NR. 08 anno XXIX DEL 27 LUGLIO 2024
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Amoris laetitia: nella nuova riflessione… l’antico

di Italo Francescco Baldo

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Amoris laetitia: nella nuova riflessione… l’antico

Papa Francesco ha pubblicato L’esortazione apostolica Amoris laetitia; il documento postsinodale era atteso e in esso il pontefice romano illustra quanto ritiene importante affermare sull’amore nella famiglia. Questo amore è parte dell’amore universale che Gesù Cristo ha affermato e che tutti i cristiani sono tenuti a vivere e a predicare in qualsiasi contesto, situazioni si trovino a vivere la propria fede.

Ogni documento del Papa, in particolare le encicliche, le Lettere, i Messaggi, i Motu propri, le Catechesi ecc., merita una particolare attenzione, proprio perché, come afferma la Lumen gentium, una Costituzione dogmatica del Concilio vaticano II, è: ”Il romano Pontefice, quale successore di Pietro, è il perpetuo e visibile principio e fondamento dell'unità sia dei vescovi sia della moltitudine dei fedeli".

L’esame di un documento pontificio è quindi un impegno che si deve prendere seriamente e valgono le fondamentali regole per l’analisi, che va condotta con un preciso rispetto, dato che da quanto afferma il papa discende anche la vita tutta della Chiesa e non è una generica indicazione in merito ad un argomento, che possa esaurirsi in un commento veloce, magari solo per verificare se vi siano oppure no argomenti da “condividere” o da rifiutare. Soprattutto l’esercizio, tanto caro agli intellettuali, talora se-dicenti teologi, della “critica della critica critica conduce quasi sempre e solo a considerare quanta acqua venga al proprio mulino e ciò sia tra i moderni che tra i tradizionalisti ad oltranza.

La strada deve essere altra.

L’importanza di un’opera di riflessione, di un saggio, di un documento che affronta temi importanti per la vita degli uomini soprattutto negli aspetti più delicati, deve essere è considerata in due elementi fondamentali. Il primo è quanto è affermato o negato in relazione al tema prescelto. La seconda è costituita da tutto quanto è servito all’Autore per affermare o negare intorno all’argomento.

Le due parti sono interdipendenti e non esiste luna senza l’altra, tanto che l’analisi della seconda consente una serena analisi della prima. Sono le note, dicevano i maestri (P.G. Nonis e Giovanni Santinello dell’Università di Padova, Istituto di Storia della Filosofia) che costituiscono la parte più importante di un testo, perché ci pongono in diretta connessione con quello che è stato alla base della riflessione. Oggi nelle ricerche l’apparato bibliografico e quello delle note affermano il rigore scientifico della ricerca e ne danno per così dire “lo scheletro”. Nei testi antichi dei filosofi non sempre è facile ritrovare quanto è loro servito per i saggi e la ricostruzione presenta difficoltà d’ogni genere, ma, nello stesso tempo, anche un splendido esercizio di ricerca cui i giovani dovrebbero dedicarsi per forgiarsi nella ricerca. Infatti, è dai maggiori di noi che possiamo apprendere e appoggiare al meglio le nostre analisi. Invece accade spesso che si “elabora” senza vero costrutto, spacciando addirittura ogni pensiero proprio perché pensiero come un’espressione filosofica sempre e comunque. I grandi ci insegnano, in primis Platone, Aristotele, Sant’Agostino, San Tommaso d’Aquino, R. Cartesio, F. Bacone, J. Locke, I. Kant, G.F. W. Hegel e per accontentare pure gli intellettuali K. Marx e W. Benjamin, che senza una precisa conoscenza di quanto ci ha preceduto e senza disamina critica di quanto affermato prima di noi, la ricerca è spesso quello che M. Prust affermava della filosofia teoretica: “inventano mentre parlano”.,

L’analisi dell’esortazione pontificia ci porta prima di tutto a considerare quanto è stato utilizzato esplicitamente dal papa per esporre il suo pensiero in merito ad un tema importante, che nel corso dei secoli ha avuto sempre l’attenzione dei pensatori sia in campo filosofico sia in quello teologico, che viene tenuto presente, ma non è il compito che papa Francesco intende svolgere, perché il fine del documento è quello di proporre ed indicare la via ai cristiani nell’amore familiare, a partire dall’affermazione, posta all’inizio: ” La gioia dell’amore che si vive nelle famiglie è anche il giubilo della Chiesa. Come hanno indicato i Padri sinodali, malgrado i numerosi segni di crisi del matrimonio, «il desiderio di famiglia resta vivo, in specie fra i giovani, e motiva la Chiesa». Come risposta a questa aspirazione «l’annuncio cristiano che riguarda la famiglia è davvero una buona notizia»"., (cfr. affermazione della III Assemblea Generale Straordinaria del Sinodo dei Vescovi, Relatio Synodi, 18 ottobre 2014, 2 e della XIV Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi, Relatio finalis, 24 ottobre 2015, 3.).

