NR. 08 anno XXIX DEL 27 LUGLIO 2024
la domenica di vicenza
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Il mio Sanremo

di Fabio Carraro

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sanremo

È stato un Festival di qualità, e più di qualcuno si è visto costretto a cambiare idea. Certo l’elenco dei BIG, diffuso un mese prima dell’evento, aveva lasciato perplesso anche me anche se, da buon Sanremo-dipendente ho lasciato alle spalle i preconcetti. Sapevo bene che non avrei perso un solo minuto del Festival.

È uno dei pochi momenti in cui non esco di casa per sei giorni di fila (perché è imperdibile anche lo speciale Domenica In della domenica pomeriggio), anticipo l’ora di cena, vivo di surgelati per far prima e salto la camomilla.

sanremo (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)Una fatica premiata! Mi fidavo di Mauro Pagani, il direttore artistico, troppo “musicista” per deludere. Mi fidavo di Fazio, che come presentatore ha molto da imparare, ma sulle idee è decisamente illuminato. Ma il Festival è canzoni e allora partiamo dalla peggiore.

Mi attiro la rabbia di numerosi fans, ma i Modà (che restano bravi), inseguivano la vittoria e onestamente mi hanno deluso. I testi sono improponibili a partire da “se i baci si potessero mangiare ci sarebbe un po’ più amore e meno fame”. Unica giustificazione ambiscono a far la colonna sonora al prossimo spot per la Perugina. I veri geni sono gli Eli con la loro “Canzone mononota” anche se, una settimana dopo, ha già stancato.

Mengoni invece è stato capace di capolavoro, soprattutto venerdì. Nella serata sulla storia del Festival la sua versione di “Ciao amore, ciao” è stata da pelle d’oca. La canzone con cui ha vinto è splendidamente sanremese e, per favore, basta associarlo a X-Factor. Oggi è un altro, e si sente . Da X-Factor arriva anche il vincitore dei Giovani, quel Maggio già leader degli Aram Quartet, canzone carina. Togliamoci il dente talent. Brava Chiara Galiazzo, ma ancora una volta ha sbagliato canzone, inadatta a quel palco anche se bella. E brava Annalisa, una delle poche che in 5 serate non ha mai, e dico mai, stonato! Notevole.

Non mi fermo su Almanegretta o quelli sui Tubi, non proprio dei Big. Mi è piaciuta Maria Nazionale. In un Sanremo senza ne Oxe ne Patty Pravo lei ha portato un po’ di tradizione. Per il resto mi hanno lasciato qualcosa, come sempre, Max Gazzè, Daniele Silvestri e Malika. I primi due dei geni delle sette note, lei premiata da due testi di Sangiorgi era elegantissima, a parte la schiena tatuata e quel biondo “finto” che non le calza per nulla.

Bello rivedere Cotugno e Albano e, non negatelo, Felicità l’abbiamo ricantata tutti a squarciagola, con buona pace di Romina.

La più bella sul palco resta la Molinari, che gambe! Quanto alla signora Bruni e il suo look da esattore delle tasse, anche no grazie! Alla fine, di questo Festival, probabilmente rimarranno tre cose. Una straordinaria Lucianina Littizzetto, anche se frenata dalla par-concidio e dal marchio Raiuno. Maurizio Crozza fischiato, come prevedibile, ma incapace di proseguire. Il tragico destino dei Ricchi e Poveri colpiti da un grave lutto nel giorno del gran ritorno. Fateci caso di tre cose nessuna è legata alle canzoni, ma anche questo è Sanremo!

 

nr. 07 anno XVIII del 23 febbraio 2013

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