NR. 08 anno XXIX DEL 27 LUGLIO 2024
la domenica di vicenza
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Fogazzaro dalla A alla Z, passando dal narratore al moralista

Nel libro Marco Cavalli fa emergere la “fogazzarietà” come vera essenza della vicentinità, poi ripresa da scrittori come Parise e Scapin

di Giuseppe Brugnoli
giusbrug@tin.it

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Fogazzaro dalla A alla Z, passando dal narratore a

Apparso fuggevolmente neFogazzaro dalla A alla Z, passando dal narratore a (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)lle librerie intorno al giorno anniversario del centenario della morte dell'illustre scrittore, il libro “Fogazzaro in tasca” di Marco Cavalli [a des.] gode di un duplice privilegio: di essere stato scritto da un “battitore libero” della critica letteraria, non legato a scuole, a università o a consorterie, e di essere stato pubblicato da un altro battitore libero, questa volta dell'editoria, Angelo Colla, così che nella stessa Vicenza patria dell'autore, dell'editore e anche del protagonista del libro ha avuto una buona ma pur sempre unica recensione. Essendo anche, almeno a nostra conoscenza, l'unico libro uscito su Antonio Fogazzaro in occasione del non fausto anniversario, è facile facezia dire che è anche il migliore, ma si potrebbe anche aggiungere, per calare un altro carico su un tavolo da gioco assolutamente sguarnito, che è anche l'unico libro che, a cent'anni dalla morte si poteva scrivere oggi sul grande narratore che ai suoi tempi infiammò cuori di fanciulle illibate e di mature e navigate rappresentanti della piccola nobiltà e della grande borghesia, mentre di questi tempi potrebbe soltanto suscitare moti di stizza, o forse soltanto sbadigli di trattenuta mestizia.

Il risvolto di copertina è sinteticamente la migliore descrizione del libro, e quindi ricopiarlo vale più di qualsiasi esame introspettivo: «Che cosa resta di tutto il Fogazzaro che abbiamo letto fin qui, allo scadere del centenario della sua morte? Non moltissimo, a dir il vero: reminiscenze scolastiche, aneddoti biografici, il titolo del suo romanzo più famoso: “Piccolo mondo antico”. A un secolo dalla sua scomparsa, si può mettere in salvo di Fogazzaro una memoria più viva, organizzandola in forma di abbecedario con voci rinviantesi l'un l'altra come in un Baedeker in cui le vicende intellettuali della scrittore, le trame e i personaggi del suo romanzo sono gli elementi del suo paesaggio naturale».

E così, Fogazzaro dalla A alla Z, passando dal narratore a (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)da “Amore” a “Zio”, ma passando per una serie di vocaboli accuratamente scelti per colpire alcune locuzioni e diversi stilemi tipicamente fogazzariani, Marco Cavalli inchioda il suo personaggio con una serie di spilloni aguzzi alle proprie responsabilità non soltanto di narratore, ma anche di moralista e di maître-à-penser. Alcune citazioni fulminanti. «Narratore: Si vede subito che cosa si rischia identificando il narratore di “Piccolo mondo antico” con il suo autore: il declassamento del romanzo a roman à clef, a memoriale autobiografico costellato di licenze tanto arbitrarie quanto civettuole». «Moderato: Cattolico liberale, liberal-moderato, clerico-moderato, in qualunque modo si scelga di qualificarlo, Fogazzaro è un caso abbastanza unico di solitudine ideologica. Il suo moderatismo riesce a scontentare tutti: i clericali intransigenti, i cattolici progressisti, i socialisti, le gerarchie vaticane». «Imeneo: I suoi romanzi (di Fogazzaro) parlano di un divorzio insanabile tra matrimonio e piacere sessuale. Il talamo è riservato a quell'espletamento spicciativo denominato “dovere coniugale”. In quanto ai figli, sono un segno di matriarcato, non di maternità, e tanto meno di armonia sessuale tra gli sposi». Ce ne sarebbero altre, a dozzine, e non si potrebbe neppure dire che sono sparse per tutto il libro, anzi: il libro consiste propriamente di queste piccole o grandi aggressioni al mito di Antonio Fogazzaro, qualora esso fosse ancora vivo in qualche recesso dei ricordi letterari. Ma questa scientifica spoliazione della figura e dell'opera dello scrittore che soltanto per un modesto accidente non ebbe il premio Nobel, una spoliazione o meglio una riduzione in pezzi e pezzetti fatta sotto le mentite spoglie di un titolo non corrispondente, come “Fogazzaro in tasca”, che presuppone una raccolta di amabili citazioni da testi ormai francamente poco leggibili nella loro interezza, ha un singolare pregio: quello di mettere in eFogazzaro dalla A alla Z, passando dal narratore a (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)videnza le proprietà intrinseche di una “fogazzarietà”, se così si può dire, che fa il paio con la “vicentinità”, anzi ne costituisce l'essenza più originale e profonda. Se infatti Fogazzaro oggi è rileggibile quasi esclusivamente per la mistura, davvero tutta sua, tra religiosità profonda ed erotismo superficiale, per cui i peccati suoi, dei suoi personaggi e soprattutto dei protagonisti dei suoi romanzi quasi, ma soltanto quasi, autobiografici sono peccatori contro il decimo comandamento, quello che proibisce non di andare a donne, ma soltanto di desiderarle, c'è al fondo di quella impalpabile virtù o proprietà tipica dei narratori vicentini, che si usa con qualche compiacimento chiamare vicentinità, lo stesso miscuglio, in diverse proporzioni a seconda degli autori, tra gli stessi sentimenti, o sensazioni, o anche soltanto pulsioni.

E allora il prossimo impegno di Marco Cavalli, che leggiamo critico illustre presso editori illustri dell'opera discussa di Aldo Busi, potrebbe esse quella di ritrovare nella larga schiera di scrittori vicentini le radici di quella “vicentinità” che affonda i suoi più segreti ma anche più vigorosi polloni nella “fogazzarietà”, a cominciare ad esempio da “Il prete bello” di Parise, che però subito dopo ha abbandonato le seduzioni di un veterocattolicesimo intriso di morbosità per seguire altre strade, per continuare con il primo romanzo di Scapin, “Il chierico provvisorio”, che in chiave ironica si riaggancia direttamente alle esperienze spirituali-erotiche così ben raccontate da Fogazzaro, fino a gettare uno sguardo anche nelle opere di altri scrittori di Vicenza, come quelli a suo tempo raccolti da Lea Quaretti nella grande antologia pubblicata da Neri Pozza.

 

nr. 24 anno XVI del 25 giugno 2011

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