NR. 08 anno XXIX DEL 27 LUGLIO 2024
la domenica di vicenza
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Edith Stein

di Italo Francesco Baldo

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Edith Stein

Molte donne spiccano nella cultura filosofica del Novecento (Edith Stein, Hanna Arendt, Simone de Beauvoir, Simone Weil, Maria Montessori, Le sorelle Agazzi, Sofia Vanni Rovighi, Helen Parkhurst, Maria Zambrano e altre. Tra queste la figura di Etith Stein ha un ruolo molto importante, la sua stessa vita e la morte ad Auschwitz l’hanno consegnata alla memoria non solo della filosofia, ma della storia dell’umanità. Proclamata. Al Carmelo di Vicenza un incontro organizzato da Marco Calvelli, ha delineato la sua figura sia come filosofia e mistica.

Complesso è l’itinerario filosofico, religioso e mistico di Edith Stein. Nacque Breslavia (Wroclaw, allora in Germania, oggi in Polonia) il 12 ottobre 1891 e morì nel campo di concentramento di Auschwitz-Birkenau il9 agosto 1942, dove morì anche la sorella Rosa.

La famiglia di origini ebraiche era molto osservante, la giovane fu di intelligenza vivace fin da piccola e si avviò agli studi universitari nella sua città. Qui iniziò a conoscere la prospettiva filosofica di E. Husserl (1859-1938), approfondendola dal 1913 nell’università di Gottinga e successivamente a Friburgo, laureandosi con il maestro con una tesi sull’empatia e divenendo per un certo periodo la sua segretaria. La grande svolta avvenne quando ebbe tra le mani il libro che narrava la Vita di santa Teresa di Gesù. Lesse il libro tutto d’un fiato, e alla fine della lettura, emozionata, diceva a se stessa "Questa è la verità!". Il giorno dopo comprò un messale e un Catechismo romano, e dopo averli studiati si recò alla locale parrocchia cattolica dove chiese di essere battezzata. Venne accolta nella Chiesa il 1 gennaio 1922; l’amica Hedwig, benché protestante, ottenne il permesso per farle da madrina. Svolse attività di insegnamento a Spira (Renania-Palatinato) e nell’Istituto pedagogico di Münster in Westfalia e costantemente difese anche per la difesa, nell’insegnamento, dell’elemento confessionale cattolico.( E. Stein intervenne sul tema con diversi scritti, ora raggruppati con il titolo Professione insegnante, in ID, La vita come totalità, op. cit., pp. 71-112.) Dall’insegnamento verrà sospesa a causa delle leggi razziali. Nel 1933 accoglie la chiamata di Dio ed entra come postulante nel Carmelo di Colonia, nel 1934 con la professione assume il nome di suor Theresia Benedicta a Cruce. Fattasi sempre più forte la persecuzione del nazionalsocialismo contro gli ebrei, Suor Theresia chiede nel 1938 di essere trasferita in un altro Carmelo fuori della Germania a Echt nella diocesi di Roermond in Olanda. Qui però non era al sicuro, i Tedeschi occuparono il Paesi Bassi. I vescovi decisero il 20 luglio 1942 di far leggere in tutte le chiese del paese un proclama contro il razzismo nazista. In risposta, il 26 luglio Adolf Hitler ordinò l'arresto degli ebrei convertiti (che fino a quel momento erano stati risparmiati). Edith e sua sorella Rosa, furono catturate e internate nel campo di transito di Westerbork prima di essere trasportate al campo di concentramento di Auschwitz, dove furono uccise nelle camere a gas.

 Per il suo martirio, la vita esercitata nelle virtù eroiche e per l’importanza dei suoi studi, fu beatificata nel Duomo di Colonia il 1 maggio 1987 da Giovanni Paolo II e lui stesso la canonizzò l’11 ottobre del 1998 e il 1 ottobre 1999 la nominò anche "compatrona" d'Europa (assieme alle sante Caterina da Siena e Brigida di Svezia).

Con la sua beatificazione nel Duomo di Colonia da parte di papa Giovanni Paolo II, il 1º maggio del 1987, la Chiesa cattolica volle onorare, per esprimerlo con le parole dello stesso pontefice, "una figlia d'Israele, che durante le persecuzioni dei nazisti è rimasta unita con fede ed amore al Signore Crocifisso, Gesù Cristo, quale cattolica ed al suo popolo quale ebrea".

La decisa volontà di Giovanni Paolo II - che in gioventù era appartenuto a quella componente del cattolicesimo polacco che aveva ereditato dalla dominazione austriaca di Cracovia le tradizioni di tolleranza asburgica verso la minoranza ebraica, e che indicò sempre lo sterminio antisemita come un abisso dell'umanità - sormontò anche l'ostacolo canonico a dichiararla santa, cioè la ricerca di un miracolo compiuto in vita ovvero la dichiarazione del martirio per la fede. Con l'affermazione che la persecuzione subita nel campo di sterminio - che portò alla sua morte - era patita per la sua testimonianza della fede (affermazione dalle conseguenze teoriche assai ampie, sulla natura anticristiana del nazionalsocialismo e sul fatto che si può affermare la fede cattolica anche rifiutando di sottrarsi ad una persecuzione razziale), Edith Stein fu canonizzata dallo stesso Giovanni Paolo II l'11 ottobre 1998.

