NR. 08 anno XXIX DEL 27 LUGLIO 2024
la domenica di vicenza
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A ciascuno il suo

di Italo Francesco Baldo

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A ciascuno il suo

Giovanni Giolo, Gianni per gli amici, noto esponente della cultura vicentina ha visto assegnargli a Torino, in occasione del Premio “I murazzi”, dalla Giuria “la dignità di stampa” per il suo ultimo romanzo A Ciascuno il suo, qualificato come “romanzo filosofico”. La motivazione che i componenti della Giuria hanno stilato, è oltremodo interessante. Infatti, il nuovo lavoro di G. Giolo “rappresenta un suntuoso quadro dell’impotenza dell’intellettuale nel mondo d’oggi, tracciato con mano sicura e in chiave romanzata da parte dell’Autore il quale immagina l’autobiografia confessione di un ideale protagonista, incapace di assegnare un significato positivo all’evoluzione entropica della sua vita, rappresentata a specchio nella decadenza contraddittoria del mondo contemporaneo occidentale.

Il tema centrale da cui tutto il testo si dipana è la libertà, questa sempre sa di sale, ma è anche una bussola per orientarsi nella vita e ad essa ogni uomo è chiamato e ciascuno riceve da essa… il suo.

A ciascuno il suo (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica) 

G. Zanella

 

Nel nuovo lavoro di G. Giolo entra, oltre alla sua vita, i suoi dolori di bambino, di adolescente, anche tutta la sua vasta cultura nel campo letterario classico, patristico (greco e latino) e italiano. Importanti i suoi studi su Euripide, Saffo, Giacomo Leopardi e Giacomo Zanella, ma anche su Luigi Meneghello e tantissimi altri poeti e autori, alcuni dei quali, anche viventi, entrano da protagonisti nel romanzo; non li citiamo perché vogliamo lasciare al lettore la scoperta.

L’ Autore è anche poeta e vanno ricordati i suoi Cento sonetti (Torino,: Genesi, 2012), impresa che non riuscì a G. Zanella per il suo Astichello; non solo la cultura anche la società ha destato l’ interesse e l’ impegno di Giolo con riflessioni divulgate con articoli e studi, importante la sua biografia su Mariano Rumor: la carriera di un veneto al potere (Milano-Verona, Teti/Citta del Sole, 1982). Nella politica ha sempre cercato di dare il suo contributo, anche partecipando alle elezioni per il Comune di Vicenza. Un intellettuale a tutto tondo, che sarebbe piaciuto a Benedetto Croce, che dapprima rifiutava il termine, appunto di intellettuale secondo le definizioni di G. Gentile e A. Gramsci, ma poi lo accettò, sostenendo che l’uomo di cultura quando s’impegna nella vita sociale è un intellettuale.

A ciascuno il suo (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica) 

G. Giolo e Luciana Chittero

 

La Giuria, come abbiamo sopra riferito, ha colto nel segno, individuando nel protagonista del romanzo di G. Giolo, un intellettuale, che riflette e si ritrova anche disilluso di fronte al mondo, che non ha né fede, né speranza né carità e spesso teme il proprio impegno anche nella cultura. Non così il protagonista, che coglie “ a zibaldone”, memore in questo di quello di G. Leopardi le sue riflessioni con un sincretismo davvero importante. Tutto ciò che produce l’uomo, dai poeti, agli scrittori, ai letterati, filosofi, teologi alla moda come Mancuso, storici dell’arte, registi teatrali e coinvolgendo perfino papa Francesco, ammirato più di papa Benedetto XVI, il più grande teologo vivente, per ricordare a tutti che se non avremo, alla fine speranza, non andremo da nessuna parte.

Romanzo filosofico viene detto questo lavoro di G. Giolo, ed, infatti, troviamo qualche riflessione appropriata e ci coinvolge quella sul pensatore tedesco Immanuel Kant, letto, p.261, dall’ottica della fede. Scrive Giolo: “La fede per Kant procede dalla morale”, un’interpretazione per qualche verso nuova che rifiuta quella che fu pure detta alla morte del pensatore: “è morto un ateo”. Giolo considera Hegel, che non vuole elevarsi dalla contemplazione empirica del mondo a Dio (p.261), il maestro che delle contraddizioni, meglio opposti, base delle sua filosofia e per lui propende. Kant però ha ben altro spessore proprio sul tema di Dio; ci permettiamo di suggerire, rispetto allo Hegel che in un panspiritualismo di origine spinoziana, tutto accetta e tutto giustifica, perfino il male. Meglio il Kant che si apre al divino con la intelligenza dello scienziato che, come uomo a tutto tondo, afferma Dio, perché l’umanità è sempre superiore alla sola scienza, per non parlare dei riduzionismi e dei relativismi, tanto combattuti da papa Benedetto XVI.

Giolo intravede una linea di fede in Kant, ma questa andrebbe approfondita alla luce degli scritti kantiani, Le note personali alla sua Bibbia,( "Studia Patavina" 27 (1980), pp. 141-155, a cura dello scrivente) e soprattutto la Conclusione della Storia universale e teoria del cielo, e della Critica della ragion pratica.

A ciascuno il suo (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)Il romanzo di Giolo si presenta al lettore in tutti i suoi passaggi come una rivendicazione anche del ruolo della cultura, pur con le sue note dolenti, ma vero salvagente per coloro che vogliono agire al sole, come canta l’ Ecclesiaste In definitiva un desiderio di verità, quello espresso da Giolo, che emerge alla fine del suo testo, nel ricordo di Goethe e della sua autobiografia che intitola Poesia e Verità. Se ai poeti è concessa la segreta facoltà, di intendere il mondo anche nel giro di un verso soltanto, vi è poi necessità di riflessione, come attesta lo stesso romanzo filosofico A Ciascuno il suo, per saper coniugare, come ben affermavano i medioevali: verum, bonum et justum in quella direzione nella quale il sapere è fondamento del bene e della religione, il vero sperare, come servizio divino interiore (la preghiera tanto cara a Santa Teresa d’Avila), affermava Kant. Con il filosofo di Koenigsberg possiamo dire: questo è l’uomo e se veniamo meno alla speranza che ciò sia, se ne accorge nella penultima riga del romanzo Giolo, questo nostro mondo, non può che andare… in malora.

 

nr. 02 anno XXI del 23 gennaio 2016



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