NR. 08 anno XXIX DEL 27 LUGLIO 2024
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Quale futuro per la Fondazione Boso Roi?

di Mario Giulianati

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Quale futuro per la Fondazione Boso Roi?

Il dott. Giuseppe Roi, Boso Roi, il marchese Roi, e per quanto mi senta un repubblicano fino alla punta dei capelli devo dire che il titolo nobiliare, al di là delle ereditarietà, se lo meritava tutto. Boso Roi si era guadagnato il diritto morale di portarlo perché l’ha sempre fatto da gentiluomo e da galantuomo. Ha onorato la nostra città, ed è stato un mecenate generoso e intelligente, ha protetto le arti e la cultura ed ha rispettato gli altri, la gente, quella importante e quella semplice. Direi in special modo quella semplice. Non per posa, ma perché questo rispetto per il modo di essere altrui faceva parte di un suo bagaglio morale, era una sua costante divisa.

Quale futuro per la Fondazione Boso Roi? (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)All’epoca della sua presidenza all'EPT, io ero consigliere dell’ente stesso, mi diede una lezioncina di cui feci tesoro negli anni. Mi disse di osservare bene che quando in qualche località paesaggistica interessante, e il riferimento era concreto, la “pietà popolare” costruiva un capitello o addirittura una cappelletta, non passava molto tempo che attorno veniva costruita una stazione turistica e ho avuto poi modo di verificare che è proprio così che son partite delle notevoli speculazioni edilizie. Sono trascorsi tanti anni da perderne quasi il conto, e l’occasione di dialogare con lui non è mai mancata. Quando scompare, il 24 maggio 2009, lascia un testamento che è la dimostrazione della sua personalità. Destina il suo patrimonio artistico, piuttosto imponente, ad enti e musei pubblici: case storiche, mobili, arredi, quadri, libri, argenti ed altro ancora e mezzi notevoli alla fondazione che reca il suo nome e che ha per compito d’istituto proteggere le arti. Una grande parte, non ho alcuna conoscenza precisa di quanto e di cosa si trattasse, l’aveva affidato a una sua Fondazione che presiedette fino alla morte, la quale aveva come missione quella dell’aiuto economico, ma non solo, al Museo Chiericati, alle attività dei musei vicentini e, credo, anche alle attività del Teatro Olimpico. Insomma un benefattore che considerava la cultura, da sostenere, uno dei pilastri nobili dello sviluppo di una società, appunto quella vicentina.

Quale futuro per la Fondazione Boso Roi? (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)Il Giornale di Vicenza, scrivendo (Giovedì 5 novembre 2015) un testo in relazione alla vicenda, che vede coinvolta la Banca Popolare di Vicenza, ma specificatamente la destinazione dell’ex Cinema Corso, acquistato, nel luglio del 2014 dalla Fondazione Boso Roi, che la stessa ha nel suo Consiglio di Amministrazione 3 consiglieri su 5, indicati dalla Banca Popolare che, per quel che ne so, era in effetti la cassaforte della Fondazione. Quello che mi pare di sapere che il Cav. del Lav. Comm. Gianni Zonin è il Presidente della Fondazione mentre il Vice Presidente è il prof. Marino Breganze. Di recente è stato indicato come direttore scientifico, almeno fino a metà 2016, del Museo Chiericati, il prof. Villa, persona particolarmente qualificata per l’incarico assegnatogli, visto il suo curricula di tutto rispetto. Anche questa operazione, delicatissima, è stata sostenuta, da quello che ho letto sulla stampa, proprio dalla Fondazione Boso Roi. Fondazione che, credo, abbia nel suo statuto la clausola che un componente del Consiglio di Amministrazione deve essere il direttore generale dei musei comunali. Tutto questo porta ad alcuni interrogativi. Il primo, che è anche il più semplice, è chi ora, e negli ultimi anni dopo l’andata in pensione della dott.ssa Avagnina, è il rappresentante del Comune in seno alla Fondazione, visto che nessuno occupava quell’incarico negli ultimi due anni circa? La seconda domanda è più complicato sia a formularla sia a trovare una qualche risposta. Se il patrimonio della Fondazione è in pratica depositato presso la Banca Popolare di Vicenza, come potrà sostentarsi e quindi garantire la prosecuzione della sua missione la Fondazione stessa, vista la situazione nella quale, augurandoci sia cosa temporanea, vive in questi tempi la Banca? La terza domanda è questa. Stando a quanto scrive il Giornale di Vicenza, la Fondazione Boso Roi aveva acquistato l’ex Cinema Corso perché “Doveva diventare un auditorium a servizio dell’Hotel e del centro commerciale …”. Cioè far parte del complesso voluto dalla Popolare destinato, con Palazzo Repeta e Camera di Commercio, a dar vita ad un Hotel a 5 stelle. Che cosa ha di “artistico” e di ”culturale” un albergo, per quanto di livello elevato, che sia in sintonia con la missione della Fondazione?

L’ultima domanda, per ora almeno, è la seguente: il Comune di Vicenza, che è da decenni stato un interlocutore importante e privilegiato prima del marchese Boso Roi poi della Fondazione, come intende procedere per essere un attento soggetto degli sviluppi di questa un po’ intrigata situazione che, suo malgrado, lo coinvolge, o meglio coinvolge anche il futuro dei civici musei?

 

nr. 41 anno XX del 14 novembre 2015



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