Importante è poi, subito dopo la prima affermazione sopra riportata, quella che precisa: “Naturalmente, nella Chiesa è necessaria un’unità di dottrina e di prassi, ma ciò non impedisce che esistano diversi modi di interpretare alcuni aspetti della dottrina o alcune conseguenze che da essa derivano. Questo succederà fino a quando lo Spirito ci farà giungere alla verità completa (cfr. Gv 16,13), cioè quando ci introdurrà perfettamente nel mistero di Cristo e potremo vedere tutto con il suo sguardo. Inoltre, in ogni paese o regione si possono cercare soluzioni più inculturate, attente alle tradizioni e alle sfide locali. Infatti, «le culture sono molto diverse tra loro e ogni principio generale […] ha bisogno di essere inculturato, se vuole essere osservato e applicato”. Con ciò viene considerata proprio la differenza delle interpretazioni, ma che tutte debbono essere ricondotte ad unità.

In nove densi capitoli papa Francesco nella Amoris Laetitia affronta tutti i temi della famiglia e quelli ad essa correlati in una visione ampia e completa fornendo oltre alle analisi anche le più opportune indicazioni di vita e non dimenticando certo la pastorale familiare. Accanto ai temi principali: l’amore coniugale nei suoi vari aspetti, la procreazione, l’educazione dei figli anche aspetti come quelli del divorzio, dei sacramenti ai risposati civilmente, alle situazioni di convivenza e relazione omosessuali, ma soprattutto la grande attenzione per una visione complessiva dell’uomo. Si tratta di una prospettiva di “immagine dell’uomo” che s’incardina, pur con l’attenzione ai tempi moderni, nel solco di quella che da Gesù Cristo è stata delineata e che si collega a quella dell’Antico testamento. I singoli capitoli affrontano, dopo una breve Premessa, il problema della famiglia Alla luce della Parola (Capitolo I); La realtà e le sfide delle famiglie (Capitolo II); Lo sguardo rivolgo a Gesù: la vocazione della famiglia (Capitolo III), L’amore nel matrimonio (Capitolo IV), il capitolo più lungo; L’amore che diventa fecondo (Capitolo V); Alcune prospettive pastorali (Capitolo VI); Rafforzare l’educazione dei figli (Capitolo VII); Accompagnare, discernere e integrare la fragilità (Capitolo VIII) e Spiritualità coniugale e familiare (Capitolo IX). A conclusione dell’Esortazione la Preghiera alla Santa Famiglia. Ogni singolo capitolo richiede grande attenzione per i contenuti e soprattutto le prospettive che sono delineate e che dovranno essere tenute presenti da tutto il mondo cattolico, pur nella diversità dei luoghi e delle varie altre condizioni, ciò esprime il valore cattolico, ossia universale di quanto il papa ha indicato con il suo documento.

 

Ogni capitolo è accompagnato da note interne al testo e queste sono riferimenti precisi alla Bibbia, a testi del papa stesso come l’Esortazione Evangelii gaudium, la Lettera apostolica Mitis iudex Dominus Iesus, ad encicliche di pontefici precedenti, al catechismo della Chiesa cattolica e a documenti di istituzioni pontificie, come quella del Consiglio per la promozione dell’Unità dei Cristiani. A tanti e seri riferimenti, fanno eccezione il riferimento a Martin Luther King, Sermone tenuto nella chiesa Battista di Dexter Avenue, Montgomery, Alabama, 17 novembre 1957 e la” felice scena del film Il pranzo di Babette, dove la generosa cuoca riceve un abbraccio riconoscente e un elogio: «Come delizierai gli angeli!». È dolce e consolante la gioia che deriva dal procurare diletto agli altri, di vederli godere. Tale gioia, effetto dell’amore fraterno, non è quella della vanità di chi guarda sé stesso, ma quella di chi ama e si compiace del bene dell’amato, che si riversa nell’altro e diventa fecondo in lui".

Vi sono inoltre note di riferimento, raccolte alla fine dell’Esortazione e queste appartengono, come vedremo a diversi ambiti, che ci aiutano a comprendere quale siano i riferimenti culturali generali di papa Francesco nel redigere l’Esortazione.

