NR. 08 anno XXIX DEL 27 LUGLIO 2024
la domenica di vicenza
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La Storia di Vicenza in 300 pagine

di Alessandro Scandale
a.scandale@gmail.com

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Storia di Vicenza

Storia di Vicenza (Art. corrente, Pag. 2, Foto generica)Lei fa notare che Vicenza non coltivò aspirazioni di espansione territoriale e fu quasi una "realtà minore" in Veneto. Perché a suo avviso?

"Principalmente perché la sua età comunale fu segnata da lotte tra fazioni incapaci di prevalere l’una sull’altra, sicché non si ebbe l’affermarsi di una dinastia signorile paragonabile a quelle dei Carraresi a Padova e degli Scaligeri a Verona. Inoltre queste forti signorie limitrofe compressero lo sviluppo politico-territoriale di Vicenza. Nella nostra città insomma, avvenne un fenomeno analogo a quello di Treviso, dove mancò una prestigiosa casata signorile; senonché a Treviso la ragione è da cercare nella debolezza della classe feudale e nobiliare, laddove a Vicenza si registra il fenomeno opposto, perché questa nobiltà è assai forte, tanto da sopravvivere sino all’età contemporanea: si pensi a famiglie come i Bissaro, Loschi, Negri, Piovene, Trissino, Valmarana, Velo e altre ancora".

Quale fu secondo lei il periodo storico più felice per Vicenza?

"Il Rinascimento, basta il nome di Palladio, che fece del centro urbano (la Basilica, il teatro olimpico) un modello architettonico ammirato ovunque e per secoli; per non parlare delle ville del contado (la Rotonda), imitate nel XVIII secolo in Inghilterra e, di lì, nelle colonie “sudiste” dell’America atlantica (si pensi – per fare un esempio banale, ma immediato, a Tara, nel film Via col vento). I vicentini scoprirono Palladio e se ne appropriarono, bravi. Bravi davvero".

Gli amministratori vicentini stanno rilanciando la città anche tramite eventi culturali prestigiosi: pensa che questa sia la strada giusta?

"Eccome: sono un docente di materie umanistiche, potrei risponderle diversamente? Si tratta di una sfida encomiabile che potrà dare buoni frutti, a patto che si riesca a superare l’atavica diffidenza dei veneti per la cultura e la loro parallela predilezione per el magnare e i schei".

Storia di Vicenza (Art. corrente, Pag. 2, Foto generica)Dopo la Storia, il presente... cosa pensa del momento attuale della città? E quali scenari vede più probabili per il futuro?

"La commistione fra pubblico e privato, che ha trovato il suo momento più felice al tempo della vecchia DC di Rumor, non è sparita e sussiste tuttora nella società vicentina, che sa perseguire gli interessi personali senza per questo trascurare del tutto il rispetto per le istituzioni sociali: Vicenza insomma, pur non esente dai guasti del nostro paese, è per fortuna lontana dalle tristi realtà padovane, veronesi e veneziane. Questo induce a ben sperare. Le difficoltà socio-economiche provocate dalla globalizzazione sono reali e ben visibili, ma Vicenza potrà uscire dalla crisi prima degli altri capoluoghi veneti, grazie alla ragnatela delle sue piccole e medie industrie e alla tradizionale laboriosità dei suoi abitanti, ai quali non mancano inventiva, coraggio e spirito di iniziativa".

Oggi che viviamo in un mondo digitale, la Storia ha ancora un suo posto? E quale?

"I paesi di tutto il mondo rispettano la loro storia e ne sono orgogliosi; solo in Italia essa è in sofferenza, data il nostro ben noto disinteresse verso il passato. E verso le nostre radici che – Lega o non Lega – non conosciamo né vogliamo conoscere: basti pensare ai nomi che troppo spesso infliggiamo ai nostri figli: Jessica, Michael, Samanta, Tatiana, Denis … Io frequento abitualmente l’Archivio di Stato di Venezia, la memoria storica della Serenissima racchiusa in 80 chilometri di scaffali: ebbene, ci sono studiosi – tutti ovviamente muniti di computer - americani, inglesi, tedeschi, greci, persino turchi in misura prevalente rispetto agli italiani. C’è di che rammaricarsi, perché il torto è nostro. Se gli Stati Uniti avessero un decimo, che dico, un centesimo dei monumenti e delle nostre testimonianze storiche, ci marcerebbero; invece qui da noi la cultura è in testa ai programmi elettorali di tutti i partiti, tranne poi a divenire, subito dopo le elezioni, il primo settore ove si operano tagli e riduzioni a tutti i livelli".

Da docente universitario, consiglierebbe oggi ad un giovane di dedicarsi agli studi storici per la propria carriera?

"No. Gli italiani conoscono (male) la loro storia dal fascismo a oggi, dei secoli precedenti non si curano; ne consegue che il mestiere di storico non ha estimatori né può dare posti di lavoro, se non limitati all’ambito degli archivi (non solo istituzionali, ma anche – va detto - delle ditte private), delle biblioteche o della Scuola media, come materia di supporto all’Italiano".

 

nr. 45 anno XIX del 20 dicembre 2014

Storia di Vicenza (Art. corrente, Pag. 3, Foto generica)

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