per accrescere l’attenzione nel centenario dello scrittore

di Giuseppe Brugnoli

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Apertura del plico, tutto come previsto dalla regi

Forse non erano tanti, i personaggi autorevoli che assistettero, il 4 novembre del 1922, all'apertura di un prezioso contenitore di reperti antichi, quanti erano quelli che martedì 15 dicembre hanno assistito all'apertura nell'aerea sala dei manoscritti, ultimo recesso sotto i tetti della biblioteca Bertoliana in palazzo San Giacomo, dell'ormai famoso plico sigillato contenente, come è scritto sul pacco tra i sigilli, "Documenti manoscritti intimi di Antonio Fogazzaro". Il primo evento qui citato riguarda la scoperta dell'unica tomba egizia intatta, quella del faraone Tutankhamon da parte del famoso archeologo inglese Howard Carter, il secondo invece si riferisce all'ultima proprietà tenuta riservata, se non nascosta, dal grande scrittore vicentino e dal suo erede, il marchese Giuseppe Roi, e ora resa pubblica.

Se l'apertura del pacco Fogazzaro non ha avuto l'eco e l'entusiasmo di quella della tomba del faraone, non dipende dalla nequizia dei tempi, né dalla tradizionale riservatezza dei vicentini, quanto forse soltanto dal fatto che, se la prima occhiata data da Carter nel foro da lui praticato nella tomba gli ha mostrato meraviglie di troni e di suppellettili regali tutti d'oro, la prima occhiata gettata dagli astanti all'interno del plico (dopo che il prof. Giorgio Lotto direttore della civica munito di ampie forbici tenute con mani guantate di bianco ebbe tagliato, assistito dal segretario comunale dottor Vetrano in veste e guanti bianchi di notaio, gli spaghi che tenevano stretto il plico) non fu altrettanto fantasmagorica: dentro c'erano soltanto pacchetti di buste bianche con la scritta "epistolari familiari" e un bel mucchietto di agendine corrispondenti agli ultimi anni di vita dello scrittore, che come si sa è morto il 7 marzo del 1911. Ma il fatto che il marchese Roi abbia scritto espressamente sul plico che i documenti «devono rimanere sigillati sino all'1 gennaio 2011», poco più di due mesi prima della ricorrenza centenaria della morte, lascia pensare che egli abbia voluto lasciare questo lasso di tempo per permettere di presentare proprio il 7 marzo di quest'anno, come è stato annunciato, i risultati di una ricognizione, che non dovrebbe essere di particolare rilievo scientifico, ma soltanto preparatoria agli studi che sui documenti appena resi pubblici potranno essere fatti in seguito. Anche qui, se ci è permesso il paragone, un quasi perfetto parallelismo con quanto avvenne nel 1922, quindi undici anni dopo la scomparsa del Fogazzaro: 4 novembre apertura della tomba egiziana, 24 novembre ricognizione del contenuto e prima presentazione al mondo degli oggetti ritrovati. Conosciamo già l'obiezione: ma la scoperta della tomba di Tutankhamon avvenne più di dieci anni dopo la morte dello scrittore, e quindi l'evento posteriore non può aver ispirato quello anteriore. Sì, ma chi ha organizzato il tutto è stato il marchese Roi, che è scomparso solo nel maggio 2009, poco prima della data fatidica in cui egli stesso aveva fissato il momento in cui il prezioso e "intimo" plico poteva essere aperto. Quindi tutta l'operazione del pacco, secretato fino alla scadenza dell'anno in cui si celebra il centenario della morte, e le minuziose prescrizioni per la sua corretta apertura, paiono corrispondere ad un'attenta regia, quale è quella che il marchese Roi metteva in tutte le sue operazioni, culturali, finanziarie o di altro genere.

