NR. 08 anno XXIX DEL 27 LUGLIO 2024
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Vicenza: veni, vidi… ma non compra

Nonostante un maggio di grandi eventi e con tanti turisti, i commercianti non hanno registrato alcun aumento delle vendite. Pecori (Ass. al Turismo) non ci sta: “Il Comune ha fatto la sua parte”

di Pietro Rossi

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Vicenza: veni, vidi… ma non compra

Vicenza Jazz, Festival Biblico, Fiera dell’Oro, “Montmartre”. Sono solo alcuni degli eventi che hanno animato il “maggio vicentino”. Complice anche la bella stagione – completamente assente per ora a giugno – il mese scorso la città ha registrato un incremento importante di turisti o Vicenza: veni, vidi… ma non compra (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)quantomeno di visitatori e contestualmente una crescita degli affari nei bar e nei ristoranti. Ma le cose non sono andate bene per tutti. Durante il periodo sono infatti rimasti aperti tutti gli altri negozi del centro, pure di domenica, ma lì la gente non si è vista. La ragione? Colpa dell’economia, della crisi verrebbe da dire, ma c’è chi avanza dei dubbi, spolverando un’annosa questione. Quella dell’eterno progetto di rilancio del centro storico. Se Matteo Trevisan [a des.], presidente della “Sezione 1 Centro Storico” di Confcommercio lo fa intendere, Antonio Santagiuliana, vice presidente de “Le vetrine del centro storico” lo urla senza mezzi termini. Tanto da provocare la reazione un po’ stizzita dell’assessore al turismo Massimo Pecori, il quale ha appena portato a casa il primo festival di fumetti giapponesi della città di Vicenza, appuntamento con Vi Manga il 18 e 19 giugno. E al gioco non ci sta: «La nostra parte la stiamo facendo, adesso tocca agli operatori». E mentre l’amministrazione è soddisfatta dei risultati e delle iniziative, inserendo nel curriculum la capacità di attirare turisti in città e benedicendo – notizia di pochi giorni fa – la nascita di una nuova associazione per la valorizzazione del centro storico, i commercianti tirano fuori dati a dir poco preoccupanti. «Inutile nascondersi dietro ad un dito – spiega Matteo Trevisan – il commercio sta soffrendo e questo è alla luce del sole. Il fatto è che la gente, con le manifestazioni, entra solo a dare uno sguardo: i negozi sono aperti ma sono pochi quelli che comprano. Noi siamo in crisi perché il cliente finale non è messo bene, le paghe sono quelle che sono, oggi il cliente fa l'acquisto mirato e se non lo trova va via».

Vicenza: veni, vidi… ma non compra (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)In città non esiste un vero e proprio osservatorio sugli andamenti degli acquisti ma non occorre il silicone per misurare il calo delle vendite. Bastano le sensazioni di chi il commercio lo tocca ogni giorno con mano. I dati che arrivano dai commercianti indicano ad esempio uno scenario in cui della ripresa non c’è nemmeno l’ombra. Anzi. «Nel primo trimestre 2011 gli acquisti sono evidentemente in calo perché lo sono i fatturati delle botteghe – specifica Trevisan – eppure il vento di ripresa sembrava avesse cominciato a soffiare con dei risultati positivi nell’ultimo trimestre del 2010». A fine anno forse la musica era diversa, complici le feste natalizie. Anche a maggio, però, la musica del jazz vicentino ha richiamato comitive di turisti. «Non è vero, lo posso confermare dal mio negozio in centro – commenta caustico Santagiuliana - festival jazz? Nessuno. Festival biblico? Un flop totale. E poi non c'è stato un orafo in negozio in occasione di VicenzaOro, se non qualche cliente abituale. Siamo rimasti aperti alla domenica e non abbiamo visto nessuno. Eppure sono anni che diciamo di portare in centro storico i turisti con un bus, di mettere i ragazzi del conservatorio sulla Loggia del Capitaniato per far si che i turisti restino a Vicenza. Invece vediamo solo comitive di anziani che non spendono».

