NR. 43 anno XXVIII DEL 23 DICEMBRE 2023
la domenica di vicenza
google
  • Newsletter Iscriviti!
 
 

Freud e lo sconosciuto

di Elena De Dominicis
elenadedominicis@virgilio.it

facebookStampa la pagina invia la pagina

alessio boni

C’è una parte del testo in cui Dio dice che il ‘900 è un secolo maledetto e il virus che impedisce di credere in Lui è la superbia perché ora, l’uomo, Dio non lo sfida neanche più, si sostituisce a Lui.

Mai la storia ha visto persone più infelici e soddisfatte, il più grande peccatore oggi è quello che non trova la felicità e noi non ce l’abbiamo questo secolo” e c’ha ragione in questo Schmitt: siamo soddisfatti perché abbiamo conto in banca, macchina e villetta al mare”.

alessio boni (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)E quando un ragazzino ci chiede quale sia il senso della vita non sappiamo cosa rispondergli e l’umanità da sola si è messa nella sua prigione.

“È un pezzo enorme quello, se ci pensi, guarda che lo ha scritto 20 anni fa e fra 20 anni lo studieranno come “Essere o non essere” di Amleto”.

Portate in scena Dio in una veste molto fisica, ti muovi molto sul palco.

“Quella è un’idea di Valerio Binasco: voleva che lui fosse il pianeta e io il satellite”.

Questa umanizzazione non è in contrasto con l’astrazione che viene proposta?

“No, assolutamente!”.

Perché?

“No, l’umanità fa sempre parte di tutto, dell’astratto, del concettuale, è sempre l’uomo che parla, non è una divinità. È l’uomo che vuole un rapporto tra Freud e Dio, non vuole l’entità del supremo, con Dio, anche perché non avrebbe tirato fuori niente da Freud: Freud è proprio uno che non ci crede. Voleva vedere due menti diverse credo, Schmitt, due uomini completamente opposti, a contrasto, che però si ascoltano e dialogano, che hanno intelligenza, ironia, cultura, non il becerume “destra-sinistra” da baretto. Qui siamo a livelli enormi ed è bellissimo seguire i contrasti di questi. Anche quella frase che dice: “Ho preso in prestito il corpo di un uomo che nascerà molti anni dopo di voi”, può essere Alessio Boni o qualsiasi altro. Ha tolto qualsiasi altra cosa, lo rende proprio terra terra come un qualsiasi uomo”.

alessio boni (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)Freud per mettere a punto le sue tesi e dimostrare le sue teorie ha attinto moltissimo dal teatro classico, che si fonda sull’inspiegabile, il sacro e l’ineluttabilità degli eventi. Per il pubblico è più avvincente la dinamica emotiva e narrativa del teatro tragico oppure un dialogo come quello tra Freud e Dio?

“Perché vai a vedere Amleto, che è un testo meraviglioso,e a volte ne esci che sei delusa? Non è il contrasto tra tradizionale o quello di oggi, è come lo fai, chi lo mette in scena, quale sensibilità hai nei confronti di quella poetica. Per fare Shakespeare bisogna avere un grande profondità e una grande cultura, sennò lascia stare”.

Il pubblico ama moltissimo questa pièce.

“Un successo incredibile da Nord a Sud, mi domando come mai, è un testo abbastanza profondo, pensavo che la gente abituata i reality e alla tv spazzatura si sarebbe rotta le scatole di sentire una cosa…Hanno bisogno!! Mi rendo conto che ne hanno bisogno perché sono STANCHI di tutta questa merceria, ipocrisia, berciume, superficialità totale e continua. Hanno bisogno di osservare, si sentono trasportati dentro a una terapia di gruppo: i due monologhi di Freud e di Dio sono il punto massimo della pièce, due persone incazzate che si dicono la verità dei fatti. Meglio una verità disarmante o una bugia rassicurante? Oggi tutti vogliono la bugia rassicurante”.

Anche quando hai studiato e interpretato Caravaggio ti sei sicuramente confrontato col sacro e l‘indescrivibile: l’ispirazione che accade accidentalmente e che mette l’artista in comunicazione diretta tra se stesso e quello che sta creando prima ancora che l’opera sia compiuta. Anche il dialogo tra Dio e Freud avvicina al paradosso. Potrebbe sembrare che l’approfondimento di certe tematiche, che siano espresse con la figura o la parola, sia appannaggio di menti educate e sottili.

“Quando si parla di genio si scavalla, non a caso lui ha citato Mozart e tu Michelangelo Merisi. Io uso pochissime volte la parola genio ma lì c’è qualcosa in più. Quando a un ragazzino dai in mano un violino e a 3 anni te lo suona, gli dai in mano un pastello, a 6 anni Caravaggio ti fa un disegno che rimani a bocca aperta: perché? Chi glielo ha insegnato? C’è una memoria atavica? Che cos’è? C’è un mistero? È divino? Certo che fa parte di quello che dicevi tu, che è indescrivibile. Lui cerca di incasellare tutto ma gli slabbra sempre qualcosa, lo vedi che continua: “no ma perché…non ci credo però…perché sì…però…”. Non è più come prima, questa è la meraviglia della fragilità. È venuto per dirgli: guarda che tutti siamo fragili, tutti abbiamo le nostre crepe, però è dalle crepe che entra la luce. Fatti crepare”.



nr. 40 anno XX del 7 novembre 2015

alessio boni (Art. corrente, Pag. 2, Foto generica)

« ritorna

Come installare l'app
nel tuo smartphone
o tablet

Guarda il video per
Android    Apple® IOS®
- P.I. 01261960247
Engineered SITEngine by Telemar