NR. 08 anno XXIX DEL 27 LUGLIO 2024
la domenica di vicenza
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A spasso con il Provveditore Serenissimo

Personaggio storico di grande rilievo politico e amministrativo, Francesco Caldogno rappresenta per l’identificazione storico-etnologica dell’Altopiano il migliore dei riferimenti tanto le sue descrizioni contenute nei rapporti corrispondono al territorio, alla lingua, ai costumi e alle tradizioni – Il libro di Bruno Maculan in presentazione a Villa Caldogno

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A spasso con il Provveditore Serenissimo

(g. ar.) È abbastanza normale che dentro gli archivi storici ci siano tesori mai dissepolti, rivelazioni che farebbero la felicità dei ricercatori; estrarli da dove si trovano, riportarli alla luce, che vuol dire offrirli agli occhi della gente e quindi della storia, è un paziente lavoro che richiede dedizione e grande pazienza. Tanto ricco può essere il patrimonio ancora nascosto, quanto difficile l’operazione per creargli un perimetro visibile, farne un “prodotto” consumabile da tutti.

A spasso con il Provveditore Serenissimo (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)Tutto questo, per dire che l’operazione/Caldogno messa a punto da Bruno Maculan appartiene appunto al novero di quei rari progetti di archeologia bibliotecaria mai abbastanza apprezzati e ancora meno sufficientemente sostenuti. Nel caso particolare, quanto meno l’autore ha avuto il supporto della Regione e dell’Istituto di cultura cimbra di Roana e questo gli ha permesso di portare a termine un lavoro molto lungo, complesso e impegnativo: riuscire a disegnare, assieme ai contorni della persona e del carattere di Francesco Caldogno, provveditore della Repubblica di Venezia, anche le caratteristiche orografiche, storiche e naturalmente umane delle montagne vicentine, cioè dell’Altopiano dei sette Comuni, territorio che contrariamente a quanto raccontato dalla storiografia fino a tutto l’800 non è mai stato secondario o di scarsa importanza per il contesto generale alpino e veneto, ma ha rivestito invece un ruolo anche strategico di primissimo piano. Del resto, la proverbiale prudenza e saggezza (anche “risparmiatoria” oltre che diplomatica) della Serenissima non avrebbe mai investito un centesimo per mandare in giro a proprio carico un funzionario di altissimo grado amministrativo e governativo e questo magari solo allo scopo di creare una cartografia completa della zona, per quanto interessante.

Spedendo sui monti vicentini nel XV secolo il nobile Francesco Caldogno, la cui famiglia è naturalmente origine del nome stesso del paese, il consiglio della patria veneziana si proponeva soprattutto un’operazione a cerchio perfetto che permettesse da una parte di conoscere fino in fondo valli, insediamenti umani e montagne dell’Altopiano, ma anche che ponesse paletti visibili e sicuri sul confine, segnali la cui lettura suggerisse a colonizzatori, invasori, imperialisti assortiti di andare a fissare altrove i loro obiettivi.

A spasso con il Provveditore Serenissimo (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)Non si può dire che tanto investimento sia andato deluso: Francesco Caldogno fece scrupolosamente il suo lunghissimo giro, prese appunti e rilevò testimonianze, dopo di che tornò alla base e scrisse la sua Relazione Delle Alpi Vicentine E Dei Paesi E Popoli Loro. Un lavoro completo e soddisfacente che dimostrò come l’Altopiano e le Alpi vicentine non potessero in nessun caso essere considerati territorio secondario, ma che invece bisognasse metterli al centro di un’attenzione strategica alla quale appellarsi in tutti i momenti cruciali della storia. Indicazioni e tendenze ritrovate poi pari pari cinque secoli dopo, quando la cosiddetta Grande Guerra dimostrò che c’erano ragioni serissime se il fronte si era posizionato proprio lungo quelle linee che segnavano, anche in tempo di pace, la discriminante tra nord e sud, sentieri di andata e ritorno del lavoro frontaliero, del commercio e del contrabbando, così come degli spostamenti stagionali del bestiame. Per non parlare delle invasioni o dei tentativi di invasione. Ecco il valore della relazione di Caldogno ed il valore della “scoperta” di Maculan che pazientemente l’ha riportata alla luce nel libro in presentazione a Villa Caldogno.

 

Decisivo per l’autore un “incontro” cinque secoli dopo

Come racconta Bruno Maculan presentando il suo libro assieme a Sergio Bonato, presidente dell'Istituto di Cultura Cimbra di Roana, il colpo di fulmine risale al 1995; cinque secoli dopo la relazione di Francesco Caldogno ecco che il documento ridiventa improvvisamente attuale, scuote via la polvere accumulata in tanto tempo, rivede la luce grazie agli sforzi di uno studioso e diventa disponibile ad altri studiosi, alla gente, come, in ultima analisi, alla storia.

A spasso con il Provveditore Serenissimo (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)Il risultato più evidente di questo lavoro è quello di aver reso alla storia locale una misura che pareggia quella della storia grande, la storia raccontata nei libri. Il merito di Maculan, anche a giudicare dall’intervento di Bonato, è di aver messo in rilievo che la lingua della montagna vicentina, delle sue valli, dei suoi insediamenti umani, è esattamente la stessa lingua parlata da Francesco Caldogno, provveditore della Repubblica di Venezia, mandato a disegnare sorvegliare e descrivere i confini oltre che suggerire soluzioni strategiche per mantenere all’interno del grande territorio veneziano la pace e la sicurezza per i popoli. La lunga missione del nobile Francesco si concluse quindi non soltanto con un successo strategico e politico per il risultato che fornì ai governanti della Repubblica, e trova oggi proprio nel libro di Maculan un nuovo rilancio di immagine di tutta una grande civiltà che per storia e tradizione merita il ricordo più costante e rispettoso.

Da sottolineare, ad ulteriore precisazione dei meriti dell’autore di questo libro, che la ricerca sulla relazione di Francesco Caldogno è avvenuta da parte di uno studioso in grado tra l’altro di andare a distinguere nella vera foresta dei documenti di una storiografia che, relativamente alla montagna vicentina, si è avvalsa di riferimenti ripresi ripetuti e ricomunicati: fino a tutto l’Ottocento infatti la cronaca storica della zona e della provincia torna a parlare un po’ di se stessa, sempre riprendendo quasi per eredità da riciclare quanto già si è visto e saputo.

Sullo sfondo di questo panorama però c’era quella relazione che i secoli avevano seppellito nell’oblio, magari utilizzandone una parte di tanto in tanto. Ecco il lavoro di Maculan: una ricerca che non ha trascurato niente in un viavai minuzioso tra Bertoliana e Marciana di Venezia, a caccia di documenti che dovevano essere ritrovati e che ora, disponibili alla comunità, saranno utilizzabili per chi voglia approfondire eventualmente la materia.

 

nr. 20 anno XVI del 28 maggio 2011

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