NR. 08 anno XXIX DEL 27 LUGLIO 2024
la domenica di vicenza
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L'orso M4 sparito dall'Altopiano. Tra le ipotesi la sua uccisione

Il plantigrado, che la scorsa estate sbranò 29 capi nei Sette Comuni, non risulta esserci neanche in Trentino: ora c'è chi teme il peggio. Intanto è allarme per i danni provocati da altri animali selvatici

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L'orso M4 sparito dall'Altopiano. Tra le ipotesi l

(C.R.) Nel corso del 2014, per quasi cinque mesi, da inizio giugno a fine ottobre, ha "maramaldeggiato" su tutto l'arco dell'Altopiano di Asiago, predando una trentina di capi. Stiamo parlando dell'orso M4, del quale però in questi mesi non si hanno più tracce, neanche in Trentino. Il portale www.ladomenicadivicenza.it ha voluto approfondire il tema con gli addetti ai lavori. Bocche cucite tra i responsabili della Forestale, ma c'è chi teme il peggio: potrebbe essere emigrato in Slovenia, ma l'ipotesi più probabile è che possa essere stato ucciso.

 

Un anno fa M4 aveva già ucciso una dozzina di capi, alla fine 29 quelli ufficiali.

Ha trascorso il letargo in Valsugana, poi le sue impronte sulla neve prima di sparire

Esattamente un anno per gli organi di informazione vicentini (ma anche veneti...) era lui il "personaggio" . Nel senso che a metà luglio l'orso M4 aveva già ucciso, e nella quasi totalità divorato, una dozzina di capi, sparsi nella zona a nord dell'Altopiano di Asiago, in particolare nei comuni di Enego, Gallio ed Asiago. Il tutto tra le proteste delle associazioni di categoria (in particolare la Coldiretti) e qualche timore tra i turisti amanti delle alte quote montane. Il primo assalto (perlomeno di quelli di cui si ha avuto notizia) avvenne nella notte tra il 15 e 16 giugno 2014, quando il plantigrado attaccò ed uccise due manze nella zona del rifugio Tombal, a due passi dalla piana di Marcesina, nel comune di Enego. Due giorni dopo, il 18 giugno, l´animale colpì ancora in zona Marcesina uccidendo una mucca da latte del peso di quasi tre quintali e l'escalation proseguì nelle settimane successivo nel versante opposto. A fine stagione i capi abbattuti furono 29 (26 bovini, 2 asini e una capra), ma è un bilancio sicuramente in difetto visto che ai malgari, presenti per l'alpeggio nel comprensorio dei Sette Comuni, mancarono all'appello diversi altri capi, mai più trovati. L'ultimo avvistamento avvenne ad inizio novembre nel comune di Grigno, in provincia di Trento, al di là del confine. Ma poi potrebbe essere rientrato per andare in letargo: il luogo scelto è stato sicuramente nella dorsale della Valsugana, ai confini tra le province di Vicenza e Trento.  

Di lui, come di tutti i plantigradi che trascorrono almeno cinque mesi in letargo, non si è saputo nulla, sino ad inizio aprile. Il giorno di Pasquetta, lunedì 6, gli agenti della Forestale di Enego, in Val del Brentoni, hanno trovato delle impronte sulla neve, riconducibili sicuramente a M4, visto che ogni plantigrado viene registrato nella banca dati proprio attraverso le orme. Ulteriori conferme tracce di pelo e di escrementi, sempre appartenenti allo stesso orso.

L'orso M4 sparito dall'Altopiano. Tra le ipotesi l (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)Poi più niente. Da allora sono passati quasi tre mesi e mezzo, impensabile credere che possa spostarsi in zona senza lasciare traccia, soprattutto per un esemplare che aveva dimostrato notevole aggressività e tanta fame.

