NR. 08 anno XXIX DEL 27 LUGLIO 2024
la domenica di vicenza
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Pan e Pero

Storie di uomini animali e prati. Cinquanta racconti, già presentati da Tommasino Giaretta ai suoi alunni a scuola, diventano un libro da legge tutto di un fiato

di Alessandro Scandale
a.scandale@gmail.com

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Pan e Pero - Giaretta

Il più recente libro di Tommasino Giaretta ha un titolo inequivocabilmente veneto, o faremmo forse meglio a dire vicentino: Pan e pero - Storie di uomini animali e prati. Lo scrittore e giornalista di Quinto ha confezionato una raccolta di 50 racconti brevi per i suoi fedeli lettori, i quali hanno atteso quattro anni per sapere che fine avesse fatto Tote, protagonista del precedente libro Il mondo di Tote.

Pan e Pero - Giaretta (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)Invece il nuovo libro si annuncia come una specie di "prequel": Tote c’è, Toni Ultimo pure, ma non sono gli stessi che avevano riempito le pagine dei racconti del precedente libro. Compaiono come ragazzotti che accompagnano il lettore e la loro presenza è appena palesata da un moto o una battuta per poi ritirarsi a far spazio ai protagonisti principali, appunto uomini, animali e prati. Tuttavia più animali che uomini, più paesaggi che esseri umani sono narrati in questi rapidissimi racconti, indipendenti ma legati l’uno all’altro di modo che uno tiri l’altro in una lettura che diventa di pagina in pagina più intrigante e coinvolgente che fidelizza il lettore in maniera quasi totale, "come quella signora - racconta divertito l'autore - che dopo una presentazione è corsa a casa senza nemmeno aspettare il rinfresco per leggere il libro tutto d'un fiato e finirlo al limitare dell'alba...". Giaretta racconta nei cinquanta ritratti della "sua" campagna vicentina, ad un passo dalla provincia di Padova, quella che Gianni Giolo definisce nella prefazione una "variegata schiera di sanguigni e irriverenti personaggi formata da Bijio Rua, la Rosa Jaretona, la Maina, Jijio Cantabae, Tita Peota, Gino Timbri, Ernesto Jaretòn, Jacomo Pastore, Tote, Toni Orbo, Toni Ultimo verso i quali sorge spontaneo il desiderio di stringere idealmente la mano per fare conoscenza diretta e iniziare un’amicizia consci che ognuno di loro è portatore sano di una propria storia da raccontare, di un mondo da esibire, di una verità da dimostrare". E per chi ancora non lo conoscesse, l'occasione si riproporrà martedì 8 marzo alle 20.45 nella chiesetta di S. Maria Assunta a Vigardolo di Monticello Conte Otto, in una serata che l'amministrazione dedicherà a tutte le donne e in cui Giaretta racconterà i suoi personaggi femminili con l'arguzia e l'ironia che lo contraddistinguono.