 

Sacra Scrittura

Moltissime sono i riferimenti nel corpo del testo dell’esortazione, come abbiamo detto, alla Sacra Scrittura a partire dal Libro del Genesi per proseguire, per quanto riguarda l’Antico testamento con: esodo, Numeri, Deuteronomio, Rut, Re, Giobbe, Salmi, Proverbi, Siracide (Ecclesiaste), Sapienza, Isaia, Malachia, e Isaia. Del Nuovo testamento vengono citati passi dai Vangeli (Matteo, Marco, Luca e Giovanni), dagli Atti degli Apostoli, dalle Lettere di San Paolo (I e II ai Corinti; agli Efesini, ai Filippesi, ai Colossesi, I e II ai Tessalonicesi, I a Timoteo e agli Ebrei), la Lettera di San Giacomo, la I di San Pietro ed infine il libro dell’Apocalisse.

Le citazioni sono sempre in appoggio a quanto è analizzato ed evidenziano come la Scrittura sia per il Magistero la prima è più importante fonte cui si unisce la Tradizione. Afferma papa Francesco. “La Scrittura e la Tradizione ci aprono l’accesso ad una conoscenza della Trinità che si rivela con tratti familiari. La famiglia è immagine di Dio, che […] è comunione di persone. Nel battesimo, la voce del Padre designa Gesù come suo Figlio amato, e in questo amore ci è dato di riconoscere lo Spirito Santo (cfr. Mc 1,10-11). Gesù, che ha riconciliato ogni cosa in sé e ha redento l’uomo dal peccato, non solo ha riportato il matrimonio e la famiglia alla loro forma originale, ma ha anche elevato il matrimonio a segno sacramentale del suo amore per la Chiesa (cfr. Mt 19,1-12; Mc 10,1-12; Ef 5,21-32). Nella famiglia umana, radunata da Cristo, è restituita la “immagine e somiglianza” della Santissima Trinità (cfr. Gen 1,26), mistero da cui scaturisce ogni vero amore. Da Cristo, attraverso la Chiesa, il matrimonio e la famiglia ricevono la grazia dello Spirito Santo, per testimoniare il Vangelo dell’amore di Dio»".. (n.71) Infatti, prosegue il papa: “Tutta la pastorale familiare dovrà lasciarsi modellare interiormente e formare i membri della Chiesa domestica mediante la lettura orante ed ecclesiale della Sacra Scrittura. La Parola di Dio non solo è una buona novella per la vita privata delle persone, ma anche un criterio di giudizio e una luce per il discernimento delle diverse sfide con cui si confrontano i coniugi e le famiglie»”(n. 227). Fa da coronamento di tutte le citazioni tratte dalla Sacra Scrittura il “ cosiddetto inno alla carità scritto da San Paolo, ”dove” riscontriamo alcune caratteristiche del vero amore:

 

«La carità è paziente,

benevola è la carità;

non è invidiosa,

non si vanta,

non si gonfia d’orgoglio,

non manca di rispetto,

non cerca il proprio interesse,

non si adira,

non tiene conto del male ricevuto,

non gode dell’ingiustizia

ma si rallegra della verità.

Tutto scusa,

tutto crede,

tutto spera,

tutto sopporta» (1 Cor 13,4-7). (n.90)

 

 

Alle citazioni interne, fanno corona quelle poste a piè pagina, che nel Documento, come risulta dalla pubblicazione nel sito della Sante Sede, sono poste alla fine. Esse sono raggruppabili in diversi ambiti

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San Leone Magno - Pio XI - Pio XII



Riferimenti ai Pontefici della Chiesa romana

Il più antico predecessore cui papa Francesco fa riferimento è Leone Magno, Epistola Rustico narbonensi episcopo, inquis. IV: PL 54, 1205A alla nota 69, che appoggia le affermazioni: “ L’unione sessuale, vissuta in modo umano e santificata dal sacramento, è a sua volta per gli sposi via di crescita nella vita della grazia. È il «mistero nuziale».[69] Il valore dell’unione dei corpi è espresso nelle parole del consenso, dove i coniugi si sono accolti e si sono donati reciprocamente per condividere tutta la vita. Queste parole conferiscono un significato alla sessualità, liberandola da qualsiasi ambiguità. Tuttavia, in realtà, tutta la vita in comune degli sposi, tutta la rete delle relazioni che tesseranno tra loro, con i loro figli e con il mondo, sarà impregnata e irrobustita dalla grazia del sacramento che sgorga dal mistero dell’Incarnazione e della Pasqua, in cui Dio ha espresso tutto il suo amore per l’umanità e si è unito intimamente ad essa. Non saranno mai soli con le loro forze ad affrontare le sfide che si presentano. Essi sono chiamati a rispondere al dono di Dio con il loro impegno, la loro creatività, la loro resistenza e lotta quotidiana, ma potranno sempre invocare lo Spirito Santo che ha consacrato la loro unione, perché la grazia ricevuta si manifesti nuovamente in ogni nuova situazione". E in unità quanto afferma Pio XII nell’Enciclica Mystici Corporis Christi (29 giugno 1943), a sottolineare la continuità nei secoli del magistero papale.

