“Il sapore della Fede” (accendere il desiderio) (EDB), è l’ultimo di una lunga serie di libri di mons. Battista Borsato, parroco e direttore dell’Ufficio pastorale per il matrimonio e la famiglia della diocesi di Vicenza, che si è laureato in teologia con una tesi su Lévinas, autore dei libri sempre con la stessa casa editrice di Bologna (“L’alterità come etica. Una lettura di Emmauel Lévinas” [1996], “Quale fede? Temi educazione alla fede per giovani e adulti” [1997], “Quale Chiesa? Temi educazione alla fede per giovani e adulti” [1998], “Immaginare il matrimonio” [2000], “Quale Gesù? La sua avventura e le sue scelte” [2003], “L’avventura sponsale. Linee di pastorale coniugale e familiare” [2006]). L’introduzione dell’ultimo libro è stata curata dal vaticanista del Corriere della Sera Luigi Accattoli, che abbiamo incontrato a Bassano e al quale abbiamo fatte alcune domande.
Si sentiva la necessità di un nuovo libro, come quello di mons. Battista Borsato, di cui Lei è amico da molto tempo, che cerca di accendere la fede in un mondo come il nostro che sembra averla smarrita?
«Il cristianesimo pare non sia più amato dall’umanità di oggi, almeno qui in Europa, e c’è confusione nel cuore di tanti cristiani. Tra essi vi sono alcuni più innamorati della fede che ha riempito la loro vita, i quali non si abbandonano alla lamentazione e non negano di sentire freddo, ma si adoperano a ravvivare il fuoco. Tra di loro, in Italia, Battista Borsato è uno dei più attivi. Io gli sono grato dell’incoraggiamento che mi è venuto da queste sue pagine calde, che mi hanno fatto conoscere in anticipo. Battista e io siamo amici e da tempo; pur vedendoci poco, ci diamo una mano nella ricerca del volto del Signore da presentare all’umanità di oggi. Io penso ai miei figli e ai loro amici, Battista ai tanti figli della sua indomita attività di presbitero che si dedica alle giovani famiglie».
Cos’ha di nuovo questo libro di mons. Borsato rispetto ai tanti libri sulla fede che vengono continuamente pubblicati?
«Borsato si interroga sull’origine di quel disamore nei confronti del cristianesimo e cerca le vie per riprodurre in modo nuovo la figura di Cristo. Il libro può essere letto sia come aiuto a chi, nell’animazione ecclesiale, si scontra con l’indifferenza di tanti giovani e adulti, sia come un commento all’affermazione del Vaticano II che riconduce l’ateismo contemporaneo anche alla responsabilità dei credenti che hanno presentato al mondo un “fallace messaggio evangelico”. Per Borsato è dunque vitale “pulire il volto del Padre” dalla polvere che l’oscura e attestare fattivamente (cioè in parole in opere) che “Dio ama la libertà dell’uomo” e vuole la sua “felicità”. A questi tratti del “nuovo volto di Dio” sono dedicati i capitoli della terza parte del volumetto, i più creativi nel linguaggio e nelle proposte».
Mons. Borsato insiste nel dire che bisogna passare dalla fede del dovere alla fede del desiderio.
«Altrettanto vive sono le pagine di apertura su “come risvegliare il desiderio della fede”. Questo è il loro motto centrale: “Dio ama l’uomo per desiderio”. Il Dio di Gesù brama a sua volta di essere desiderato dai propri figli. “Anche Dio vuole essere amato non per interesse o per dovere, ma per amore”. Si tratta dunque di passare, come dice Borsato, “dalla fede del dovere e della legge alla fede del desiderio”. Condivido la fiducia di Borsato sulla possibilità di accendere il desiderio di Dio nel cuore dei nostri contemporanei, e cioè nei nostri cuori. Credo con lui che “gli uomini e le donne di oggi non sono chiusi alla voglia di infinito” e che, come sempre, sono capaci di Dio e di andare a lui con gioia».
Lei, nella introduzione al libro di Borsato, cita un suo articolo apparso sulla rivista “Il Regno”, in cui parla di Claudio, un giovane vicentino, morto tragicamente, che ha lasciato un diario di altissima spiritualità.
«Trovo significativo che una voce così serena, come quella di Borsato, sull’attuale possibilità di andare a Dio per desiderio ci venga dal Veneto, perché proprio dalla sua Vicenza ci è arrivato quel “Diario” di Claudio Contarin che io considero tra le emergenze più vive del desiderio di Dio ai nostri giorni. “Prego, inizia la gioia”, è l’attacco di una pagina di Claudio che dice da solo la sorprendente freschezza della voglia di infinito che può vivere nel cuore distratto dei ragazzi di oggi. Ne ho parlato nel mio articolo sul Regno: sono gli appunti quotidiani di un ragazzo vicentino, morto in un incidente stradale nel febbraio del 2008, all’età di 19 anni, ma sono anche, io credo, un dono dello Spirito alla nostra epoca. Attestano che lo Spirito può attrarre al desiderio di Dio anche noi e i nostri ragazzi. Penso a Claudio gioioso nella preghiera, penso ai miei figli recalcitranti a essa e mi dico: ha ragione Borsato, il Signore non li vuole controvoglia questi nostri ragazzi. O si risveglia in essi il desiderio di Dio, di cui certamente sono capaci, o quel rapporto non riprenderà, almeno per questa stagione. Ho letto il diario di Claudio e ne sono felice. Questo volumetto senza pretese è qualcosa di unico: sono annotazioni contenute nell’agenda di un ragazzo, parole semplici, mai rilette, anche sgrammaticate, ma piene di cielo, sorprendenti quanto i primi appunti della coetanea Teresa di Lisieux. Preziose oggi che le parole cristiane si sono fatte rare sulla bocca dei ragazzi».
In una trasmissione di Radio Maria il direttore padre Livio Fonzaga ha definito lo tsunami che ha investito il Giappone “un castigo di Dio”, riprendendo una frase analoga pronunciata nel 1909 da mons. Orazio Gazzella a proposito del terremoto di Messina. Tutte le religioni presentano un Dio che premia i buoni e punisce i cattivi.
«Il volto nuovo di Dio che ci presenta Borsato è quello di un Dio che non premia e non castiga ma ama gli uomini, indipendentemente dai loro meriti. Quanto è difficile realizzare una proposta gioiosa del Vangelo. Avvertiamo l’urgenza di gridare a tutti che Dio è amore, ma è come se non avessimo ancora le parole per dirlo. Scrive Borsato: “abbiamo attribuito a Dio la giustizia del diritto penale romano, con il premio e il castigo; ma nella Bibbia l’idea del Dio giusto e della giustizia di Dio si riferisce sempre alla sua fedeltà agli uomini. Quindi non c’è nei Vangeli l’immagine di un Dio che giudica, perché Gesù stesso ha detto. “Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui”. Il libro di Battista Borsato ci aiuta, con la chiarezza di un sussidio, a passare in rassegna i vari capitoli della pedagogia familiare e parrocchiale per rivederla alla luce della “idea che ‘Dio è uno che ama la felicità dell’uomo’”.
Nell’insieme quest’opera attesta con efficacia la felicità che a Don Borsato viene dall’aver donato la vita a Cristo, e in questo mettersi in gioco personalmente, come sa fare uno che ha scelto di essere “celibe per il Regno”. Egli è più che convincente: direi che è contagioso».
nr. 22 anno XVI dell'11 giugno 2011