Vicenza: veni, vidi… ma non compra (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)Uno sfogo in piena regola, insomma. Al quale Massimo Pecori [a sin.] risponde a tono: «Sono d’accordo che il turista morde e fugge perché non ha i soldi per fermarsi a dormire, ma forse le categorie dovrebbero interrogarsi sul perché la gente non compra. Con le manifestazioni noi siamo riusciti a portare i turisti in centro adesso sono le categorie economiche che devono interrogarsi: che facciano un po’ di autocritica anche loro». Mordi e fuggi. Siamo d’accordo. Ma questo non significa che uno non possa comprare, anche se resta in città poche ore. E se il discorso fosse che una volta entrato al ristorante uno poi non ha più voglia di fare acquisti? «Che cosa dobbiamo fare? Delle vendite rateali? – ironizza Trevisan – le grandi strutture possono farlo, ma il commerciante a livello famigliare più che dare fiducia ai clienti conosciuti che cosa può fare? Abbiamo strutturato al meglio i nostri negozi, fatto sì che i nostri dipendenti siano prepari alla vendita. Ma se l'economia non si mette in moto, non la vedo bene e noi stiamo aspettando delle riforme da troppo tempo e stiamo dando fondo alle nostre risorse».

Il problema, quindi, è che il consumatore oggi compra solo quello che gli serve. I dipendenti arrivano a fine mese risicati, spalmano gli acquisti nell’arco di 30 giorni e non pagano più con carte di credito. E quindi anche un “maggio in fiore” può fare poco. «In ogni caso le manifestazioni sono importanti ed è importante che ci siano per veicolare una serie di persone a vivere la città – continua Trevisan – ma se da una parte sta a noi fare offerte e promozioni, dall’altra constatiamo che turismo ce n'è e bisogna lavorare perché sia stanziale e non da “toccata e fuga”. Secondo me non è ancora stata sfruttata le potenzialità di Vicenza. Bisogna studiare la strategia giusta».

Vicenza: veni, vidi… ma non compra (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)Un discorso annoso? Di sicuro. Ma forse più che mai attuale. A sentire Santagiuliana [a des.], i dati raccolti da un sondaggio fatto dai commercianti del centro sulle catene di negozi in Veneto indicano che il problema non è comune a tutte le città della regione. «Abbiamo fatto una relazione su di una indagine fatta interpellando le catene dei negozi nel Veneto nell'arco di due anni – spiega il commerciante – e su Vicenza tutti hanno scritto che hanno perso fatturato a parte Kasanova e quello dei tappeti. In rapporto ad altre città Vicenza ha perso». Santagiuliana ha fatto anche un altro tipo di inchiesta personale, cercando tra i colleghi commercianti le ragioni della perdita di competitività dei negozi del centro: «Tutti mi dicono che il problema è dell’accattonaggio continuo, di una città sporchissima con sigarette dappertutto e poi che si sente la mancanza di ristoranti importanti: la Meneghina chiusa, il Garibaldi fermo… insomma tutto un insieme di cose che fanno solo aspettare i saldi per poter vendere». E se per lui c’è un «piano che il Comune deve rivedere», per Pecori la posizione è chiaramente diversa: «Assurdo imputare la colpa alla chiusura di un bar – chiosa l’assessore – Credo che il riscontro in termini di frequenze oggi sia notevole: noi abbiamo il compito di portare le persone in centro, dopodiché se non entrano nei negozi non possiamo essere noi a dare i soldi per gli acquisti. Una strategia comune? D’accordo, ma anche gli operatori debbono fare la loro parte. Noi stiamo cercando a 360 gradi le manifestazioni, poi è l’unione che fa la forza. È una delle componenti fondamentali che fanno vincente la strategia».

Il problema, insomma, tra chi vede il bicchiere mezzo pieno e chi lo vede mezzo vuoto è che, per adesso, non c’è nessuno a berlo.

 

nr. 22 anno XVI dell'11 giugno 2011

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