NR. 08 anno XXIX DEL 27 LUGLIO 2024
la domenica di vicenza
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I luoghi dell'anima nell'endolaguna: un itinerario poetico sul tema dell'acqua

Ne è autore René De Paoli, funzionario tecnico del Comune di Vicenza, che percorre un viaggio ideale per vagheggiare ed “assaporare i giorni delle isole sparse”

di Gianni Giolo
giolo.giovanni@tiscali.it

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I luoghi dell'anima nell'endolaguna: un itinerario

René De Paoli (in arte Re Nato a Sparè) [foto a des.], funzionario tecnico del Comune di Vicenza con la carica di responsabile della sicurezza di edifici storico-artistici Beni Unesco, da più trent’anni progetta e restaura edifici pubblici e civili. È esperto di restauro del patrimonio storico artistico archeologico I luoghi dell'anima nell'endolaguna: un itinerario (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)veneto e ama nei suoi scritti il tema del ripristino della fluvialità nel Veneto. Ha pubblicato Luoghi letterari della civiltà fluviale SETE-AVE-MARIE (ED’AR) e nella prefazione scrive che «il centro di Vicenza e della sua provincia diventano in quest’antologia un itinerario dell’anima, cui il poeta ha dato voce, tracciando il percorso ideale tra i luoghi palladiani e le isole sparse. Il lettore può seguire delle linee immaginarie tra la città, dove l’autore risiede, e Asparè (Aspareto in provincia di Verona) dove è nato; così l’ombelico del mondo si dilata per abbracciare luoghi esperiti, pensati e trasfigurati da liriche aspirazioni. La cornice della narrazione è l’endolaguna veneta di cui l’occhio indagatore traccia i contorni leggendo nel contesto del suo vissuto i tasselli trasformati dal tempo. Il Bosco degli Avi è scomparso, insieme alla Foresta planiziale, dispersi nel tempo; tuttavia rimangono nella memoria degli abitati, delle Polesine, delle Isole, oggi private dell’acqua che ne determinava non solo la configurazione idrografica, ma anche l’economia e la geografia. Vicenza è la prima tappa del percorso isolano e il viaggiatore ideale si sposta nella regione del Paleoveneti per assaporare “I giorni delle Isole Sparse». L’autore focalizza di seguito diversi centri veneti: Rosolina Mare, Bassano del Grappa, Ostiglia, Nogara, Montagnana, Isola Rizza, Villimpenta dai quali estrae i segni acquatici, confermando i passi ai suoi umori e alla sue riflessioni. Mentre si sposta da un’isola all’altra, coglie il genius loci di ciascun luogo, come quello di tutto l’antico arcipelago endolagunare, sia degli antichi Veneti sia dei contemporanei, originale espressione della stessa “crea-tura” e madre natura.

 

I simboli delle cose

L'introduzione, ad opera di Antonio Capuzzo, ricorda una lirica (La voce dell’acqua) del poeta iraniano contemporaneo Sohrab Sepheri: «Togliamo il nome alle nuvole, / al platano, all’estate. / Togliamo il peso del sapere dalle ali della rondine». I nomi I luoghi dell'anima nell'endolaguna: un itinerario (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)sono simboli delle cose. L’acqua è simbolo della donna o la donna è simbolo dell’acqua? Il fuoco è simbolo dell’uomo maschio o l’uomo maschio è simbolo del fuoco? Il jazz è simbolo dell’eros o l’eros è simbolo del jazz? È proprio nell’ambiguità della parola che vive e si nutre la poesia. Così nella prima lirica Violino per Palladio il “violino dalle rosse lastre inacidate” è simbolo allusivo dell’architettura del Palladio. La seconda lirica è intitolata a Rosolina Mare, una lirica impressionistica, chiazzata di macchie di colore, come appunti sparsi sulla spiaggia: si colgono l’immensità del mare nella sabbia, il nuoto, il sole, il tuffo, i gommoni a delfino, i vu cumprà, le pancette a go go, il Mare Nostrum, antico orgoglio dei romani conquistatori del mondo e ridotto a una discarica per turisti per caso e l’Adriatico ridimensionato ad “Adri-Attico”: «laguna e barene / in bici si va anche se la / sera le zanzare / ci assalgono ma le teniamo / lontane con la citronella / naturale / una volta non c’era niente / linea della luce / fame da lupi pineta / fiori».

 

L’autentica bellezza

Nella lirica Quello che non ho il poeta dichiara di vivere per ritrovare l’autentica bellezza, nei fiori, nei sentori, nei ricordi: in ogni fiore ha lasciato un pensiero, un gusto, un odore, un sapore, contempla sciami di api operose, intente nell’arduo lavoro, che aveva dimenticato. Il tempo del poeta è paragonato a un fiume che scorre lento nel suo alveo e al lavoro indefesso delle api: «dove andavamo con quella nuova arnia? / Lo sciame s’era riformato e l’apicultore / ci rispose in un altro campo, più bello». Il poeta è tutto volto a cogliere i sussurri e i sospiri della natura: «sentire quel giorno / come un mito / aspettare sopra / la bianca pietra / aspettare che il ciclo / si compia / attendere la quiete / che porta via / l’impronta stampata / sulla sabbia / e consolarsi di un’ombra / che trafitta / si muove lentamente / fino ad esserne piena. / Voci lontane sussurri / guidano».

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