NR. 08 anno XXIX DEL 27 LUGLIO 2024
la domenica di vicenza
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IL VIAGGIATORE. Un secolo di pedalate sotto la pioggia

Dalla fondazione della premiata ditta Berga al Giro d'Italia che torna a Vicenza rievocando storie di bersaglieri arditi e sofferenti innamorati

di Stefano Ferrio

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IL VIAGGIATORE. Un secolo di pedalate sotto la pio

Biciclette sotto la pioggia. Via di corsa a schivare pozzanghere, spruzzi, parafanghi insolenti.

In questi giorni di scrosci e nuvolosi patemi, le si vede sfrecciare lungo cento anni di zaini schiacciati nel portapacchi, frignanti “bocia bociase” sistemati sul palo, sacchetti della spesa avventurosamente appesi al manubrio, scampanellate stile roulette russa prima di curvare contromano.

Sono i cento anni trascorsi da quando il meccanico Giovanni Paulon fonda la premiata ditta di bici Berga, in onore dell'antico teatro che i romani eressero dalle parti dell'attuale borgo Berga: fabbrica a borgo Casale e glorioso negozio al civico 11 di contra' Manin, retrobottega di piazza dei Signori. Sono i nomi e i luoghi rievocati dal rally di velocipedi d'epoca organizzato per domenica 19 maggio, in attesa del Giro d'Italia che quattro giorni dopo, mercoledì 22, torna a fare tappa a Vicenza.

Ecco allora chiarirsi perché questo è un secolo che è, fra le tante cose, un secolo di biciclette sotto la pioggia. Condizione del tempo e dell'anima per nulla amata da quanti, fra una partenza e una meta, possono solo pedalare, arrangiandosi come possono fra tir, automobili e corriere, oltre che immancabili, “incauti” pedoni in balia degli ombrelli. Però lo stesso pedalano, si affannano, imprecano, e alla fine, in un qualche posto, scendono dal loro puntuto sellino.

Come in quel 1913 di rade biciclette sugli stradoni infangati della Belle Epoque, “Guarda come corre la mia Bianchi”, “Aspetta che ti faccio vedere con la mia Berga” si sente ancora gridare dalle parti di Vivaro, Isola, Lisiera e Cavazzale.

Scoppia la Grande Guerra, ma non c'è acquazzone che possa fermare l'avanzata di bersaglieri ciclisti come Delfino Borroni da Turago Bordone, provincia di Pavia, cavaliere di Vittorio Veneto morto a 110 anni di età ricordando ancora quanto forte gli batteva il cuore fra le mine e le trincee dell'altopiano di Asiago.

Ieri come fosse oggi, e forse un po' domani. Anno 2079, una pioggia un po' più calda e “blu” di quelle nostrane scivola lungo le “cerate autorigenerate” di cicloturisti come Noureddine Berg, sangue molto marocchino, ma anche svedese quanto basta per dirigere la sua “elettrica trifase” color pervinca fino alla stessa Vicenza descritta nel diario di nonno Gustav, che invece era integralmente “made in Sweden”.

“16 maggio 2013 – si legge in quelle pagine gelosamente conservate – la mia vacanza italiana passa per le città di Vicenza. Pioggia furibonda, fiumi esondati, eppure ho voluto lo stesso prendere a nolo una bicicletta, soprattutto dopo che ho visto il nome della marca, Berga, così simile al cognome della mia famiglia. Sarà stato per questo, oltre che per la pioggia, ma, mentre pedalavo, vedevo confondersi le strade dei colli, che si chiamano anche quelli “Berici”, guarda un po', con quelle larghe e piatte della contea di Vastra Gotaland, dove sono nato e cresciuto. Mi sentivo davvero a casa”.

Quando piove le biciclette viaggiano nel tempo, oltre che nello spazio. Come quelle staccate quasi mezzo secolo fa sotto i primi goccioloni dal muro della stradella dei Nani, dove i baci non sono mai troppi, ma intanto la minestra a casa è già nel piatto, “Ti telefono alle nove”, “No, devo vedere se la mamma si è arrabbiata, caso mai ti chiamo io”, sospirato da un'Agnese che poi si è bagnata troppo lungo la strada per il Biron, così alla fine le ha prese da sua madre, e al povero Guido non ha potuto telefonare nemmeno dopo Carosello, ficcata a letto con la sorella più piccola come avesse ancora otto anni, e non sedici.

È il giugno del 1967, e il papà di Agnese tira tardi al bar sotto casa parlando del Lanerossi Vicenza di Menti e Campana, che si è appena salvato dalla serie B perché all'ultima giornata Pascutti del Bologna ha sbagliato un gol a porta vuota, ma anche del Giro d'Italia che due giorni prima è passato per Monte Berico, dove la tappa è stata vinta dallo spagnolo Francisco Gabica.

A mezzanotte cade un'ultima acquerugiola. Qualcuno là fuori, nel 1967, o forse questa sera, in sella alla sua antica bici con freni a bacchetta, si è scapicollato per svoltare in viale Crispi appena in tempo... E, tre case più in là, una ragazzina di nome Agnese, come sua nonna, si ficca a letto mentre gira la chiave nella toppa di casa.

Domani, se non piove, gita in bici.

 

nr. 19 anno XVIII del 18 maggio 2013

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