NR. 08 anno XXIX DEL 27 LUGLIO 2024
la domenica di vicenza
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Parco Rossi, un viaggio in 19 tappe

di Alessandro Scandale
a.scandale@gmail.com

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Parco Rossi

In cosa è consistito il suo lavoro per il parco?

Parco Rossi (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)"Dalla collaborazione con Diana De Tomaso, sociologa argentina da molti anni in Italia, è nato Makeit easy, network multidisciplinare costituito da professionisti, organizzazioni ed imprese artigiane specializzate a diverso titolo nella progettazione accessibile e inclusiva. Il nostro compito nel Progetto Parco Rossi è stato di progettare e realizzare il sistema di comunicazione accessibile a tutti ed integrato al sistema di visita multimediale, in stretta sinergia con La Piccionaia. Le parole d’ordine che ci siamo date: inclusione, partecipazione e coinvolgimento dei visitatori: abbiamo prodotto una mappa di orientamento multimodale e multisensoriale che contiene più livelli di informazione. Osservando la configurazione del parco e disegnandone i contorni è emersa una figura, quasi fosse in attesa solo di essere svelata. L’Ottocento è un’epoca di esplorazioni e scoperte, di storie esotiche e mitologiche, di integrazione fra scienza e arte, mappe, tecnologia, innovazione, collezionismo, visioni. Il bestiario appartiene all’immaginario colto dell’epoca. Così è nato il bestiolo di Parco Rossi, l’abbiamo battezzato ARAC, l’acronimo di Alessandro Rossi fondatore e di Antonio Caregaro Negrin progettista del parco di Villa Rossi. Arac è disseminato nel parco come bussola per accompagnare il visitatore. Abbiamo integrato i testi della Piccionaia inserendo avvisi legati alla sicurezza e organizzato la visita in due percorsi: filo d'Arianna e Labirinto. Filo d’Arianna é il percorso accessibile e sicuro, mentre Labirinto é l’insieme di tutti i sentieri, un percorso a tratti sconnessi, gradini e con diversi ostacoli naturali, un’opzione mista ideale per perdersi".

Quali sono i vantaggi pratici per gli utenti e per i disabili rispetto a prima?

"Oggi, per valorizzare un bene culturale è importante innanzitutto recuperare la sua conoscenza ed instaurare un nuovo legame affettivo ed emotivo della popolazione nei suoi confronti. Far conoscere il bene culturale servendosi dei nuovi linguaggi e delle nuove tecnologie, facilita e promuove un rapporto empatico tra la persona e il bene che alla sua volta genera una nuova consapevolezza: riconosco nel paesaggio qualcosa che mi riguarda e me ne prendo cura. L’esperienza empatica con il luogo genera desiderio di conoscenza e conoscere la complessità del luogo consente di far emergere argomenti che possono renderlo attuale e interessante per un vasto pubblico. Nel caso specifico ci sono temi molto attuali: l'acqua, per esempio, disegna il parco e lo rende osservatorio climatico. L’atto poetico consente di controllare e prendersi cura invece che subire e difendersi nascondendo il pericolo. La gestione delle acque è un tema sensibile per il territorio vicentino. Anche la visione urbanistica e industriale di Rossi e di Caregaro Negrin sono un modello sostenibile, coerente con la tradizione veneta, quella che si era formata a partire dalla Serenissima, abituata ad abitare la campagna in modo libero generando la cosiddetta cultura delle ville venete. Alessandro Rossi ha intuito il valore di quello che attualmente viene definito Glocal, consolidando la cultura locale e integrandola al resto del mondo".

Come valuta questa cooperazione di varie competenze nel progetto generale?

Parco Rossi (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)"Riteniamo che uno sguardo sistemico generi nuovi collegamenti e opportunità, moltiplichi gli interessi e consenta al luogo di essere attrattivo per ragioni anche inaspettate a un pubblico vasto. Il parco è solo una parte di un sistema più ampio, quello di una visione d'avanguardia per l'epoca e attuale per lo sviluppo sostenibile e solo uno sguardo multidisciplinare può generare valore e vedere la ricchezza di contenuti che giustificano la salvaguardia di un simile bene comune e il suo contributo alla situazione attuale. Nel caso di Parco Rossi, la fase progettuale é iniziata un anno fa a partire dalla esplorazione e comprensione del luogo, pensando al rapporto delle persone con quello spazio; osservandolo dal punto di vista del bambino, dell’anziano, delle persone con disabilità motorie e sensoriale, straniero, bassi, alti, e così via. Dall’integrazione fra l’ascolto dei bisogni di potenziali fruitori e lo studio approfondito del luogo, della sua storia e della sua configurazione, sono emerse le ipotesi del sistema e i rispettivi prodotti, messi a punto in un continuo confronto con tutte le equipe coinvolte".

Cosa significa oggi per un architetto progettare a partire dall'inclusione e dal Design for All?

"La progettazione inclusiva significa garantire accessibilità senza discriminazione, quindi riducendo al minimo soluzioni dedicate ad un specifico target, ma fruibile quanto più possibile con opzioni multimediali a tutte le tipologie d’utenza: bambini, anziani, stranieri, persone ipo-vedenti e non vedenti, non udenti, persone con disabilità motoria o con deficit cognitivo. La progettazione inclusiva trova il suo riferimento teorico e metodologico nel Design for All. Si tratta di un processo dove l’utenza finale e il committente fanno parte del processo progettuale e decisionale. Per un architetto significa principalmente spostare l'attenzione dall'architettura alle persone che la abitano, partire dal sistema delle relazioni, proprio come avviene anche in una progettazione attenta all'ambiente ed ecosostenibile. Significa intendere il proprio potenziale creativo come un talento a servizio dei bisogni e del contesto, interrogando persone e luoghi, ponendosi direttamente come fruitore, consapevole che ogni spazio progettato sarà complice di ogni esperienza esistenziale che ospiterà. E questo è un onore e una responsabilità. Ma dal mio punto di vista questo significa essere architetto".

 

nr. 22 anno XXI dell'11 giugno 2016

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