NR. 08 anno XXIX DEL 27 LUGLIO 2024
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IL VIAGGIATORE. Due gocce, e si corre a spiare il Dio del Fiume

Un allarme dopo l’altro, l’alluvione del 2010 diventa norma, e non eccezione, in una Vicenza dove il passato forse ci nasconde una già avvenuta fine del mondo…

di Stefano Ferrio

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IL VIAGGIATORE. Due gocce, e si corre a spiare il

Il Dio del Fiume ruggisce sotto i ponti di Vicenza.

Da due anni a questa parte, dall’alluvione degli Ognissanti del 2010, bastano poche ore di sferzante “scravasso” perché il Dio del Fiume riappaia, furente e limaccioso, biblico e vandalico, stolido e spaventevole. Sirene spiegate, montagnole di sacchi di sabbia, idrovore al lavoro, argini inondati, foto di gruppo con cerata e cappuccio. Due repliche di apocalittici trailer, fortunatamente con “lieto fine”, solo nelle ultime tre settimane.    

E ogni volta, lungo i parapetti del Bacchiglione, accorre a ossequiare il Dio del Fiume, tentando vanamente di ingraziarselo, un’umanità di ricchi e poveri, vecchi e bambini, innamorati a caccia di un procelloso “clic” Sturm und Drang da inviare via mail ai cugini d’Australia, e pensionati smaniosi – anche a costo di affogare - di un’emozione più forte della Prova del Cuoco. Il Dio del fiume scorre e muggisce, indifferente alle preci di un popolo quanto mai smarrito, angosciato, incapace di spiegarsi quale sortilegio abbia improvvisamente trasformato i campi attorno a Caldogno nella location prediletta da Alberto Angela per gli special di Quark sui monsoni, con tanto di cinesi travestiti da vietnamiti e yak noleggiati allo Zoo-Safari più vicino.    

Sì, forse ha ragione chi sostiene che la fine del mondo non sarà il 21 dicembre, come profetizzato dai Maya, perché in realtà è già avvenuta, e noi non ce ne siamo accorti.

Così fosse, la verità si nasconde probabilmente negli ultimi vent’anni.

La Vicenza discretamente “renziana” e un pochino leghista su cui ci si accapiglia durante queste primarie del centrosinistra, al primo turno favorevoli al sindaco di Firenze, pare infatti, se non diabolica contraffazione, sbiaditissima copia di quella passata alle cronache del 1992. Se non fosse per il sindaco Variati, che è lo stesso di allora, per i gelati di Brustolon, per la maglia biancorossa della locale squadra di calcio, e per le mostre in Basilica Palladiana, dove il Cristo Risorto del Botticelli ha preso il posto della personale dedicata all’architetto Gianugo Polesello, gli strappi fra “prima” e “dopo” appaiono troppo numerosi e cruenti per pensare a un semplice sogno.

Perché poi, nel giochino del “chi l’avrebbe mai detto?”, applicato a quel lontano 1992, quasi tutto regge alla prova della logica, tranne il Dio del Fiume. Tutto sommato resiste perfino il Berlusconi erede di Craxi, e perciò presidente del consiglio rovinatosi in una “simulazione reale” di “Drive In”. Così come, parlando della nostra città, reggono la proliferazione militare di una base americana già esistente, il ritorno di Variati sindaco da una Repubblica all’altra, la breve gloria e la lunga dannazione del Vicenza Calcio passato dai trionfi Guidolin alle flebo dell’attuale serie B, e la crescita esponenziale di una nostrana Babele abitata da mercanti cinesi, muratori africani e ristoratori pachistani odorosi di kebab.

La prova certa dell’Armageddon compiutosi, e della soglia di un altro mondo inavvertitamente varcata fra il Livelon e ponte Pusterla, torna invece a scalfire le nostre residue certezze non appena le Furie tornano a impossessarsi del Bacchiglione. Perché intere settimane di novembre, trascorse in passato a crogiolarsi sotto le coperte, leggendo Tex Willer e sognando appuntamenti con Sonia, non appartengono più a “questo mondo”. Così come i libri di versi posati sul davanzale davanti a serpentine di ombrelli aperti. O il piacere di addormentarsi, sapendo che, goccia dopo goccia, qualcosa cresce, e un domani germoglierà, nei campi lì fuori.

Perché nella Vicenza di oggi non esistono più i campi di una volta. Ma solo informi lande, dove straripa e si corica il Dio del Fiume.

Una Vicenza del domani esisterà quando lo avrà placato.

 

nr. 42 anno XVII del 1 dicembre 2012

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