Pan e Pero - Giaretta (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)Ne Il mondo di Tote, suo precedente successo editoriale, Giaretta aveva dipinto un mosaico dalle variegate tessere animate dalle stesse avventure amorose, vere o millantate, di Tote, personaggio sì di fantasia ma in fondo neppure poi tanto. Diciamo la verità... chi di noi, da ragazzo, non ha conosciuto almeno un "Tote" a scuola o al bar? Uno di quei personaggi che la raccontavano a tutti e facevano intendere, chi più chi meno, di avere vissuto storie, amori e avventure al di là dei proppri limiti. Ne ra uscito un quadro divertente e divertito in cui Giaretta concedeva al lettore uno spunto di fantasia, "facendogli spiccare il volo - scriveva nelle note introduttive Mario Bagnara, presidente della Biblioteca La Vigna di Vicenza - verso un documentato viaggio storico e di costume che si espande all’Italia intera, agli Stati Uniti, al Messico, al Sudafrica e, per finire, allo spazio siderale". Così, "tanto per capirci, Tote era come dire ... un pacifico anche se invadente tuttologo visionario infervorato da un singolare spirito di emulazione. Più semplicemente, Tote era una fucina che sagomava e sfornava gratuitamente emozioni tutto l’anno senza mai chiudere i battenti per ferie". Il nuovo libro, invece, ha una veste grafica essenziale e, a differenza dei precedenti, non ha immagini all'interno, lasciando spazio solo ai racconti che si stagliano sullo sfondo di un universo contadino che recupera una dimensione spirituale e linguistica utilizzando qua e là termini dialettali ormai dimenticati e in via d’estinzione. Pan e pero è quasi un’opera di recupero di lessico familiare e sociale attraverso un dizionario di toponimi e sinonimi, un inventario di nomi di animali e di elementi della campagna. Giaretta si specializza nella metafora e nella personificazione usata per diventare “animalizzazione” dell’esser umano, come nel racconto de La donnola, e delle cose, come la memorabile trasformazione del treno merci in un serpente carbonasso; la personificazione diventa poi umanizzazione degli animali, come nella descrizione del temibile cane soprannominato La Jena. Così, queste storie di uomini, animali e prati - come recita il sottotitolo del libro - diventano quasi un breviario che accompagna il lettore in un viaggio a ritroso nella memoria, approdando ad uno ieri che non sembra essere poi così lontano, almeno per chi vive ancora in quei luoghi o ne ha ricordo. Ne troviamo traccia in racconti come "La 1400", che sgommava roboante nel tragitto dalla campagna a Vicenza; ne "Il juke box" che diffondeva i successi musicali del momento e che in caso di guasto bastava dargli un colpo ben assestato per farlo ripartire; o ancora in "Campo Marso" e "la donna cannone" che rievocano i tempi in cui le giostre alla festa dei Oto erano vissuti quasi come un viaggio magico in un lontano mondo di fantasia.

Pan e Pero - Giaretta (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)Pan e pero - scrive ancora Giolo (autore, per inciso, del recente saggio A ciascuno il suo da noi segnalato qualche settimana fa) - è una sorta di cappello a cilindro dal quale escono non solo personaggi, ma anche animali, luoghi e cose. Tommasino Giaretta, che da buon insegnante ha testato queste storie ai suoi allievi, è soprattutto un superbo e raffinato evocatore di paesaggi... Mediante un dosato, ma schietto utilizzo di termini dialettali in disuso ben amalgamati alla prosa con la lingua ufficiale, l’autore diventa ideatore e al tempo stesso notaio di una originalissima quanto rara forma di linguaggio. Fonde la sua vena poetico-narrativa in rapidi e genuini bozzetti elevando al ruolo di protagonisti uomini comuni, animali e luoghi della propria terra incuneata fra l’Est Vicentino e l’Alta Padovana, denominata La Piccola Olanda, identificata il Diamante verde del Veneto per la peculiarità dei prati stabili e che, come per incanto, pagina dopo pagina, finisce per diventare la terra natia di ognuno di noi suoi lettori. Non ultimo, Pan e pero ha il pregio di recuperare lo spazio temporale e la dimensione rurale, spirituale e linguistica del passato universo contadino senza che Giaretta rinunci alla sua proverbiale verve umoristica e ironica.

Il libro - scrive Michela Menegus Paulin in una nota di presentazione - si pone come un’opera di recupero di lessico familiare e sociale attraverso un dizionario di toponimi, di sinonimi, un inventario di nomi relativi ad animali e ad elementi vegetali della campagna. La maestria dell’autore riesce a non far deragliare l’intera carovana nel dirupo del passatismo nostalgico, stemperando i condensati di alta prosa poetica con un ritmo narrativo veloce, ritmato e brioso e punteggiando la scrittura con un senso dell’umorismo che parte dalla freddura inglese, come nell’episodio del Pajetta o nei passi de I Russi, fino a sfociare in un’incontenibile irriverenza, come nel racconto de I campi del prete. Pan e pero è un treno che scarica a ogni fermata uno dei grani di saggezza che lo compone, le ombre lunghe dell’umanità sanguigna dell’infanzia dell’autore.

Abbiamo incontrato Giaretta rivolgendogli alcune domande.



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