NR. 43 anno XXVIII DEL 23 DICEMBRE 2023
la domenica di vicenza
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Corpo a corpo, si danza

di Elena De Dominicis
elenadedominicis@virgilio.it

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C’è la parte dello spettacolo dove tu indossi un cappuccio. Hai un pannello con una specie di carta da parati e un bikini color carne, per cui non c’è niente, c’è solo questa maschera che è un cappuccio normalissimo, con due buchi per gli occhi: mi sembra un ritorno al teatro delle origini ma che ci sia anche qualcos’altro dietro, un’ironia in qualche modo.

Corpo a corpo, si danza (Art. corrente, Pag. 2, Foto generica)“In quel momento, dopo aver analizzato me stessa e dopo aver lasciato cadere tutti i cliché sotto forma di precipitati, scopro il flusso che lega invece i vari elementi. È l’unica cosa che mantengo dedicata alla parte prima, alla forza di gravità, i precipitati, i cliché come la parte più pesante, poi mantengo solo il flusso, il collegamento: è la parte dell’albedo, della decantazione, in cui trasformo il mio segno e quindi avevo bisogno di diventare estremamente semplice e soprattutto di togliere la mia personalità: in quel momento tolgo il viso, ho un costume che mi rende più neutra possibile e mi muovo dentro al copro seguendo semplicemente un flusso. Il compito era quello di non fossilizzarmi in nessuna forma leggibile. Il drappo era per togliere personalità perché desse anche un corpo più plasmabile, anche senza sessualità. Ho scelto quel motivo floreale che da lontano diventa un ritmo visivo perché la parte dell’albedo, la seconda del processo alchemico ( decantazione, sublimazione, nigredo, materia, precipitati, forza di gravità, albedo, la sublimazione del metallo) è un diventare una forma che si sublima; è legato alla primavera, a qualcosa di naturalistico".

Poi c’è il ritorno all’inizio che è correlato con queste immagini di freaks, di vaudeville eccetera. Nelle programma di sala tu parli di trasformazione. Nell’arte contemporanea, nella fotografia la difformità è stata sempre di grande interesse: ricordo il film “Fur” su Diane Arbus, la fotografa, poi Tod Browning che fece il film “Freaks”. Nell’utilizzo di queste immagini e di questi personaggi, spesso, anche il pubblico abituato al contemporaneo dà un giudizio morale: “poverini” , “perché vengono utilizzate queste persone?”

“Per me è stato guardare al corpo in modo spregiudicato e se il tentativo è di passare da una materia ad un’altra, da un piombo ad un oro, avrei potuto scegliere per l’ultima fase, il rubedo, qualsiasi oro. Il mio oro in questo caso era dire: forse la bellezza non è ciò che ci aspettiamo di ritenere bello, forse è interessante guardare con i proprio occhi e interrogarsi su cosa sia la bellezza. È un antilirismo, forse un’antiestetica. Questa è la mia idea di oro e dovevo essere onesta con me stessa e cercare di portarla fuori. Molti di questi personaggi hanno fatto vera bellezza dei loro corpi deformi, ne hanno fatto spettacolo in modo estremamente positivo, sono belli da vedere. In tutti loro c’è un atto creativo con una materia estremamente difficile e quindi era un omaggio a questo trasformare qualcosa di limitante in qualcosa di liberante".

Corpo a corpo, si danza (Art. corrente, Pag. 2, Foto generica)Ci hai accolti con un’installazione: le piante, i bicchieri, le parole. È come se fosse uno storyboard, diciamo.

“Molto di questo lavoro è semplicemente quello che deve essere per me, in modo anche un po’ egoistico, anche senza voler giustificare: ho raccolto le frasi che mi interessavano di più e che mi sembravano più pertinenti dentro a delle provette. Io raccolgo piante e ho scelto quelle che erano usate nei bracieri per aprire le performance, la tragedia greca: c’è la salvia bianca. C’è un grande naturalismo dentro al romanzo stesso, questo macrocosmo e microcosmo, l’essere medico, scienziato e camminatore, un pensatore a tutto tondo: mi pareva corpo e anche vegetale".

Hai visitato posti considerati legati all’alchimia come la Cappella San Severo a Napoli?

“Sì. Anche il Giardino di Boboli a Firenze è un giardino alchemico".

Ti hanno influenzata?

“No".

Corpo a corpo, si danza (Art. corrente, Pag. 2, Foto generica)Quello che è successo a Parigi: la strage maggiore è stata fatta dentro a una sala da concerto e non è la prima volta che c’è un atto terroristico dentro a un teatro. Un terrorismo che punta alla cultura, distruggendo monumenti, facendo colpo dove la gente si riunisce per assistere a una performance artistica potrebbe influire sulla fruizione e sul modo di fare spettacolo o sulle tecniche di scrittura?

“Potrebbe senz’altro, mi auguro che non sia in atto un terrorismo che colpisce la cultura".

Ma dobbiamo prenderne atto: distruggono siti archeologici importantissimi, colpiscono vignettisti, teatri, musei.

“Mi auguro di no ma potrebbe compromettere, cambiare o influenzare. Il mondo della cultura, del teatro, in cui si fa spettacolo sta cambiando tantissimo per l’accelerazione del progresso, la tecnologia e i nuovi mezzi di fruizione. Penso al film “Desert Dancer”: dei ragazzi in Iran fondano una compagnia e fanno delle performance segrete. Suona molto di Medioevo questa cosa e fa molta paura. Dobbiamo escogitare qualcosa per continuare il libero pensiero"..



nr. 43 anno XX del 28 novembre 2015

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