Riferimenti preciso sono alla Lettera enciclica di Pio XI, Casti connubi, del 1930, la prima che nel Novecento affrontò il problema della famiglia e delle sfide del mondo contemporaneo e ribadisce, seguendo proprio la dottrina: “E per esordire da quella stessa Enciclica, che quasi unicamente mira a rivendicare la divina istituzione, la dignità sacramentale e la perpetua indissolubilità del matrimonio, resti anzitutto stabilito questo inconcusso inviolabile fondamento: che il matrimonio non fu istituito né restaurato dagli uomini, ma da Dio; non dagli uomini ma da Dio, autore della natura, e da Gesù Cristo, Redentore della medesima natura, fu presidiato di leggi e confermato e nobilitato. Tali leggi perciò non possono andar soggette ad alcun giudizio umano e ad alcuna contraria convenzione, nemmeno degli stessi coniugi. Questa è la dottrina della Sacra Scrittura, questa la costante ed universale tradizione della Chiesa; questa la solenne definizione del Concilio Tridentino che proclama e conferma con le parole stesse della Sacra Scrittura l’origine da Dio Creatore della perpetuità e indissolubilità del vincolo del matrimonio, e la sua stabilità ed unità”.

Pio XII è citato, come abbiamo riferimento con la Mystici corporis; segue Paolo VI con l’ultima sua enciclicaHumnae vitae del 1968 che tante controversi suscitò nel mondo laico, soprattutto laicista che pretendeva che il papa appoggiasse idee moderne di contraccezione: “20. La dottrina della chiesa sulla regolazione della natalità, che promulga la legge divina, apparirà facilmente a molti di difficile o addirittura impossibile attuazione. E certamente, come tutte le realtà grandi e benefiche, essa richiede serio impegno e molti sforzi, individuali, familiari e sociali. Anzi, non sarebbe attuabile senza l’aiuto di Dio, che sorregge e corrobora la buona volontà degli uomini. Ma a chi ben riflette non potrà non apparire che tali sforzi sono nobilitanti per l’uomo e benefici per la comunità umana". Sul valore educativo della famiglia e altri problemi Paolo VI precisò il proprio pensiero nel Discorso a Nazaret, 5 gennaio 1964) e ritornò nel 1975 con l’Esortazione Apostolica Evangelii nuntiandi.

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Paolo VI - S. Giovanni Paolo II - Benedetto XVI

 

Numerosi sono poi i riferimenti al magistero di San Giovanni Paolo II. Nel suo lungo pontificato numerose volte intervenne sui problemi della famiglia con encicliche, esortazioni e interventi in varie sedi. Papa Francesco ricorda e si appoggia soprattutto all’Esortazione apostolica Familiaris consortio del 1981, seguono riferimenti a diverse encicliche: Dives in misericordia, Evangelium vitae, Redemptor hominis, Mulieris dignitatem, Redemptor missio, all’Esortazioni apostoliche Reconciliatio et paenitentia e Christifideles laici, alla Lettera apostolica sulla vita consacrata e tra i discorsi quello Ai partecipanti al Forum internazionale sull’invecchiamento attivo (5 settembre 1980) ed infine alcune catechesi svolte nelle udienze generali. Ben ha affermato San Giovanni Paolo II nella Familiaris consortio: “La Rivelazione cristiana conosce due modi specifici di realizzare la vocazione della persona umana, nella sua interezza, all'amore: il Matrimonio e la Verginità. Sia l'uno che l'altra nella forma loro propria, sono una concretizzazione della verità più profonda dell'uomo, del suo "essere ad immagine di Dio".

Di conseguenza la sessualità, mediante la quale l'uomo e la donna si donano l'uno all'altra con gli atti propri ed esclusivi degli sposi, non è affatto qualcosa di puramente biologico, ma riguarda l'intimo nucleo della persona umana come tale. Essa si realizza in modo veramente umano, solo se è parte integrale dell'amore con cui l'uomo e la donna si impegnano totalmente l'uno verso l'altra fino alla morte. La donazione fisica totale sarebbe menzogna se non fosse segno e frutto della donazione personale totale, nella quale tutta la persona, anche nella sua dimensione temporale, è presente: se la persona si riservasse qualcosa o la possibilità di decidere altrimenti per il futuro, già per questo essa non si donerebbe totalmente.