Sulla vicenda come detto nessuno se la sente di sbilanciarsi. Come detto dall'Altopiano l'orso M4 è scomparso, così come è sicuro che non sia in Trentino, dove sono quelli attualmente censiti sono 54, dei quali tre con radio-collare (il dato si riferisce alla fine dello scorso anno). Come detto è possibile che possa essere andato in Slovenia, ipotesi peraltro poco probabile viste le sue origini sono ben note: M4 è nato nel 2008 in Trentino da madre "KJ2" (una cucciolata con due esemplari, il fratello M3 è attualmente presente nella Provincia Autonoma di Trento) e un peso stimato in tre quintali. E dunque alla fine l'ipotesi più probabile è che possa essere stato ucciso e poi fatto sparire dai bracconieri, senza dunque lasciare traccia.

«L'orso M4 un esemplare indubbiamente atipico - ebbe modo di spiegare Daniele Zovi, nativo in Altopiano, responsabile del Comando Regionale per il Veneto e il Friuli Venezia Giulia del Corpo Forestale dello Stato - ma nello stesso tempo anche guardingo ed elusivo. Andando ad esaminare, assalto per assalto avvenuto quest'estate in Altopiano, si nota infatti che M4 ha agito sempre di notte, in quota, lontano da abitazioni e posti abitati. Nessuno è mai riuscito a fotografarlo, di lui rimane solo un breve filmato dei forestali di Enego che l'hanno immortalato mentre saltellava in un canalone».

 

Tre orsi nella "storia moderna" dell'Altopiano di Asiago: prima di M4,

erano arrivati KJ2G2 detto "Nuvoletta" ed M5 "Dino", entrambi uccisi da cacciatori

Tre orsi, tutti maschi e di giovane età, nell'arco di sette anni, che si sono alternati, in periodi diversi, sull'Altopiano di Asiago, dove la presenza dei plantigradi mancava da circa un secolo, ossia dal primo decennio del Novecento, nel periodo precedente lo scoppio della Grande Guerra.

L'orso M4 sparito dall'Altopiano. Tra le ipotesi l (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)Il grande ritorno ha visto come protagonista nel 2008, l'orso che era stato catalogato come KJ2G2, chiamato "Nuvoletta" dagli agenti della Forestale per la capacità di muoversi velocemente, rimasto una sola estate e poi trovato morto (probabilmente ucciso da qualche cacciatore) in Germania qualche anno. Proprio "KJ2G2" ha rappresentato una specie di prima volta storica che in qualche modo ha coinvolto e interessato tutti. Molti turisti e residenti, con il cannocchiale hanno cercato di scovarlo, anche se alla fine non ci sarebbe riuscito nessuno. Quel plantigrado, molto schivo, al contrario di chi poi è arrivato dopo, non scese mai sotto i 1700-1800 metri, restando sempre lontano da case, malghe e allevamenti. L'arrivo dell'orso rappresentò comunque una festa per tutti, al punto da portare il Museo naturalistico didattico di Asiago a lanciare un concorso tra le scuole, al quale aderirono 18 classi dei vari plessi delle elementari dell'Altopiano per un totale di oltre 300 alunni. Alla fine venne scelto come nome simbolico “Likkot" (che in cimbro significa goloso), ritenuto il più bello tra i cinquanta nomi proposti dagli studenti, ai quali vennero spiegati anche le abitudini degli orsi.

Il secondo arrivo in Altopiano, indubbiamente il più importante di tutti e tre, è stato l'orso M5, più conosciuto come "Dino", presente in Altopiano per due anni di fila, tra il 2010 e il 2011, famoso al punto di diventare il testimonial di una campagna turistica del comune di Asiago. Al contrario di "Nuvoletta", l’Orso Dino per settimane seminò il panico fra il bestiame, soprattutto bovino, del comprensorio dei Sette Comuni, scendendo in area molto basse, del comune di Lusiana e Conco, anche sotto i 900 metri di altezza, avvicinandosi a pochi metri, peraltro quasi sempre di notte, da cortili e stalle e abitazioni. L'orso Dino è stato in assoluto quello che ha avuto i maggiori estimatori e anche "conoscenti diretti": quasi una decina le persone che hanno detto di averlo visto, da vicino e da lontano. Peraltro "M5" venne fotografo e filmato, al punto che c'era chi pensava anche alla possibilità di realizzare una maglietta celebrativa "made in Altopiano", anche se poi questa idea non ebbe seguito. Sull'orso Dino venne poi create "storie metropolitane", tra cui quella di una "grigliata di Ferragosto", poi smentita dal suo abbattimento (nessun dubbio sulla sua identità visto che aveva il collare agganciato, già inattivo da un anno e mezzo), avvenuto in Slovenia nel 2012.

