NR. 08 anno XXIX DEL 27 LUGLIO 2024
la domenica di vicenza
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La “Vera storia dei Promessi sposi” in uno spettacolo allo spazio Bixio

La compagnia “L’Archibugio” di Lonigo ha presentato una pièce teatrale in cui si riprendono le tesi dello storico Claudio Povolo su coloro che sarebbero stati all’origine del racconto reso famoso da Alessandro Manzoni

di Gianni Giolo
giolo.giovanni@tiscali.it

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La “Vera storia dei Promessi sposi” in uno spettac

[nell'immagine qui sopra – da sinistra a destra – Alessandro Lazzari, Giovanni Florio e Giuseppe Balduino (Compagnia teatrale "L'Archibugio"). Foto gentilmente concessa da Bruno Rana]
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Allo Spazio Bixio di Via Mameli a Vicenza è stato rappresentato dalla compagnia L’Archibugio di Lonigo “Paolo e Orgiano. La vera storia dei Promessi sposi”, per la regia di Giovanni Florio, che dello spettacolo ha curato anche il testo, elaborato basandosi sugli studi dello storico Claudio Povolo. Sul palcosLa “Vera storia dei Promessi sposi” in uno spettac (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)cenico si sono impegnati – oltre allo stesso Giovanni Florio – Marco Mattiazzo, Giuseppe Balduino, Alessandro Lazzari, Gianluca Beltrando, Claudia Schiavoi, Maria Vittoria Martini ed Enrico Spezie. Voci registrate di Piergiorgio Piccoli e Cristian Zorzi. Proiezioni a cura di Bruno Rana. La trama è nota per gli studi di Claudio Povolo, dei quali il più noto è “Il romanziere e l’archivista”. È l’estate del 1605 e la Comunità di Orgiano accusa il nobile Paolo Orgiano di una serie di efferati delitti: soprusi, violenze, matrimoni impediti con la forza. L’autorità veneziana è convinta dalla gravità delle prove e decide che le accuse sono tali da meritare un processo, anche se questa volta l’accusato è un nobile. Il processo contro Paolo Orgiano consta due voluminosi fascicoli, il primo raccolto dalla cancelleria pretoria di Vicenza a seguito della delegazione da parte del Consiglio dei dieci del 12 settembre 1605 e il secondo costituito dalla cancelleria pretoria di Padova dopo la delega da parte del Consiglio dei dieci del 20 febbraio 1607. La fase istruttoria del processo a Paolo Orgiano di assoluto interesse, perché essa rimanda ad una prima fase pre-processuale che si apre con la presentazione della supplica della comunità di Orgiano al Collegio veneziano. Principale obiettivo della comunità era l’intervento delle magistrature della Dominante al fine di ripristinare lo status quo infranto dalle violenze di Paolo Orgiano e della consorteria nobiliare.


Un nuovo clima politico

Il processo si spiega a seguito del nuovo clima politico che si era istaurato a Venezia negli ultimi decenni del Cinquecento, volto a ridimensionare il potere sociale e istituzionale delle aristocrazie di Terraferma per imporre la superiore legittima politica della Dominante, che vanno concepite l’iniziativa del podestà Vincenzo Gussoni e la conseguente delegazione da parte del Consiglio dei dieci.

Provvisto di delega del Consiglio dei dieci, a metà settembre del 1605 il giudice del Maleficio di Vicenza si reca nel villaggio di Orgiano per l’escussione di vittime e testimoni, alle quali può garantire la massima segretezza della loro deposizione. In una settimana di permanenza sfilano davanti a lui più di un centinaio di persone. Appartenenti alla società contadina dell’epoca, costrette a vivere in estrema povertà, ma oppresse dalla supremazia nobiliare imposta dalla rigidità della gerarchia sociale, esse sono proiettate in una dimensione politica del tutto nuova. La narrazione dei fatti che esse offrono al giudice con il loro linguaggio umile e quotidiano costituisce un’affascinante testimonianza degli equilibri infranti all’interno del villaggio dall’azione prevaricatrice di Paolo Orgiano.


Il processo

La seconda parte del processo si apre nel mese di febbraio del 1607, quando il Consiglio dei dieci, dopo aver avocato a sé la conduzione del processo per 16 mesi, delega alla Corte pretoria di Padova il proseguimento del caso.

La “Vera storia dei Promessi sposi” in uno spettac (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)Prende l’avvio della fase difensiva, durante la quale Paolo Orgiano e gli altri suoi complici sono chiamati a difendersi delle pesanti accuse mosse loro dalle vittime e testimoni. Paolo Orgiano si difende dicendo che le donne che sostengono di essere state da lui stuprate non sono altro che prostitute e che tutte le accuse che gli sono addossate sono frutto dell’invenzione del curato del villaggio don Ludovico Oddi. Per avvalorare la sua tesi l’Orgiano presenta un processo contro Ludovico Oddi istruito dalla Curia vescovile vicentina nel settembre 1605. Il processo si conclude con la condanna di Paolo Orgiano al carcere a vita: «Sententiamo Paolo Orgiano che sia mandato a Venetia et posto nella preggion forte, dove habbi a finir sua vita». L’Orgiano viene trasferito nelle carceri veneziane, dove morirà il 6 aprile 1613. Il processo è giunto fino a noi conservato nell’Archivio di Stato a Venezia.

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