Questa totalità, richiesta dall'amore coniugale, corrisponde anche alle esigenze di una fecondità responsabile, la quale, volta come è a generare un essere umano, supera per sua natura l'ordine puramente biologico, ed investe un insieme di valori personali, per la cui armoniosa crescita è necessario il perdurante e concorde contributo di entrambi i genitori.

Il "luogo" unico, che rende possibile questa donazione secondo l'intera sua verità, è il matrimonio, ossia il patto di amore coniugale o scelta cosciente e libera, con la quale l'uomo e la donna accolgono l'intima comunità di vita e d'amore, voluta da Dio stesso (cfr. "Gaudium et Spes", 48), che solo in questa luce manifesta il suo vero significato. L'istituzione matrimoniale non è una indebita ingerenza della società o dell'autorità, né l'imposizione estrinseca di una forma, ma esigenza interiore del patto d'amore coniugale che pubblicamente si afferma come unico ed esclusivo perché sia vissuta così la piena fedeltà al disegno di Dio Creatore. Questa fedeltà, lungi dal mortificare la libertà della persona, la pone al sicuro da ogni soggettivismo e relativismo, la fa partecipe della Sapienza creatrice".

Papa Benedetto XVI, l’insigne teologo, è citato più volte con le encicliche Deus caritas est e Caritas in veritate cui si unisce la citazione del Discorso al VII Incontro Mondiale delle Famiglie, Milano nel quale affermò: “La fede in Gesù Cristo, morto e risorto per noi, vivente in mezzo a noi, deve animare tutto il tessuto della vita, personale e comunitaria, pubblica e privata, così da consentire uno stabile e autentico “ben essere”, a partire dalla famiglia, che va riscoperta quale patrimonio principale dell’umanità, coefficiente e segno di una vera e stabile cultura in favore dell’uomo".

Come sappiamo, l’attuale Catechismo della Chiesa cattolica fu promulgato da San Giovanni Paolo II, ma l’Autore principale fu il cardinale J. Ratzinger e per questo ricordiamo le citazioni dal catechismo proprio nel riferimento a papa Benedetto XVI.

Infine seguono i numerosissimi riferimenti di papa Francesco al proprio magistero, all’enciclica Evangelii gaudium del 24 novembre 2013, alla Bolla Misericordiae Vultus (11 aprile 2015) e alle Catechesi da lui stesso impartite ai fedeli nelle Udienze generali soprattutto quelle del 2015, anno certamente di preparazione e stesura della Amoris laetitia sulla scia delle Relazioni della III Assemblea Generale Straordinaria del Sinodo dei Vescovi, Relatio Synodi, 18 ottobre 2014, e della XIV Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi, Relatio finalis, 24 ottobre 2015, 3.

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Concilio vaticano II


Riferimenti ai Concili

Nella sua Esortazione papa Francesco si richiama in prevalenza ai documenti del Concilio vaticano II, in particolare alle Costituzione dogmatica Lumen gentium, dove si afferma che le famiglie sono testimoni della fede e dell’amore di cristo (n.35) e a quella pastorale Gaudium et spes, dove si afferma che Cristo stesso santificò le relazioni umane specialmente la famiglia (n.34), affiancate da riferimenti al Decreto Apostolicam Actuositatem che afferma il valore dei laici nella Chiesa e alla Dichiarazione Gravissimum Educationis.

Non è ricordato dal Papa il Concilio Lateranense, svolto sotto Innocenzo III che stabilì alcune regole per i matrimoni, tra cui quella ancora in uso delle Pubblicazioni in chiesa, dove viene annunciato il matrimonio di fedeli, affinché sia noto e chiunque abbia qualcosa in contrario possa palesarlo. Nemmeno il concilio di Trento che nella Sessione XXIV (11 novembre 1563), diede una visione organica al sacramento del matrimonio è citato. Nella sessione dichiarò:” Il vincolo del matrimonio fu dichiarato solennemente perpetuo e indissolubile dal primo padre del genere umano quando disse, sotto l’ispirazione dello Spirito santo: questo, ora, è osso delle mie ossa e carne della mia carne. Perciò l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà alla propria moglie: e saranno due in una sola carne.

Lo stesso Cristo, autore e perfezionatore dei santi sacramenti, con la sua passione ci ha meritato la grazia, che perfezionasse quell’amore naturale, ne confermasse l’indissolubile unità e santificasse gli sposi. Cosa che Paolo apostolo accenna, quando dice: Uomini, amate le vostre mogli come Cristo ha amato la chiesa ed ha sacrificato se stesso per essa. E poco dopo soggiunge: Grande è questo sacramento. Io dico in Cristo e nella chiesa".

Neppure il Concilio vaticano I è menzionato, ma a dire il vero questo concilio ricorda il matrimonio solo nell’enumerazione dei sacramenti..