 

Non solo plantigradi tra i pericoli: la nuova selvaggina invasiva sta mettendo in ginocchio l'agricoltura. In Veneto i danni sfiorano i due milioni di euro l'anno

La nuova selvaggina alloctona e invasiva sta mettendo in ginocchio l'agricoltura, al punto che in Veneto i danni sfiorano i due milioni di euro l'anno, mentre a livello nazionale il danno complessivo viene calcolato in 100 milioni di euro nel 2014. A lanciare l'allarme gli agricoltori della Coldiretti che hanno presentato una proposta di legge, messa a punto con Legambiente, per gestire le problematiche causate dalla fauna selvatica. Oltre agli orsi che attaccano gli animali al pascolo, si va dal lupo della Lessinia al gambero rosso della Louisiana alle nutrie che trivellano gli argini dei fiumi e i campi di basso Veneziano e Trevigiano, dai caprioli che apprezzano le tenere foglie del Prosecco di collina ai corvi che preferiscono i semi, fino ai cinghiali che battono a tappeto le zone pedemontane, anche del Vicentino.

Nei giorni scorsi - precisamente il 10 luglio - in tutta Italia, Coldiretti ha incontrato contemporaneamente i presidenti di Regione per consegnare il documento. Coldiretti Veneto insieme alla rappresentanza delle sette delegazioni provinciali ha incontrato il governatore Luca Zaia in Municipio a San Vendemiano, nel Trevigiano. 

L'orso M4 sparito dall'Altopiano. Tra le ipotesi l (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)«Una proposta di legge come strumento intelligente di gestione, intesa come prevenzione e contenimento del proliferare fuori controllo della fauna selvatica dannosa - riassume Giorgio Piazza, presidente di Coldiretti Veneto - e di rimborso dei danni, utilizzando strumenti che già abbiamo, anche assicurativi, che possono essere utilissimi per dare prontezza di risposta agli imprenditori agricoli».

L'orso M4 sparito dall'Altopiano. Tra le ipotesi l (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)Alla fine tutti hanno considerato positivo e costruttivo l'incontro con lo stesso Governatore del Veneto, che garantito il suo interessamento. «Le condizioni di vita nei nostri territori – tiene a precisare il presidente Martino Cerantola, presente all'incontro con Zaia assieme al direttore Roberto Palù – sono rese sempre più difficili dai danni provocati dagli animali selvatici, che distruggono i raccolti agricoli, sterminano gli animali allevati, provocano numerosi incidenti stradali ed in alcuni casi mettono in pericolo la vita delle persone».

In particolare al presidente Luca Zaia è stato chiesto l’impegno a tradurre il progetto di legge in norma, coordinandolo con la legislazione vigente, al fine di risolvere alla radice il problema una volta per tutte. «La situazione che si è venuta a creare è insostenibile – sottolinea con forza il presidente Cerantola - e sta provocando l’abbandono delle aree interne da parte della popolazione, con problemi sociali, economici ed ambientali. Per questo Coldiretti si è mobilitata. E l’ha fatto con Legambiente, associazione storicamente accreditata, per elaborare un documento per la pianificazione sul territorio con proposte in materia di danni provocati all’agricoltura dalla fauna selvatica».

Allo stesso presidente della Coldiretti vicentina abbiamo chiesto ulteriori dettagli sull'iniziativa. «Dal documento - conclude Cerantola - emerge che occorre dare priorità al controllo della fauna selvatica nelle molte aree sensibili: montagna, collina, pianura e zone lagunari con piani ordinari e straordinari, in armonia con l’attività venatoria. Per risolvere l’annosa questione della scarsità delle risorse viene proposto di destinare il 50% dei 5 milioni corrispondenti alla tassa di concessione versata annualmente dai cacciatori per rimpinguare la cassa della Regione. Infine, da non sottovalutare, l’introduzione dell’incentivo regionale sulle assicurazioni che i produttori possono stipulare liberamente».

 

nr. 28 anno XX del 25 luglio 2015



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