NR. 43 anno XXVIII DEL 23 DICEMBRE 2023
la domenica di vicenza
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Andrea Baracco e il suo tour vicentino

di Elena De Dominicis
elenadedominicis@virgilio.it

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“Vita di Edoardo II d’Inghilterra”

Quindi anche una forma di disagio. Nel Giulio Cesare lui è assassinato, vediamo nel famoso monologo di Marco Antonio come si influenzi la gente ed Eduardo II, per come lo ricorda il grande pubblico dal film Braveheart, è un debole, almeno Mel Gibson lo dipinge così.

«Infatti è molto difficile reperire notizie su Eduardo II come figura storica perché viene raccontato come un re maldestro, inetto, debole e sicuramente Marlow, poi Brecht attraverso di lui, ne fanno una descrizione estremamente complessa che non è solo un discorso di debolezza o di omosessualità che quindi porta a vendere una nazione o a far crepare una nazione per desiderio fisico ma, in realtà ti racconta una traversata dell’orrore di questo personaggio che sceglie di andare fino in fondo al marcio che c’è in Inghilterra rispetto agli altri personaggi, situazioni e tutto il resto».

Nel film vediamo che il regista ha un rapporto conflittuale con la scrittura, arriva a doversi misurare con un testo scritto da altri, i personaggi gli si presentano davanti da soli. Molti scrittori dicono che quando devono delineare i personaggi dei loro romanzi sono essi stessi che quasi si materializzano nella loro mente. I personaggi sono delle entità con un tale grado di autonomia?

«Autonomia non lo so però, io parlo da regista, fondamentalmente penso che il meccanismo sia pressappoco lo stesso. A mano a mano che vai avanti nello studio, che può essere la creazione di un libro o di uno spettacolo, è fuori discussione che vengono sempre più a fuoco; se è un testo teatrale attraverso la messa in relazione di vari elementi che hai a disposizione, se stai scrivendo qualcosa, seguendo semplicemente il tuo desiderio. Quanto lo desideri e quanto ti affascina questo personaggio o ti seduce fondamentalmente. Sicuramente è un grande atto di seduzione, devi essere sedotto da un argomento, da un tic o da un aspetto del personaggio. Poi, man mano lo costruisci ti si concretizza. Anche nei Sei Personaggi di Pirandello».

Vediamo vodka, minigonna, utero in affitto, rave party, loro che fanno il bagno nude nello stagno. Tutti atteggiamenti considerati trasgressivi. Poi però ciò che conta è avere un uomo con cui essere accondiscendenti, loro vanno in giro con il capo coperto. Questi contrasti sono descritti nel libro?

«In realtà sono nati da grandi chiacchierate che ho fatto con dei ragazzi iraniani che vivono in Italia in questo momento e leggendo libri ma soprattutto parlando con delle persone. La cosa interessante che mi raccontavano è che paradossalmente c’è un alto tasso di tolleranza a Teheran, nel senso che al di là delle regole sociali, che sono più regole familiari, i ragazzi cercano delle valvole di sfogo da qualche parte, di conseguenza la Teheran notturna, mi raccontavano, è una città che sembra New York, anche adesso c’è un underground fortissimo di musica e purtroppo anche di tossicodipendenza. C’è uno dei più alti tassi di tossicodipendenza del mondo a Teheran, nonostante la droga sia assolutamente prescritta, c ‘è la pena di morte. Stesso discorso vale per quel libro “Leggere Lolita a Theran” un libro meraviglioso che racconta di questa professoressa universitaria che per motivi politici deve abbandonare la cattedra all’università e continua a fare lezione a casa insegnando Nabokov, Fitzgerald e tutti i libri interdetti dal regime e racconta in maniera meravigliosa come queste ragazze, coperte fino a i piedi, entrando in casa erano un vulcano di colori, di minigonne e di pelle. Fondamentalmente il contrasto è questo: è inevitabile che queste ragazze di 18 anni debbano esplodere, la realtà iraniana è anche questa, è di nascondersi e fare il bagno nudi e poi stare a scuola col velo».

“Vita di Edoardo II d’Inghilterra” (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)Le due amiche sono il classico “doppio” che si trova a teatro: una consapevole, riflessiva e costruttiva, l’altra distruttiva, impulsiva, istintiva. Le hai elaborate tu così?

«Sono già così nel libro: è un libro autobiografico in cui l’autrice è Yalda. C’era questa amica un po’ scapestrata che però le ha fatto fare alcune esperienze e di conseguenza a cui era piuttosto grata. Nel libro c’era già questa profonda differenza bianco – nero».

Il regista nel film sembra porsi con grande rispetto e delicatezza davanti a questi personaggi nell’osservarli e anche nel farsi quasi travolgere. Cosa ti ha colpito della storia di questa scrittrice?

«Soprattutto il dolore che raccontava in maniera quasi ingenua: è un tipo di scrittura quasi cronachistica e diaristica in cui raccontava se stessa attraverso la scrittura, fondamentalmente perché aveva un’urgenza e una necessità di comunicazione col mondo. Nel momento in cui mi sono inventato il personaggio di Guido, l’approccio non può che essere delicato: di fronte al dolore non bisogna avere un atteggiamento di giudizio ma semplicemente di osservazione e partecipazione lì dove si può. Nella letteratura teatrale contemporanea, ci sono dei personaggi che magari sono delle persone mascherate: per entrare nella complessità non puoi entrare a gamba tesa, devi trovare la strada, avere pazienza e quindi devi avere una sorta di delicatezza».

 

nr. 34 anno XVIII del 5 ottobre 2013

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