 

Riferimenti ai documenti a Conferenze episcopali locali

Papa Francesco si richiama oltre ai documenti dei Sinodi sopra ricordati anche ai seguenti Sinodi locali: Conferenza Episcopale del Cile, La vida y la familia: regalos de Dios para cada uno de nosotros (21 luglio 2014); Conferenza Episcopale Italiana. Commissione episcopale per la famiglia e la vita, Orientamenti pastorali sulla preparazione al matrimonio e alla famiglia (22 ottobre 2012), Conferenza dei Vescovi Cattolici dell’Australia, Lett. past. Don’t Mess with Marriage (24 novembre 2015).

 

 Riferimenti ai documenti di istituzioni pontificie

Nel documento che stiamo esaminando nella parte relativa alle citazioni di papa Francesco che ci aiutano a comprendere le fonti, che sono riferimenti della sua elaborazione, vengono ricordati il Codice di Diritto canonico, diversi interventi di organismi pontifici e loro dichiarazioni; ne diamo l’elenco:

Congregazione per la Dottrina della Fede, Dich. Iura et bona sull’eutanasia (5 maggio 1980); Pontificio Consiglio per la Famiglia, Carta dei diritti dalla famiglia (22 ottobre 1983); Congregazione per la Dottrina della Fede, Istr. Donum vitae (22 febbraio 1987); Pont. Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani, Direttorio per l’Applicazione dei Principi e delle Norme sull’Ecumenismo, 25 marzo 1993; Pontificio Consiglio per la Famiglia, Sessualità umana: verità e significato (8 dicembre 1995); Pontificio Consiglio per i Testi Legislativi, Dichiarazione sull’ammissibilità alla Comunione dei divorziati risposati (24 giugno 2000); Commissione Teologica Internazionale, La speranza della salvezza per i bambini che muoiono senza battesimo (19 aprile 2007) e sugli aspetti sociali della famiglia, cfr. Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace e il Compendio della Dottrina Sociale della Chiesa.

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San Tommaso d’Aquino

 

Riferimenti a filosofi e teologi fino al ‘900

Nell’Esortazione tra i filosofi antichi è ricordato solo Aristotele (nota 122), in relazione a San Tommaso d’Aquino con la sua opera Etica nicomachea (8, 12), dove lo Stagirita parla dell’amicizia di parentela, ossia l’amore dei padri per i figli e di questi per i genitori, sottolineando come questi ultimi hanno più consapevolezza “del fatto che i figli derivano da sé che non io figli dal fatto di derivare da essi”, mentre maggiori sono le citazioni degli autori cristiani-

Il corpus di Autori cristiani è vastissimo, solo per quanto riguarda la Patrologia abbiamo un corpus quasi completo,edizione “Migne” sia per quella di lingua greca che per quella di lingua latina, non completo è l’Indice delle opere degli Scolastici e quasi impossibile fornirlo di tutte le edizioni di testi riferenti dal 1400 ad oggi. Tale immenso numero attesta quanto il cristianesimo sia stato oggetto di studio, riflessione e preghiera, anche nelle diverse confessioni.

Tra i tanti autori spicca il riferimento a Sant’Agostino, di cui Papa Francesco cita Le confessioni (VIII, 3, 7) sul rispetto dovuto alle spose, De sancta virginitate (7, 7) sul valore della chiesa nel fare diventare cristiani i figli che non nascono tali e De catechizandis rudibus (I, 14, 22). Maggiori citazioni, otto, sono tratte dal papa dalla massima opera Summa Theologiae, di Sant’Tommaso d’Aquino e le altre dal De malo e dalla Summa contra Gentiles, che da sempre e soprattutto da Leone XIII con l’enciclica Aeterni patris, è ritenuto, insieme a San Bonaventura da Bagnoregio, non citato, il fondamento della teologia cattolica.

 