Ma, se rimane intatta l'aspettativa, provocata dalla notizia apparsa su questo giornale a firma del prof. Giolo, che l'aveva attinta dal prof. Emilio Franzina, secondo cui il plico potrebbe contenere le lettere che il quarantenne Fogazzaro, asserito o sospettato amante della ventenne Felicitas Buchner, istitutrice tedesca in casa Valmarana, avrebbe scambiato con la ragazza, con tutto il suo carico di pruderie (la busta con la scritta «memorie e annotazioni intime preziose» che forma la parte più appetitosa del plico potrebbe anche farlo sospettare), altre interpretazioni si stanno facendo strada. Una appare blandamente suggerita dal direttore della biblioteca Bertoliana Giorgio Lotto, che, nella succinta presentazione del rito di apertura, ha dedicato le più significative delle poche parole pronunciate ad una citazione del marchese Roi, il quale, in un discorso all'Accademia Olimpica, aveva parlato del bisnonno scrittore dicendo che lo aveva apprezzato, più ancora che nelle sue opere, nel suo epistolario, dove si era rivelato «come uomo probo, buono, ... e per di più dotato di un sense of humor bonario, ma spietato».

Che derivi dal sense of humor del bisnonno questo gesto del nipote, che per far celebrare degnamente il centenario della sua morte organizza il piccolo mistero di un plico di lettere da leggere soltanto a quasi un secolo dalla scomparsa?

Ma un'altra interessante interpretazione dell'evento offerto dall'apertura del plico è stata data dalla prof. Adriana Chemello, che come componente del Consiglio di amministrazione della Biblioteca Bertoliana ha avuto il compito di parlare dello scrittore e della sua opera subito dopo i saluti, sempre un po' convenzionali, delle autorità preposte e presenti, tra cui l'assessore comunale alla cultura prof. Lazzari e il nuovo presidente della Fondazione Roi, dottor Zonin, tutti di assoluta stringatezza. Ella ha parlato espressamente di una "dimensione esoterica" nell'opera di Fogazzaro, e soprattutto nel suo vastissimo epistolario, di cui la parte forse non migliore, ma certo più segreta, era nel pacchetto rettangolare simile ad un feretro e collocato su un tavolino a guardia del quale sembrava posto il presidente della Biblioteca Giuseppe Pupillo [foto]. Certamente forme di esoterismo e apporti di carattere esoterico è dato ritrovare nella vasta produzione letteraria del romanziere vicentino, che non per nulla fu sottoposto sempre all'occhiuta attenzione delle autorità religiose, ma quanto di un esoterismo che allora stava avendo l'attenzione di tanta parte della intellighenzia europea esce, più che dai testi stampati, sulle lettere manoscritte del Fogazzaro? Adriana Chemello è ricorsa anche a "Le confessioni" del Nievo per supportare il suo assunto, ma forse una risposta più precisa e si potrebbe dire anche collaudata dovrebbe venire dalle lettere così raccolte e impacchettate all'interno di un plico che, dopo l'involucro di forte carta da pacchi, contiene una robusta scatola di cartone. Sarebbe strano se questo materiale così accuratamente conservato e quasi tenuto nascosto, o almeno impedito anche alla pura e semplice osservazione, non ci presentasse un Fogazzaro, se non diverso, almeno più completo, più giustificato di quello che conosciamo.

A meno che, veramente, oltre alle 21 agendine in cui magari il buon Antonio potrebbe aver fissato anno per anno i suoi appuntamenti non ufficiali, i due pacchetti di lettere definiti nella sovraccoperta del plico "intimi" non contenessero se non missive di famiglia, in cui ci si scambiano pareri sulle vicende domestiche magari con qualche pettegolezzo sul parentado. Nel qual caso, anch'esse sono destinate a finire, insieme con l'altra sterminata congerie di documenti fogazzariani che riguardano cose di tutti i giorni, contratti d'affitto agrario e spese varie, in una serie di scatoloni capaci di mantenere intatte le carte per saecula saeculorum. Ci sono già, nella solenne e severa sala manoscritti della Biblioteca Bertoliana, nel mobile di fondo dalle cimase vagamente cimiteriali che come il resto dell'arredo pare tratto da un'antica sacrestia, dietro al tavolino sul quale si è svolta l'operazione di apertura del plico fogazzariano, due file di libroni intelati con la scritta "Epistolario Trissino" ed "Epistolario Fusinieri". Basterà fare un'altra fila, o più di una, al bisogno.

 

nr. 06 anno XVI del 19 febbraio 2011

 

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