 Il 1º ottobre 1999 il papa con la lettera apostolica Spes aedificandi la nominò anche "compatrona" d'Europa (assieme alle sante Caterina da Siena e Brigida di Svezia) affermando che: «Teresa Benedetta della Croce. .. non solo trascorse la propria esistenza in diversi paesi d'Europa, ma con tutta la sua vita di pensatrice, di mistica, di martire, gettò come un ponte tra le sue radici ebraiche e l'adesione a Cristo, movendosi con sicuro intuito nel dialogo col pensiero filosofico contemporaneo e, infine, gridando col martirio le ragioni di Dio e dell'uomo nell'immane vergogna della "shoah". Essa è divenuta così l'espressione di un pellegrinaggio umano, culturale e religioso, che incarna il nucleo profondo della tragedia e delle speranze del Continente europeo».[10]

A suo nome è intitolato un premio che viene assegnato ogni due anni a persone, associazioni o istituzioni che si sono distinte a livello internazionale per il loro impegno sociale, politico o civile. Il premio consiste in una medaglia con l'iscrizione Unsere Menschenliebe ist das Maß unserer Gottesliebe ("Il nostro amore per l'uomo è la misura del nostro amore per Dio")

 

Notizie

Nel 1990, Juri Camisasca ha scritto un brano, dal nome Il carmelo di Echt (inserita nell'omonimo album: il carmelo di Echt del 1991), cantata dallo stesso autore e, successivamente, da Giuni Russo (in Signorina Romeo Live e Morirò d'amore) ed infine, da Franco Battiato (in Fleurs 2)

Alla vita di Edith Stein si ispira il film La settima stanza.

 

Il pensiero

All’inizio della sua ricerca filosofica Edith Stein seguì il metodo fenomenologico di Husserl, e nella sua prima produzione scientifica, analizzò alcuni temi di carattere psicologico, comunitario, sociale. R. Guilead, uno dei massimi studiosi della Stein afferma: "c'è un problema sul quale è concentrato tutto il suo interesse filosofico: quello della persona umana. La ricerca dell'essenza della persona umana è indissolubilmente legata a quella della dimensione spirituale." (cfr. De la phenomenologie a la science de la croix: l'itineraire d'Edith Stein, Louvain, Nauwelaerts, 1974, è nella collana Les oeuvres d'Edith Stein: textes et elude, a cura di L. Gelber.). Questa fu la prospettiva con quale analizzò la persona «donna».

La donna, la sua specificità e il suo ruolo sono ben delineati da E. Stein in diversi suoi lavori (cfr. La donna, tr. it. O. M. Nobile Ventura, Prefazione di A. Ales Bello, Introduzione di L. Gelber, Roma, Città Nuova, 2012) La realtà della persona per la filosofa ha nella donna una sua peculiare identità. Non si tratta di conoscerla nella sua specificità e nella sua “differenza” rispetto all’uomo che è intesa spesso come rivendicazione contro, come propone oggi il cosiddetto “pensiero della differenza”, ma nell’ethos vocazionale della professione femminile, ossia nella sua consapevolezza e nella sua esaltazione. Così –afferma la Stein –“Solo chi è accecato dalla focosa parzialità della disputa (sul femminismo) può negare la realtà evidentissima che il corpo e l’anima della donna sono strutturati per un particolare scopo. La parola chiara e inoppugnabile della Scrittura esprime ciò che fin dall’inizio del mondo l’esperienza quotidiana c’insegna: la donna è conformata per essere compagna dell’uomo e madre degli uomini. Per questo scopo il suo corpo è particolarmente dotato, e a questo scopo si confanno anche le particolari caratteristiche della sua anima” tomisticamente intesa come “forma corporis”.

 La specificità della donna, del suo pensare, dei suoi interessi “orientati verso ciò che è vivo e verso l’oggetto considerato un tutto”. Il valore vitale della donna che si esprime anche nella relazione d’amore con l’uomo; essa è fondamentale e ciò racchiude un valore etico che è approfondito dalla filosofia ed è racchiuso nella divina rivelazione e nella Scrittura.(dice la Stein:”:” La conoscenza teologica e quella filosofica, se ben comprese e sviluppate, non sono in concorrenza, ma si completano e fecondano a vicenda”.

