NR. 08 anno XXIX DEL 27 LUGLIO 2024
la domenica di vicenza
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Il consigliere Fantini del PCI

di Mario Giulianati

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Il consigliere Fantini del PCI

Tantissimi anni fa, nel secolo scorso e nemmeno nelle ultimissime legislature, pressappoco una trentina e forse più di anni or sono, sedeva in Consiglio Comunale di Vicenza, in Sala Bernarda, un consigliere comunale del Partito Comunista Italiano, Fantini. Il cognome è proprio questo ma il nome non mi riesce di rammentare, anche se, da qualche parte, tra le mie vecchie carte certamente c’è. Un uomo di non alta statura, ben piantato, che appariva esattamente quel che era nella vita, un rappresentante della classe operaia. Veniva da Trastevere che pi è anche il mio quartiere. Un operaio specializzato che sapeva tutto sulle bilance, quindi ordine e precisione, poi passato alla Campagnolo, dove appunto era regola essere precisi come orologiai. Aveva un concetto del ruolo che ricopriva, consigliere di opposizione sicuramente e fermamente ma soprattutto un “consigliere” con il senso della missione affidatagli dalla gente che l’aveva votato. Non si perdeva, come molti altri, bene o male, spesso con un po’ di confusione nell’esprimere il proprio pensiero, in alati e ampollosi discorsi attorno ai grandi destini della nostra città. Parlava e suggeriva, sempre con toni cortesi ma altrettanto puntuali, soluzioni semplici e concrete. Fattibili praticamente immediatamente. Conosceva la Vicenza di chi ci camminava, per andare al lavoro, a far la spesa, a giocare nei parchi e nei giardini. Metro per metro con le sue parole ti riportava sull’asfalto malandato, sulle buche, sui marciapiedi malmessi, sotto i lampioni tremolanti o spenti. La dove le strisce pedonali non si notavano per l’usura. Dove un albero era in pericolo di vita, sua e dei viandanti. Dove la segnaletica era più un pericolo che una garanzia, dove i parcheggi erano lasciati al buon gusto e sensibilità degli utenti della strada. Insomma conosceva palmo a palmo il territorio e lo raccontava al Consiglio mai con la presunzione di essere l’inviato del verbo, ma con la certezza di essere utile a “far bella” Vicenza. Magari dalle piccole cose. Quelle che solitamente, e più spesso di quanto non si pensi, accade proprio ancora oggi. Mai un alzare il tono per farsi ascoltare. Pacato e gentile, sintetico e chiarissimo, era d’obbligo ascoltarlo e era utile seguirne i suggerimenti. Sempre più rare divennero, negli anni seguenti, figure di “consiglieri” così importanti che sedettero in Sala Bernarda. Forse si ritiene va, e ancor oggi è così, che parlare di una lampadina che non svolge il suo compito in una qualche strada vicentina, non pare un argomento all’altezza del luogo, appunto la Sala Bernarda. Può sembrare diminutivo della persona, del rappresentante di un popolo che il più delle volte lo ignora. Forse le sorti della città non si giocano sulle fioriere in ordine oppure sui sanpietrini sconnessi da aggiustare. Ma il Consigliere Comunale Fantini per me rimane una colonna, seppur ora ( quasi) dimenticata, di un autentico sistema amministrativo democratico e partecipato, non solo formale ma sostanziale e concreto dove l’etica e la morale era una divisa mentale, non uno slogan.

 

nr. 15 anno XXI del 23 aprile 2016

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