NR. 08 anno XXIX DEL 27 LUGLIO 2024
la domenica di vicenza
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Uomini e bestie in cammino

di Alessandro Scandale
a.scandale@gmail.com

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Uomini e bestie in cammino

Uno dei tempi di più scottante attualità è la disputa nel mondo scientifico sui pro e i contro della sperimentazione sugli animali. Lei cosa ne pensa?

Uomini e bestie in cammino (Art. corrente, Pag. 2, Foto generica)"Confesso che su questo tema non ne so abbastanza per esprimere un’opinione corretta. Conosco, come tutti, le notizie e le opinioni riportate dalla stampa che spesso fanno emergere l’aspetto emozionale di pochi perché va contro corrente e fa notizia. Da comune cittadino credo che l’attuale livello di conoscenze scientifiche renda inutili o superflue certe sperimentazioni sugli animali. Credo che i cosmetici, siccome non sono prodotti indispensabili per la sopravvivenza, non dovrebbero mai essere sperimentati sugli animali. Ma, ripeto, la mia è una opinione da profano quindi, per rispondere correttamente, dovrei sapere se alcuni prodotti debbano o meno essere necessariamente sperimentati sugli animali. Poi, in base a questa conoscenza, dovrei rispondere secondo coscienza e senza ipocrisia. È fin troppo facile schierarsi a favore di un’idea buonista, siamo capaci tutti. Dopo, però, bisogna sempre valutare la coerenza di ciascuno. Temo che su questi temi dovremo fidarci della comunità scientifica internazionale. Se costruiamo un ponte dobbiamo fidarci dei calcoli fatti da un ingegnere anche se magari avremmo un’opinione diversa".

Lei ama definirsi uomo dei boschi e della legge, ma non sono due affermazioni in contraddizione?

"L’applicazione e il rispetto delle leggi, di tutte le leggi, e non solo quelle a favore dell’ambiente, è una questione culturale. Secondo me più si è vicini alla natura e alle sue leggi, più si è portati a pensare che le regole, anche quelle del vivere civile, vanno rispettate perché sono giuste e anche convenienti. Nella specie umana quello che viene fatto passare per onestà, altruismo, moralità non è altro che un insieme di regole di convenienza che la biologia conosce da sempre: se tu sei generoso con me in un momento di bisogno io lo sarò con te quando sarai in difficoltà. Se tu oggi spartisci la tua preda con me, domani io spartirò la mia con te, così sopravviviamo entrambi. Il capo branco dei lupi, o di qualsiasi altro animale di branco, è capo per merito e competenza individuale dimostrata sul campo, certamente non per raccomandazione o parentela con il capo precedente. Il problema della nostra specie è che l’intelligenza può portare da una parte alle vette della moralità umana e dell’altruismo disinteressato, dall’altra all’estremo egoismo patologico a danno dell’intera collettività. Secondo me anche questi sono esperimenti dell’evoluzione. Se riusciamo a superare l’esame che ci impone la tutela e il rispetto del nostro pianeta, forse vivremo come specie per qualche altro migliaio di anni, altrimenti ci estingueremo come le molte specie che sono sparite anche per colpa nostra. La terra non ha bisogno di noi, siamo noi ad aver bisogno di lei".

Qualcuno ha definito il suo libro Ho visto piangere gli animali un vero e proprio inno alla montagna e ai suoi abitanti. È d'accordo con questa opinione?

"No, quel libro, dal mio punto di vista, è una denuncia che doveva servire a far conoscere al maggior numero di persone possibile quello che succede nei boschi, quello che certe persone, delinquenti ambientali, sono in grado di fare contro esseri indifesi per puro divertimento o deviazione mentale. Il mio scopo era far conoscere, far prendere coscienza. La cosa sembra aver funzionato visto che questo libro compie tredici anni ed è giunto alla decima ristampa.

Uomini e bestie in cammino (Art. corrente, Pag. 2, Foto generica)Lei ha scritto "Quando cammino nei boschi mi fermo ad ascoltare le voci degli alberi e i grandi silenzi della montagna"...

"È un aspetto irrinunciabile della mia esistenza. Per me la contemplazione e l’ascolto attivo della natura è una questione spirituale. Non conosco un altro modo per meditare sulla mia condizione di essere vivente pensante. Io non so come facciano certe persone a non desiderare mai il silenzio e la solitudine. Non so come facciano a non desiderare mai la gratuita bellezza primordiale della natura. Il mondo artificiale è terribilmente brutto e rumoroso: a parte rarissime eccezioni, non permette pensieri positivi. Possedere ogni tanto la consapevolezza del trascorre della propria vita, del suo evolversi, del nostro indirizzarla per quanto possibile, fa parte della vita stessa. Da questo punto di vista la montagna, con i suoi spazi e i suoi silenzi, insegna molto a tutti. Trascorrere un’ora a contemplare la luna, un albero, una montagna, un’opera d’arte, crea collegamenti positivi fra l’anima, il cuore e la mente".

 

Giancarlo Ferron è nato nel 1963 a Zovencedo, nella natura dei Colli Berici. Figlio di operai costretti a emigrare all'estero, fin da piccolo ha coltivato il suo innato interesse per l'ambiente naturale e per tutte le manifestazioni della vita selvatica. Quando era bambino esplorava i boschi della sua zona, raccoglieva semi, estirpava piante e fiori che poi trapiantava in un suo "giardino botanico", per riprodurre e osservare da vicino le specie vegetali che più lo interessavano. Oggi fotografa piante e fiori nel loro ambiente naturale, osserva gli animali nel loro ambiente. Ha al suo attivo sette libri in dodici anni, e tutti raccontano i rapporti tra uomini e animali: tra questi, pubblicati dall'editore di Pordenone Biblioteca dell'Immagine, ricordiamo Ho visto piangere gli animali, I segreti del bosco, La mia montagna, La zampata dell'orso.



nr. 35 anno XVIII del 12 ottobre 2013

Uomini e bestie in cammino (Art. corrente, Pag. 3, Foto generica)



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