NR. 08 anno XXIX DEL 27 LUGLIO 2024
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IL VIAGGIATORE: Benedetta la Serie C, purché sia biancorossa

Dopo un decennio di mesta, intollerabile e incolore Serie B, ecco l’occasione per ricominciare. E per tornare a vedere una Vicenza Città del Calcio

di Stefano Ferrio

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IL VIAGGIATORE: Benedetta la Serie C, purché sia b

C’è voglia di Serie C. Purché sia finalmente calcio, e non finzione. Purché l’aria sotto Monte Berico torni a essere Biancorossa, e smetta di non avere più colori. Purché Vicenza sia Città del Calcio.

Lo sostengo dopo avere vissuto la retrocessione del Vicenza con tre, successivi stati d’animo: una tetra amarezza, un vivo senso di liberazione, e infine il profondo smarrimento in cui ancora mi dibatto. Dentro il quale non so se sperare o rassegnarmi. Ma andiamo con ordine.

La tetra amarezza è stata la stessa di migliaia di tifosi biancorossi, incaprettati dal playout perso in modo così agghiacciante a Empoli, dove si è avanti di due a venticinque dalla fine, e si riesce a beccarne tre, sbagliando pure un rigore.

Poi, questione di un paio di giorni, è subentrato un vivo senso di liberazione. Ovvero basta, parola fine a questa intollerabile Serie B da derelitte comparse che ci siamo portati sul groppone per undici, lunghissimi e inutili anni. Dove il gol fallito da Jeda il 17 maggio del 2003, a tre minuti dalla fine di un Vicenza-Lecce simile a uno spareggio per la A pareggiato invece che vinto, è stata l’unica fiammata di vita dentro a un calderone di infinite tribolazioni nelle zone basse della classifica, compreso un primo playout già perso in modo umiliante con la Triestina nel giugno del 2005. Ecco, il ricordo di quella salvezza giunta poi a tavolino, a causa dei ribaltamenti provocati dal Giudice Sportivo, in questo momento non mi fa nemmeno prendere in considerazione la possibilità di un nuovo ripescaggio dovuto alle inchieste in corso sulle infinite nefandezze del calcio-scommesse, dolosamente praticato da giocatori e dirigenti di altre società. Come ha scritto Massimo Manduzio sul Giornale di Vicenza, quella resurrezione giudiziaria del 2005 è servita unicamente a procrastinare per altri sette anni un verdetto di inesorabile condanna, arrivato a destinazione al culmine di una stagione dove ci è capitato di subire di tutto e di più, a cominciare dalle fatali otto giornate affidate alla guida di Massimo Beghetto, ostinatamente convinto – per dirne solo una – che tale Bianco Gianluigi sia un giocatore da Serie B. Può sempre raccomandarlo alla nazionale della sua beneamata Padania, dove magari il taglio di capelli di Bianco Gianluigi farebbe sfracelli.

IL VIAGGIATORE: Benedetta la Serie C, purché sia b (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)E veniamo dunque allo smarrimento in cui non si sa se sperare o rassegnarsi. Quest’ultimo sentimento, di resa incondizionata, fa capolino facilmente. Una volta uscito di scena Sergio Cassingena, il neopresidente Massimo Masolo le sta tentando tutte, con ammirevole passionalità da vero tifoso, per convincerci che una società ancora esiste, o quanto meno si profilerà a breve, nella sede di via Schio. Per come ha coraggiosamente gestito il finale di stagione, imponendo il ritorno in panchina di Gigi Cagni, che purtroppo non può tirare i rigori al posto di Paolucci, Masolo merita rispetto e fiducia. Ciò nonostante, considerando la crisi economica globale che tutto il mondo avviluppa e travolge ormai da quattro anni, ogni illusione è assolutamente fuori luogo.

Illudersi no. Ma sperare è sempre lecito. Per quanto mi riguarda, una volta considerati i fattori in campo, sperare significa qualcosa di molto semplice, circoscritto, in linea con i principi di quella sana “decrescita” a cui tutti dovremmo conformarci. Spero quindi in un allenatore a cui affidare un progetto di squadra. Spero in una rosa di giocatori giovani, equamente trattati da un punto di vista economico, onorati e felici di indossare la maglia biancorossa. Spero nel divertimento di andare allo stadio Menti per vedere partite che siano vinte o perse, ma sempre “giocando”. Spero in una classifica da zone alte, ma senza il patema di dover tornare subito in B. Spero in tante belle domeniche (ah, che liberazione non essere più costretti a tristissimi sabati della serie cadetta) in cui tre, quattro, cinquemila vicentini tornino a casa dal Menti soddisfatti di avere pagato il biglietto.

IL VIAGGIATORE: Benedetta la Serie C, purché sia b (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)Posso spingermi un pochino più in là? Spero in un vivaio totalmente rifondato, su cui puntare per il futuro, anche economico, di una società che deve in tal senso guardare ai modelli di Chievo, Lecce e Cittadella. Spero in una curva festosa, capace nuovamente di cantare, magari nuovi cori, senza più limitarsi agli sguaiati e tristi sfottò degli ultimi anni. Spero in un progetto di stadio, nuovo o rifatto dov’è, finalmente degno di una Città del Calcio.

Perché questo è il punto, Vicenza Città del Calcio. Luogo dove dalla fine dell’800 a oggi il pallone ha continuato gloriosamente a rotolare: tirato, parato, stoppato, crossato e passato da grandi e meno grandi giocatori che tutti assieme hanno contribuito alla Storia dello sport italiano. Non è poco, considerando che in Italia di città simili, altrettanto antiche e gloriose, se ne contano sulle dita di due mani mettendo sul piatto titoli, passione popolare, longevità agonistica ai massimi livelli. Qualsiasi sarà la società, e il presidente destinato a guidarla (ma il Masolo visto finora si presenta bene), da qui non si può prescindere. Da una targa che fuori dallo stadio dica al mondo “Qui hanno giocato con la maglia biancorossa i Palloni d’Oro Paolo Rossi e Roberto Baggio”. E, se proprio non si vuole metterla, che quelle parole restino valore irrinunciabile al pari della Coppa Italia vinta nel ‘97, dei trenta campionati giocati in Serie A, del secondo posto del 1978 dietro la Juventus. Fondamenti su cui fare cultura sportiva, emozionare il pubblico, ricordare che di Menti ce n’è uno solo al mondo.

Una volta poste queste basi, perdute ai tempi ormai lontani di Francesco Guidolin allenatore, sia pure Lega Pro, Prima Divisione o Serie C che dir si voglia. In qualsiasi modo la si chiami, vedrete che una rinata “Vicenza Città del Calcio” ci resterà poco.

 

nr. 23 anno XVII del 16 giugno 2012

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