Alla massima opera del Doctor angelicus il papa fa riferimento per diverse questioni sul problema se possano esistere delle virtù senza la carità (nota 341: S.Theol. I-II, q. 65, a. 3, ad 2) ed è ben chiara l’affermazione di San Paolo (Romani XIV) “Dove manca la conoscenza della verità, la virtù è falsa anche se corredata di ottimi costumi”, dove è la verità che regge proprio la dimensione etica. Viene ricordato dal papa come l’atto principale della carità che è amore tanto “è proprio della carità amare più che essere amati". (nota 172: S.Theol. II-II, q. 27, a. 1). Per questo è necessaria – afferma il papa- un educazione dell’emotività perchè “e a tal fine a volte è indispensabile porsi qualche limite. L’eccesso, la mancanza di controllo, l’ossessione per un solo tipo di piaceri, finiscono per debilitare e far ammalare lo stesso piacere”, (nota 144, S.Theol. I-II, q. 32, a.7) e bisogna anche tener presente che “Provare un’emozione non è qualcosa di moralmente buono o cattivo per sé stesso". Che è proprio l’espressione con la quale San Tommaso d’Aquino affronta il problema ( N nota 135 e 140, S.Theol. I-II, q.24, a.1 e a.7) e sulla scia del Filosofo (Aristotele) sostiene che le passioni debbano essere guidate dalla ragione. Più complessa diviene quindi la questione, sempre sostenuta dallo Stagirita, se l’amore sia solo una passione. San Tommaso bene precisa che l’amore non è dilezione e riferendosi a Sant’Agostino: “l'amore buono è il retto volere, e l'amore cattivo è un volere perverso". Però, siccome l'amore quale passione del concupiscibile inclina molti al male". ( nota 129 S.Theol. I-II, q.26, a.39. L’amore che nella considerazione teologica tomista è “vis unitiva” (nota 115, S.Theol. I, q.20, a.1 ad 3) fondata, come afferma san Paolo dalla carità e si esprime nell’unione degli sposi come ben affermato da Pio XI nella Casti connubi : “che ha insegnato che tale amore permea tutti i doveri della vita coniugale e «tiene come il primato della nobiltà”. A ciò fa riscontro quanto affermato da San Giovanni Paolo II nella Familiaris consortio “Infatti, tale amore forte, versato dallo Spirito Santo, è il riflesso dell’Alleanza indistruttibile tra Cristo e l’umanità, culminata nella dedizione sino alla fine, sulla croce: «Lo Spirito, che il Signore effonde, dona il cuore nuovo e rende l’uomo e la donna capaci di amarsi come Cristo ci ha amato. L’amore coniugale raggiunge quella pienezza a cui è interiormente ordinato, la carità coniugale”

Importante unione tra riflessione teologica e magistero pontificio che ha nella legge naturale, unica per tutti gli uomini il suo fondamento ( nota 347, S.Theol. I-II, q. 94, art.4).

La riflessione sul tema dell’amore ha proprio in San Tommaso d’Aquino il suo principale riferimento.

Vi sono poi altri autori tra cui Pietro Lombardo e la sua Glossa in quatuor libros sententiarum (IV, XXVI, G Giordano di Sassonia, Libellus de principiis Ordinis prædicatorum e non poteva certo mancare Ignazio di Loyola, Esercizi Spirituali, annotazione 2 e unica santa Teresa di Lisieux Ultimi colloqui, “Quaderno giallo” di Madre Agnese, 17 luglio 1897. in ID, Opere complete, Città del Vaticano - Roma 1997, 1028.

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Santa Teresa di Lisieux

 

Riferimenti a filosofi e teologi e poeti fino al ‘900

Nella considerazione di riferimento che Papa Francesco compie nella sua Esortazione non mancano riferimenti ad Autori contemporanei e alle loro opere, tra questi il teologo protestante Dietrich Bonhoeffer Gemeinsames Leben, München 1973, 18 (tr. it. La vita comune, Brescia 1973), Gabriel Marcel, Homo viator. Prolégomènes à une métaphysique de l´espérance, Paris 1944, che è anche il primo a porre in evidenza la differenza tra « essere ed avere » nella considerazione del personalismo cristiano. Seguono Josef Pieper, Über die Liebe, München 2014, Martin Luther King, Sermone, tenuto nella chiesa Battista di Dexter Avenue, Montgomery, Alabama, 17 novembre 1957, Erich Fromm, The Art of Loving, New York 1956, p. 54 (tr. it.: L’arte di amare, Milano 1978. Non mancano citazioni di autori argentini: Mario Benedetti, “Te quiero”, in Poemas de otros, Buenos Aires 1993, e Jorge Luis Borges, “Calle desconocida”, en Fervor de Buenos Aires, Buenos Aires 2011, 23 (trad. it. Fervore di Buenos Aires, Milano 2010,).

 

