Qual è la prima ispirazione alla base di questo progetto e come intende appoggiarlo VicenzaÈ?
ANDREA CEVESE- Nasce da varie esperienze vissute sul Cammino di Santiago, sulla via Francigena ecc. dove si può vivere questa avventura anche spirituale in un ambiente poco antropizzato e quindi favorevole anche a pensare a queste iniziative. Chiunque frequenta la nostra montagna sa che esiste un fitto reticolo fornito di sentieri mentre mancano cammini lunghi, sia nel territorio veneto che vicentino più in generale. Ci sono moltissimi corridoi verdi, lungo i corsi fluviali, e camminando lì, lungo tracciati più o meno storici e antichi, ho pensato con Remo Longin che l'idea di fondo poteva essere di fare di Vicenza una città dei Cammini coniugando varie potenzialità a partire da quella turistica, ma anche atletica, culturale o di semplice contemplazione della bellezza di questo territorio. Bisognerebbe raccogliere l'eredità di quelle persone che si sono distinte particolarmente per capacità di valorizzare questo grande patrimonio.
VLADIMIRO RIVA- Quando Andrea Cevese è venuto a presentarmi il progetto, da un lato mi sono entusiasmato, dall'altro mi sono subito preoccupato perché sapevo che ci sarebbe voluto del tempo. Progetti così trovano ostacoli e spesso chi li vuole realizzare si spaventa e si blocca. Questo gruppo al contrario ha avuto il fegato di non fermarsi mai e dopo un po' meno di tre anni ecco che ci siamo; Cevese parla di altri cammini ancora e credo che possa essere una attrazione turistica importante perché la gente ha voglia di muoversi e di godere delle cose belle della natura; qui si può andare a piedi, in bicicletta, magari anche a cavallo, con la possibilità di staccarsi per vedere altre cose ancora. Il nostro contributo è stato di appoggiare ma anche di realizzare un sito internet convinti come siamo che occorrono sempre risorse umane che assecondino un progetto; poi abbiamo anche realizzato sul terreno un minimo di segnaletica che ora è quasi completata. Quando il Cammino partirà indicheremo come far progredire anche la fase della comunicazione. Verso maggio dovremmo esserci.
C'è anche un aspetto sportivo che coinvolge il percorso, oppure è secondario?
REMO LONGIN- Sportivo autentico, non agonistico, intendendolo come ricerca del benessere perché è il primo obiettivo. È una opportunità in più per le persone che troveranno percorsi lontani dal traffico, vicini ai fiumi anche se in qualche tratto restiamo ancora adesso non troppo lontani dal traffico, non eccessivamente però. Comunque si cammina tranquillamente o si va in bici, o con i pattini in qualche tratto e sempre parzialmente anche una carrozzina riesce a viaggiare senza intoppi. Poi se uno vuol provare le sue prestazioni personali è naturalmente possibile: qui abbiamo a disposizione 80 chilometri su cui tranquillamente si può disegnare qualsiasi cosa. L'unico punto non pianeggiante è quello dalla Valdastico dopo Arsiero fino a Tonezza, ma non propone grandi difficoltà. Teoricamente le tappe sono quattro, ma è chiaro che ci si può regolare come si crede, non necessariamente percorrendo ogni volta i venti chilometri così come sono immaginati per ogni frazione, ma invece scegliendo come e dove andare pur restando sempre all'interno del percorso e tenendo presente che lungo il cammino ci sono anche 14 centri abitati, Vicenza compresa, dove piano piano creeremo anche dei punti di fermata e ristoro in modo da collegare l'attività turistico sportiva con quella enogastronomica e culturale perché i riferimenti esistono e sono molti. Lo sviluppo possibile di questa idea è ampio, va al di là dell'immaginazione perlomeno in questo momento, può diventare davvero una grande opportunità come già accade in Trentino o in Austria. Comunque c'è più sensibilità anche qui da noi e un pezzo alla volta credo proprio che arriveremo al compimento di questo progetto.
Il meccanismo di approccio ai Comuni è stato sufficientemente semplice o no?
PAOLA FRANCO- Siamo partiti con un primo contatto con i Comuni che non ha dato riscontro immediato ma con la mia esperienza nel Comune di Marano sapevo che occorreva qualcuno dentro l'amministrazione che prendesse a cuore il progetto cosa che poi piano piano si è realizzata; gli uffici tecnici hanno lavorato con mappature e supporti vari, a Marano abbiamo applicato le prime targhe indicative e segnato tutto il percorso, quello è stato un momento pilota; abbiamo anche proposto l'uscita dal cammino vero e proprio per andare al centro del paese, le aziende di ristorazione che abbiamo contattato ci hanno fatto sapere che una possibilità di sosta esiste sempre, dal ristorante fino eventualmente all'albergo. Con le amministrazioni dobbiamo fare ancora molto e dobbiamo anche legare tutti questi tratti in cui ciascune di esse è coinvolta al disegno complessivo eliminando le discontinuità che ancora restano per poi proporre anche progetti diversi utili a sviluppare l'idea in modo supplementare. Così si attrae turismo e lo si fa a costo zero. Da risolvere per quanto riguarda le discontinuità c'è rimasto solo un pezzetto di argine tra Caldogno e Dueville dove l'iter per risolvere il problema pare sia partito proprio dentro il Comune di Dueville, competente per territorio: dovremmo anche lì arrivare presto al punto.
In quale misura tutto questo si fonde con la vita e i percorsi anche spirituali di Antonio Fogazzaro?
CHIARA FARESIN- Diciamo che se ne rispettano le proporzioni, il collegamento ha un senso ed è importante: da Montegalda a Tonezza c'è la possibilità di vistare i vari luoghi e di avere relazione anche con i romanzi dalla Villa ai Nani a Velo d'Astico con la Villa Scura di Cortis. Sono tutti concetti e tutte figure che Fogazzaro ha sempre disegnato e ridisegnato con un metodo di misura particolare nei confronti della natura e del territorio, entità sempre rappresentate in tutti i romanzi da Piccolo Mondo Antico fino a Leyla, ambientati nel vicentino e dove tutti camminano dentro un paesaggio che mantiene sempre una parte attiva nella scena, quasi un interlocutore diretto rispetto ai personaggi che si muovono e parlano. In questo territorio possiamo insomma ricontattare la natura, le tappe sono importanti, la lentezza diventa anche un pregio, chiunque con il proprio ritmo può fare quello che gli pare e sfruttare questo percorso come meglio crede trovando sempre una bellezza naturale che tendiamo purtroppo a dimenticare mentre in realtà è lì a portata di mano. È turismo culturale, valorizza il territorio nel modo giusto, mette insieme una offerta differenziata, oltre a cultura, salute, immaginario dei romanzi o architetture, ma anche un'aggiunta di elementi essenziali per chi percorre questo tracciato e badando a che resti sempre l'impatto zero sul territorio. Il sentiero quasi sempre esiste già di suo ed è solo da noi aiutato a diventare uno e completo e quindi a poter essere assecondato da vari punti di riferimento utili ad attirare ancora di più la gente.