NR. 08 anno XXIX DEL 27 LUGLIO 2024
la domenica di vicenza
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Indio, il sogno di una rivoluzione mai combattuta

di Alessandro Scandale
a.scandale@gmail.com

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Perlotto - Indio

Lei però ha lavorato anche in altri luoghi e vicino a casa.

"Anche il programma del ripristino dell’olivo coltura in Palestina, che ho iniziato e condotto per due anni, è diventato un sistema che ancora funziona in quel contesto. Il fatto di valorizzare un bene antichissimo come l’olio di oliva, ha aiutato quella gente a credere nella loro terra nonostante le traversie che stanno vivendo. Un impegno politico che ho cercato di portare anche tra le montagne di casa quando sono stato sindaco a Recoaro Terme. Purtroppo quelli della mia squadra si sono impauriti di certe visioni, sicuramente in controtendenza e mi hanno lasciato solo. Ciò nonostante un segno credo di averlo lasciato sia sul territorio montano dove ho cercato di valorizzare la difesa del suolo e di rafforzare gli insediamenti delle malghe, sia sul contesto urbano dove ho lottato per la sicurezza degli edifici scolastici, fulcro essenziale per chi vive in montagna".

Perlotto - Indio (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)Lei ha girato il mondo per passione e per avventura: c'è qualcosa di speciale che la lega all'Amazzonia?

"L’Amazzonia è una realtà che conosco molto bene. Forse è la realtà al mondo che conosco meglio. Sulla scia degli scritti di Walter Bonatti e di Alfonso Vinci mi sono avvicinato a questa realtà dal 1983 e non l’ho più abbandonata tornandovi più volte e vivendovi continuativamente per sette anni. Sicuramente è un luogo che amo e che conosco".

Lei è anche un alpinista navigato: cosa la emoziona di più, scalare una cima o esplorare terre selvagge come quelle descritte nel libro?

"Rispondo con la frase che lo scrittore Paolo Rumiz ha voluto regalarmi per presentare questo libro: Non chiamatelo alpinista: la verticale non gli basta. È un gaucho inquieto, disattento al proprio ombelico, che divora orizzonti a morsi. Evaso presto dalla sua valle, ha consumato una vita oltremare costruendo ponti tra gli uomini. Questo libro è un frutto generoso come la papaia e lussureggiante come l'Amazzonia".

Oggi viviamo in un mondo sempre più piccolo e connesso, eppure scoprire terre sconosciute ha ancora un senso, perché secondo lei?

"Non esistono terre sconosciute. Ci sono terre che noi non conosciamo, ma che sono vissute e conosciute da popolazioni come gli Indios dell’Amazzonia. Scoprire quei popoli e le loro terre diventa un legame indissolubile con una realtà a noi spesso lontana, ma assolutamente vicina alle nostre origini, alle quali dobbiamo rivolgere uno sguardo. È essenziale per la nostra sopravvivenza".

Perlotto è nato a Vicenza nel 1957. Guida alpina, viaggiatore, giornalista, ma soprattutto eterno vagabondo, ha visitato una cinquantina di paesi nel mondo ed ha scalato alcune migliaia di montagne molte delle quali da solo. Del suo curriculum alpinistico fanno parte 42 vie nuove delle quali 10 in solitaria, 63 solitarie delle quali 24 prime solitarie, 15 prime invernali. Tra le imprese più importanti si possono ricordare la scalata del Salto Angel, la cascata più alta del mondo in Amazzonia, la solitaria del Capitan in California, la solitaria del Trollryggen in Norvegia che con i suoi 2400 metri di dislivello è la più lunga via di roccia d’Europa. Ha pubblicato una decina di libri, tra i quali il Manuale dell’Alpinismo per Sperling & Kupfer. Ha pubblicato molti reportages di viaggio sulle principali testate italiane ed estere. Ha operato in missioni umanitarie in Afghanistan, in Palestina, in Ciad, in Bosnia, in Zaire, in Rwanda, in Sudan, in Congo, in Sri Lanka e in Brasile. Ha vissuto per tre anni con gli Yanomami nella foresta brasiliana e per quattro anni ha coordinato un programma del Ministero degli Esteri contro gli incendi forestali in Amazzonia della quale è uno dei più grandi esperti italiani.

 

nr. 11 anno XIX del 22 marzo 2014

Perlotto - Indio (Art. corrente, Pag. 3, Foto generica)



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