 Ben rileva la Stein: “La figura della madre di Dio ci mostra dunque chiaramente quali sono gli atteggiamenti dell’animo della donna che corrispondono alla sua vocazione naturale. Nei confronti dell’uomo: ubbidienza, fiducia e partecipazione alla sua vita che favorisce i suoi compiti oggettivi e lo sviluppo della personalità; nei confronti del bimbo: fedele protezione, cura e educazione dei talenti concessigli da Dio; e per l’uno e per l’altro: completo abbandono di sé e prontezza a ritirarsi in silenzio quando di lei non v’è bisogno; e il motivo profondo di tutto ciò è la convinzione che il matrimonio e la maternità sono una vocazione che viene da Dio e che si deve adempiere per amore di Dio e sotto la guida divina”. Nell’orizzonte umano che comprende anche la possibilità della vocazione a professioni, vive la donna, ma non solo in questo: vi è una vocazione soprannaturale della donna e nella professione religiosa vi “è l’offerta assoluta di tutto l’uomo e di tutta la vita al servizio di Dio”, che ha varietà d’espressioni ma sempre al servizio di Dio. Infatti:” è vera professione femminile ogni professione che esige le caratteristiche dell’anima della donna e che da queste in particolare può essere attuata. Il profondo principio formale –l’anima forma corporis - dell’anima della donna, poi, è l’amore, quale sgorga dal Cuore divino; l’anima muliebre può far proprio questo principio profondo, se rimane strettamente unita al Cuore divino mediante una vita eucaristica e liturgica.”

 Certamente non una riflessione oggi “alla moda” dove sembra sempre più prevalere l’indistinzione delle specificità, come se tutto fosse un omogeneo. La Stein avverte: “Solo quando le rispettive caratteristiche maschili e femminili sono pienamente sviluppate, si raggiunge la massima somiglianza possibile col divino, e solo allora la comune vita terrena viene tutta potentemente compenetrata dalla vita divina”.

Non si tratta certo di una negazione del ruolo della donna, piuttosto di una sua comprensione e di un’esaltazione del suo specifico e del suo ruolo, che deve essere formato anche attraverso una specifica educazione.

Edith Stein (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)La persona umana, che già Ildegarda di Bingen (1098-1179), definiva in modo preciso, come “composto d’anima, d’ossa e di carne”, che non è riducibile né relativizzabile, perché è “ ad immagine e somiglianza di Dio”. Così, afferma la Stein:” essendo spirito e immagine dello Spirito divino, l’anima ha conoscenza non solo del mondo esterno, ma anche di se stessa: è consapevole di tutta la sua vita spirituale e può riflettere su se stessa anche senza giungervi per la porta della preghiera”, in altre parole con la ratio, una delle ali dello spirito, direbbe Giovanni Paolo II. Con la fede, l’altra ala, e quindi con la preghiera si eleva, afferma la filosofa, “al regno luminoso dello spirito…e già nell’estasi si ha la trasformazione dell’anima vivente in uno spirito dispensatore di vita”. Nella persona, ma anche nella comunità politica i valori della persona hanno un peso ed un significato, tanto che le persone possono rifiutarsi di compiere alcune azioni dello Stato oppure di realizzarne altre. Si pensi proprio all’Olocausto e a tutti i totalitarismi, quando gli esecutori si trincerano dietro all’obbedienza allo Stato. Lo Stato, infatti, “deve, per quanto possibile, realizzare valori oppure collaborare alla realizzazione di valori.” Non a caso nella sua riflessione intitolata Il mistero del Natale del 1931, la Stein aspira a che il cielo e la terra diventino una cosa sola.

 Così la vita e il pensiero di Santa Edith Stein affermano la necessità che la riflessione – la filosofia – cristiana sia sempre retta da “fede e ragione” che sono le ali spirituali della persona umana e si esprimono nella loro massima espressione nell’amore operoso alla Chiesa di Cristo e con la testimonianza resa alla sua Croce fino all’ultimo istante di vita ad Auschwitz.

Edith Stein (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)

Donne ad Auschwitz

 

Edith Stein (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)Conclusione

 Noi abbiamo notizie frammentarie della sua detenzione, ma non sappiamo di quell’ultimo momento i suoi pensieri e nemmeno le sue parole, se eventualmente le abbia pronunciate per consolare sé e chi le era vicino.

 Noi possiamo ragionevolmente pensare che visse quell’ultima sua esperienza terrena nella coscienza che la sua vita era stata una ricerca di Dio e del sapere della croce che non è dolore, ma gioia e che vivere empaticamente la gioia di Dio fa superare ogni terrena e terribile difficoltà.

 Il tremendo atto che fu consumato nei suoi confronti come quello per altri milioni, circa 12, di persona da parte del totalitarismo nazionalsocialista cui si affiancano le anime di milioni di persone uccise da altri totalitarismi, ha negato la dignità dell’uomo, tanto del perseguitato quanto del persecutore, trincerato dietro il falso concetto di “ esecuzione di ordini”. Fare memoria di quest’ultimo atto è importante e lo possiamo fare solo con la preghiera, il servizio divino interiore come lo definiva I. Kant

 

nr. 35 anno XVIII del 12 ottobre 2013

 

 



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