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Cento anni nasceva Onisto, il vescovo amico

di Stefano Ferrio

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Cento anni nasceva Onisto, il vescovo amico

Vent’anni fa, l’8 maggio 1992, si spegneva a Bassano monsignor Arnoldo Onisto, che fu vescovo di Vicenza dal 1971 al 1988. Un vescovo molto amato, e più discusso di quanto la sua anima mite avrebbe desiderato. Un pastore di anime ispirato concretamente dal Vangelo, pienamente coinvolto dalla temperie innovativa del Concilio Vaticano Secondo, e immune da ogni contaminazione con i palazzi del potere.

La ricorrenza del ventennale della morte diventa particolarmente significativa perché anticipa di due mesi quella del centenario della nascita di Onisto, venuto al mondo ad Asolo, in provincia di Treviso, il 16 luglio 1912.

Basta solo vedere le date, avvertirne una qualche loro eco, per capire che ripercorrere oggi, in pieno 2012, la vita e l’opera pastorale di questo sacerdote, significa intraprendere un lungo, e per certi versi affascinante, viaggio nel tempo. Sensazione che un po’ si è colta con la recente nomina dell’attuale vescovo di Vicenza, Beniamino Pizziol. Per definire il quale, molti hanno detto “Si vede che è stato a lungo parroco”. Ovvero un pastore di anime, abituato a camminare e a impolverarsi le scarpe, camminando instancabile da una parte all’altra della sua parrocchia. Noi vicentini rischiavamo di perderne memoria. Infatti questa stessa immagine calzava alla perfezione anche per Onisto, e per la sua instancabile vocazione a percorrere e a conoscere un territorio diocesano fatto di persone, prima ancora che di chiese e oratori.

Perché solo in apparenza la figura semplice e bonaria di monsignor Arnoldo appare quasi schiacciata, nella genealogia vescovile vicentina, fra tre figure a loro modo molto più istituzionali e attente ai rapporti con la politica come il predecessore Carlo Zinato e i successori Pietro Nonis e Cesare Nosiglia. In realtà, con tutto il rispetto dovuto agli altri tre vescovi, la semina compiuta da Onisto durante il suo episcopato è stata prodiga di piante che hanno mostrato un’umile quanto forte resistenza agli attentati del tempo. Non a caso sono stati in molti a riconoscere in un certo mondo cattolico vicentino, fatto di comunità parrocchiali e associazioni aggregatesi nel movimento No Dal Molin contro la nuova base americana, una rete ecclesiale ancora formata da sacerdoti e laici a loro tempo toccati dall’umile e coinvolgente messaggio evangelico di Onisto. Un vescovo che, detto in poche parole, venne a Vicenza proponendosi semplicemente di applicare nella quotidianità di una diocesi i disegni innovativi del Concilio Vaticano Secondo: dialogo, porte aperte, democrazia, ritorno alla strada, primato degli ultimi. Orientamenti e spirito di confronto che trovarono espressione in quel piccolo quanto vivo Concilio vicentino che fu il Sinodo diocesano, fortemente voluto e coordinato da Onisto nel pieno degli anni Ottanta.

Fu, questo sofferto quanto appassionato richiamo a uno Spirito finalmente libero da lacci gerarchici e dottrinali, quanto bastò perché Roma, da ben prima del Sinodo, gli affiancasse – evento inedito nelle secolari vicende della diocesi vicentina – un vescovo ausiliario, monsignor Carlo Fanton, e perché d’altro canto molti vedessero in Arnoldo Onisto quel prete rivoluzionario e barricadiero che in realtà non era. Molto più semplicemente, quando la cronaca glielo suggeriva, egli dava cristiana testimonianza attaccando, dal pulpito e non, una nostrana classe imprenditoriale pronta ad anteporre a qualsiasi costo il proprio utile al bene comune, l’accumulo fine a stesso all’investimento fruttuoso dei talenti.

Tutte ragioni che rendono interessante l’iniziativa presa per il centenario dai sacerdoti della Uac, L’Unione apostolica del clero, al fine di raccogliere tutte le memorie possibili sulla figura di Onisto vescovo di Vicenza. Scritti e materiali finalizzati a una prossima pubblicazione da cui è lecito attendersi conferme o variazioni rispetto a una pubblicistica che per fortuna non manca, a cominciare da testi importanti come “Dono e servizio” di Nicoletta Fusaro (edizioni Messaggero) e “Un vescovo pastore nella sacrestia d’Italia” di Pino Dato e Fulvio Rebesani (Dedalus).

Nella convinzione che oggi, e non solo a Vicenza, chi cerca nella Chiesa una qualche parola sugli enormi cambiamenti da cui siamo interessati, farebbe molta fatica a trovare ascolto prima ancora che parole, dialogo prima ancora che soluzioni. Una priorità, questa del contatto, di cui era profondamente consapevole il monsignor Onisto che nel 1971 si presentava alla diocesi di Vicenza dicendo: “Io voglio essere per chiunque fratello, amico, sostegno, compagno di viaggio”.

 

nr. 17 anno XVII del 5 maggio 2012

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