Tu di dove sei?
J.J.: “Sono di Los Angeles ma vivo a Francoforte”.
Qual è il paragone tra l’estetica dei luoghi tra Los Angeles, Francoforte e la Germania, l’Italia? Quello che vedi ti ispira?
J.J.: “Sì e in modi completamente differenti”.
La Germania è un posto dove c’è molta architettura contemporanea: forse avete avuto altre occasioni di esibirvi in posti così particolari oppure è la prima volta che vi capita?
J.S.M.: “Così in diversi edifici o dipartimenti, come abbiamo fatto qua, mi sa che è una cosa abbastanza estrema però è vero che abbiamo lavorato in posti molto grandi, a volte, e gli abbiamo dato un’altra forma. Anche lavorare nella strada è molto interessante, vedere come possiamo marcare quello che stiamo facendo negli spazi che sono molto più aperti che un teatro”.
Quanto tempo avete impiegato per creare questo spettacolo?
J.J.: “ Per strutturare insieme la nuova creazione per questa pèce abbiamo usato del materiale pre esistente e abbiamo impiegato circa 4 giorni sul posto, certamente parlandone prima e tutto, ma in realtà questo è un luogo in cui è molto difficile fare le prove al di fuori di esso, quindi abbiamo strutturato in modo che ci si adattasse alla pièce, l’abbiamo fatto specificamente per questo ambiente”.
Queste coreografie sono di William Forsythe?
J.S.M.: ”Tutto quello che si è fatto questa sera lo abbiamo fatto giusto noi tre: l’idea era che prima avevano dei soli, Sandra di Crystal Pite e io una collaborazione che abbiamo fatto con Josh e Bill e finalmente quando abbiamo cominciato a lavorare ci siamo resi conto che non c’era bisogno di riprendere quel lavoro lì perché eravamo così ispirati che l’abbiamo fatto tutto noi, è una creazione per le Bolle Nardini che abbiamo fatto Sandra Josh e io”.
Per quanto riguarda la scena del pupazzo nell’ascensore? Loro indossano un costume con un’immagine di donna che poi vediamo come pupazzo, indossa anche dei baffi, perché?
J.J.: “Quello è da una pièce precedente che avevamo e il pupazzo è qualcosa del tipo un promemoria che c’è sempre qualche altro elemento che accade nell’ambito di quello che hai visto, anche se stai guardando le due donne, c’è un altro mondo perché ci sono molte informazioni”.
Come hai diretto la scena delle due teste?
J.J.: “Ho detto loro di mettere la testa sul tavolo, poi hanno studiato il gioco con le sedie e abbiamo messo la struttura insieme per lo più giocando e concertandosi tra loro e con me con loro che cercavano di crear e una situazione e un’atmosfera per ognuno”.
La prima cosa che ho pensato è stato Futurama, le teste dei presidenti eccetera, e poi questa estetica molto forte e ironica e divertente che forse uno pensa ad Almodovar: voi che vi inceppate, cercate di vendere questo prodotto nuovo, non ci riuscite e poi vi arrendete e prendetele sedie e andate, come avete pensato questa parte qua?
J.S.M.: “Anche lo spazio qui è più teatro, quindi normalmente lì andrebbe la danza come si deve fare e siccome non volevamo fare niente di quello che si deve fare abbiamo pensato invece di fare qua la danza, presentiamo una cosa che sia molto piccola e Josh ha detto: “magari giusto le teste”. Adesso c’è un tavolo solo, normalmente ce ne sono 3 con tutte le sedie, allora diamo una conferenza nella maniera in cui non si può dare una conferenza, per cui giusto le teste, così, e poi le sedie che sono stupende, abbiamo cominciato a giocare, anche il suono che fanno e tutto il mobilio Nardini che ci ha ispirato!”
E la cosa delle sedie ve la siete inventata? È coreografata molto precisamene oppure siete molto libere?
S. M. G.: “ Improvvisando”
J.S.M.: “Lavoriamo da sole,proviamo delle cose ma ovviamente è tutto molto aperto”.
Quella è una parte in cui non sembra di vedere danza, sembra di vedere più teatro, un teatro del corpo…
J.S.M.: “…un teatro fisico”.
Sì esattamente, quand’è che secondo voi il teatro fisico diventa “danza”? Perché si può fare danza anche senza musica, in quel momento siete senza musica e poi, pensando all’inizio, la musica la sentiamo noi, voi non l’avete.
J.S.M.: “Io sono ballerina, non ho fatto la scuola d’attore, dunque io anche se sto utilizzando la parola, se mi siedo o non mi muovo, sto ballando, perché penso e sento come una ballerina e quindi passa la parola nella stessa maniera in cui passa il movimento e la bella cosa è quando i suoni del nostro corpo fanno parte della danza del nostro corpo”.
Ma quindi per te pensare come una ballerina vuol dire avere un movimento organizzato oppure avere un ritmo musicale che scandisce?
J.S.M.: “Le due cose e anche come passare da una cosa all’altra”.
nr. 28 anno XIX del 19 luglio 2014