Conclusione

 Come si è avuto modo di far notare, le citazioni sono molte e alcune d complesse, ma evidenziano come Papa Francesco esprime una precisa linea di unità con la riflessione Evangelica, quella del Magistero e quella della Tradizione teologica, che ha in San Tommaso d’Aquino il suo principale esponente. In questi riferimenti che abbracciano anche esponenti non cattolici, individuiamo nella complessa tematica trattata quella linea di continuità che la Chiesa Cattolica in tutti i suoi esponenti ha sempre rispettato, perché essa non è soggetta alle “mode” di pensiero, anche quelle teologiche, che, come ben affermò san Giovanni Paolo II finiscono solo con il mettere in confusione i fedeli. Certo molti leggono in tutti i testi, compresi quelli papali, ciò che è consono alle proprie visioni, anche religiose, ma proprio l’analisi delle note ci induce a comprendere come non vi sono interpretazioni deviate da parte del Santo padre. Il linguaggio talora muta, basti leggere i vari Catechismi pubblicati nei secoli, ma la dottrina resta unitaria e solo in modo velleitario si può sostenere che vi siano trasformazioni nella sostanza, come non vi è, ad esempio nei Concili, ma solo nelle interpretazioni a proprio uso. Il fatto che vi siano delle singolarità di atteggiamenti o addirittura di parti, non nega ciò che è buono per se stesso, ossia la verità, cui l’uomo contemporaneo con il suo riduttivismo e relativismo, intende rinunciare perché gli appare difficile da seguire, tanto che si eleva ad assoluto ciò che è solo di un solo momento. L’attimo fuggente non porta la verità, ma solo l’abbandono alla precarietà delle relazioni umane e sociali. L’uomo contemporaneo più che delle passioni è vittima del singolarismo, ossia la pretesa di essere solo se stesso, tanto da d affermare: non esiste Dio perché ci sono solo IO!

Proprio nell’Esortazione si precisa: “340”È meschino soffermarsi a considerare solo se l’agire di una persona risponda o meno a una legge o a una norma generale, perché questo non basta a discernere e ad assicurare una piena fedeltà a Dio nell’esistenza concreta di un essere umano. Prego caldamente che ricordiamo sempre ciò che insegna san Tommaso d’Aquino e che impariamo ad assimilarlo nel discernimento pastorale: «Sebbene nelle cose generali vi sia una certa necessità, quanto più si scende alle cose particolari, tanto più si trova indeterminazione. […] In campo pratico non è uguale per tutti la verità o norma pratica rispetto al particolare, ma soltanto rispetto a ciò che è generale; e anche presso quelli che accettano nei casi particolari una stessa norma pratica, questa non è ugualmente conosciuta da tutti. […] E tanto più aumenta l’indeterminazione quanto più si scende nel particolare».[347] È vero che le norme generali presentano un bene che non si deve mai disattendere né trascurare, ma nella loro formulazione non possono abbracciare assolutamente tutte le situazioni particolari. Nello stesso tempo occorre dire che, proprio per questa ragione, ciò che fa parte di un discernimento pratico davanti ad una situazione particolare non può essere elevato al livello di una norma. Questo non solo darebbe luogo a una casistica insopportabile, ma metterebbe a rischio i valori che si devono custodire con speciale attenzione”

 

A questo papa Francesco, risponde con l’esortazione in modo preciso, ribadendo la verità e la sostanza delle azioni umane e con altre espressioni, come il suo predecessore Benedetto XVI, addita nel relativismo la vera crisi dell’uomo, cosa di cui qualche rossa talare perfino sembra non accorgersene per inseguire la modernità o, meglio, la moda dell’istante di chi grida più forte.

Fa proprio al caso quanto afferma Papa Francesco ne La logica della misericordia pastorale: “307. Per evitare qualsiasi interpretazione deviata, ricordo che in nessun modo la Chiesa deve rinunciare a proporre l’ideale pieno del matrimonio, il progetto di Dio in tutta la sua grandezza: «I giovani battezzati vanno incoraggiati a non esitare dinanzi alla ricchezza che ai loro progetti di amore procura il sacramento del matrimonio, forti del sostegno che ricevono dalla grazia di Cristo e dalla possibilità di partecipare pienamente alla vita della Chiesa».[354] La tiepidezza, qualsiasi forma di relativismo, o un eccessivo rispetto al momento di proporlo, sarebbero una mancanza di fedeltà al Vangelo e anche una mancanza di amore della Chiesa verso i giovani stessi. Comprendere le situazioni eccezionali non implica mai nascondere la luce dell’ideale più pieno né proporre meno di quanto Gesù offre all’essere umano. Oggi, più importante di una pastorale dei fallimenti è lo sforzo pastorale per consolidare i matrimoni e così prevenire le rotture".

Amoris laetitia: nella nuova riflessione… l’antico (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica) 

La lettura completa del testo ci porta al di là delle prime impressioni, volte a “tirare” la bianca talare verso le proprie opinioni, a considerare come l’unità evangelica, dottrinale e tradizionale nei credenti per molti secoli, sia il bene più prezioso, come sosteneva Erasmo da Rotterdam, che comprendeva l’indignazione di Lutero sulle indulgenze, ma ne stigmatizzava la rottura, quella che purtroppo in molti, silenziosamente o rumoreggiando perfino dagli amboni, portano nella Chiesa.

 

nr. 14 anno XXI del 16 aprile 2016

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