NR. 08 anno XXIX DEL 27 LUGLIO 2024
la domenica di vicenza
google
  • Newsletter Iscriviti!
 
 

“Sopra di me il diluvio”

di Elena De Dominicis
elenadedominicis@virgilio.it

facebookStampa la pagina invia la pagina

Calore

Questo suono molto forte, anche in “Calore” l’abbiamo visto, sono molto diversi, però questo suono intenso è un elemento di scena che quasi ha una sua fisicità, soprattutto in quello che abbiamo visto stasera e anche nel video, sembra che per te il rapporto tra suono ed elementi fisici, scenici e corpo dei danzatori sia molto importante, questo suono che è come se fosse un oggetto di scena, talmente è presente.

“Si sì, è molto importante. Da un po’ di tempo lavoro anche su dei suoni che mettono in corrispondenza molto il sistema nervoso e non quello muscolare. In questo lavoro, tutta la prima parte che abbiamo visto oggi, c’è un grandissimo lavoro sul nervo, sulla tensione. Diciamo che da un po’ di anni ho dimenticato il lavoro sul muscolo e indago invece più il sistema nervoso. Welcome pure è totalmente slegato al muscolo”.

Questi ultimi due titoli parlano del rapporto tra uomo e natura, un rapporto doloroso: qual è l’origine di questo dolore?

“L’uomo, l’essere umano non è così benevolo nei confronti della natura. Io ho cercato di vedere con un’altra prospettiva, non fare un lavoro new age, non c’entra nulla”.

Calore (Art. corrente, Pag. 2, Foto generica)A te interessava rappresentare un rapporto alterato, indipendentemente dall’origine?

“La natura anche è alterata, tutto è alterato per cui anche il lavoro di per sé ha questa prospettiva sulla natura, in questo senso mi interessava un suono che avesse una forte attinenza col contemporaneo, come la luce. È come il video: chi verrà a vedere lo spettacolo intero, vedrà il lavoro sul video”.

Con Paola Lattanzi lavorate da molti anni, spesso lei interviene anche nella scrittura dei tuoi pezzi. Il linguaggio della danza non è così semplice, perché piccole sfumature possono avere un significato molto diverso. Come concertate insieme?

Paola Lattanzi: “Io intanto vorrei dire, a proposito del suono, che questo lavoro per me è difficile e nuovo perché c’è una partitura gestuale e una partitura sonora del corpo; chiaramente i suoni che produco, e su cui stiamo lavorando, sono un po’ la stessa estensione del gesto però richiedono anche una tecnica diaframmatica che stiamo indagando e che ci interessa molto. Lui dà l’input poi cerco di capire a quale visione vogliamo arrivare. Abbiamo un’estetica sicuramente comune”.

E.C.: “Lei fece un primo lavoro alla Biennale, nel 2002, “Hallo Kitty”, quando io lo feci nessuno sapeva perché poi il mio era Hallo Kitty con la “A” ed era tutto un viaggio visionario tra Roma e Tokyo. Con lei abbiamo fatto tanti lavori insieme in questi anni, per cui c’è una certa sintonia, come dice lei. Mi interessa molto entrare in rapporto dialettico con l’interprete, per questo dico che poi c’è un collaborazione sulla partitura del gesto di Paola, mentre nei primi anni davo tutto io”.

Durante l’incontro col pubblico dicevi dell’importanza delle residenze che permettono di avere sott’occhio il progresso del lavoro. Quando i lavori vengono ultimati poi, magari, vengono rappresentati in luoghi completamente diversi da quelli in cui sono stati imbastiti. Quando si compone il lavoro in residenza, quanto si tiene conto delle possibili varianti spaziali?

E.C. : “Quello non solo in residenza ma anche precedentemente, quando si prospetta il lavoro. Purtroppo in Italia noi dobbiamo sempre cercare di mettere le cose in piedi in molti spazi diversi, non siamo al livello che “questo lavoro è fatto solo per il teatro all’italiana, questo lavoro è fatto solo per…”, dimènticatelo. Per cui la residenza aiuta molto perché io, per esempio, se non avessi avuto questa residenza, arrivi alla Biennale, hai due giorni, non hai possibilità di scelta e dico delle cose anche abbastanza banali. Purtroppo in questo Paese queste cose così banali ancora non erano state capite, per cui adesso si comincia a parlare di residenze serie, perché poi la residenza che tu mi dai non è solo lo spazio, ma mi dai la tecnica, la possibilità di stare coi soggiorni, service. Qui abbiamo avuto un aiuto straordinario, ci siamo molto trovati in questa settimana”.

Quindi in bocca al lupo per la Biennale!

“Crepi!”.



nr. 17 anno XIX del 3 maggio 2014

« ritorna

Come installare l'app
nel tuo smartphone
o tablet

Guarda il video per
Android    Apple® IOS®
- P.I. 01261960247
Engineered SITEngine by Telemar