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“RISPETTIAMO IL NOSTRO DOVERE”- La prospettiva che si crea con questa nuova posizione dell’Ordine dei medici è del resto molto chiara anche se sullo sfondo si prospetteranno anche con una certa rapidità altri quesiti come ad esempio (sicuramente il più rilevante) la questione dell’obiezione di coscienza dei medici per le interruzioni di gravidanza previste come un diritto dalla legge 194. Restando alla questione dell’atteggiamento del medico di fronte a genitori che gli chiedono di consigliare la non vaccinazione del bimbo, bisogna dire che la posizione della Federazione nazionale dei medici contiene già tutte le risposte richieste. Il medico non deve sconsigliare, ma naturalmente non può obbligare la famiglia ad osservare una regola che lo Stato ha scriteriatamente eliminato dalla contesa.
Il segretario vicentino del sindacato FIMMG che raggruppa i medici specialisti in medicina generale si dice d’accordo con la prospettiva disegnata dalla Federazione: “Continuo a pensare che le cose si potrebbero sempre risolvere utilizzando un po’ di buon senso. Qual è la posizione del medico anche rispetto a questo problema è presto detto: rispondiamo ad uno stato giuridico che ci vede iscritti all’Ordine professionale e siamo obbligati a rispettare le regole, ci siamo impegnati nel giuramento di Ippocrate che onoriamo rispettando la regola di fornire al nostro paziente la migliore assistenza di cui siamo capaci, e infine siamo portati dalla nostra attività scientifica, di conoscenza delle novità scientifiche, di conoscenza delle statistiche, quindi di conoscenza effettiva di che cosa voglia dire adottare o no certe misure. È dimostrato statisticamente che i vaccini difendono alle epidemie e dai virus, ci sono i numeri a dirlo. È dimostrato che pochi casi su milioni di eventuali complicazioni fanno chiarezza sul fatto che quei pochi casi rappresentano la situazione fisiologica minima riscontrabile e non è a qualsiasi vaccino che si può addebitare una qualsiasi malattia e una qualsiasi situazione patologica e di disagio. Il medico ha tutte le conoscenze per poter rispondere alle richieste dei pazienti o delle loro famiglie. Alla domanda specifica sul vaccino la riposta è una sola, si dà parere favorevole per tutte le ragioni che ho appena detto. È chiaro che non essendoci obbligatorietà una volta ascoltato il mio parere la famiglia farà secondo la propria scelta. E succede che anche di fronte alla dimostrazione di dati numerici storici tutti confermati nel tempo e quindi tutti affidabili la famiglia decida di non vaccinare il bambino. È un grave errore. Faccio solo l’esempio dell’antinfluenzale che personalmente ripeto su me stesso da trent’anni almeno: anche gli anziani vengono a chiedere consiglio e io rispondo con il mio esempio perché questo vaccino si innesta tra l’altro su una casistica di possibili patologie o pluripatologie che dopo i 65 anni vengono potenzialmente a far parte del quadro possibile degli eventi che ci riguardano. Eppure i miei pazienti anziani seguono a volte il loro proprio ragionamento e rinunciano al vaccino. Da parte mia, una volta dato il mio consiglio, non posso certo interferire nelle scelte personali. Lo stesso accade con i bambini anche se in quel caso l’assenza di un obbligo specifico rischia davvero di produrre danni molto gravi: oggi ancora non si percepiscono, ma se le percentuali di vaccinati calassero ulteriormente allora prima o poi ci troveremmo di fronte a problemi rilevanti”.
GLI INTEGRALISTI E IL DENUTRITO- Chiudiamo con quel collegamento già visto tra la non obbligatorietà del vaccino che lascia nelle mani dei genitori l’intera responsabilità sulla futura salute dei loro figli, la non obbligatorietà della prestazione medica da parte degli obiettori alla legge 194. Una differenza c’è e sta nel fatto che gli obiettori rifiutano di aderire ad una legge dello Stato pur essendone anche indirettamente dipendenti (Regione, Ulss, ecc.). Qual è la linea di discrimine tra una posizione e l’altra? Abbiamo che a nuocere decisamente siano le situazioni in cui si lascia che gli integralismo prendano il sopravvento su tutto, anche sul diritto. Esempio da Firenze dove un bambino di undici mesi è stato affidato alle cure degli specialisti di malattie metaboliche dell’ospedale pediatrico e, dopo alcuni giorni di trattamento, sembra aver superato la fase più critica. Ma quando i genitori lo avevano portato all’ospedale di Pisa la situazione era tanto al limite che si era ritenuto indispensabile il trasferimento in un centro pediatrico di eccellenza. Le analisi del sangue avevano infatti rivelato che l’organismo del bimbo -che non era sottopeso- era comunque fortemente debilitato dalla mancanza di alcune importanti sostanze nutritive. Insieme all’ambulanza per Firenze, però, è partita anche una segnalazione alla magistratura. Il padre e la madre sono finiti sul registro degli indagati con un’ipotesi di reato pesante. Si tratta di un atto dovuto, spiegano gli inquirenti, anche per consentire alla coppia di nominare propri consulenti se si ritenesse necessario svolgere accertamenti irripetibili. La Procura, intanto, ha già disposto una consulenza per capire se la carenza nutrizionale rilevata dalle analisi dell’ospedale possa essere collegata alla dieta scelta dai genitori: non è infatti ancora possibile escludere del tutto che i problemi del bimbo siano determinati da altre cause. Le indagini, comunque, non saranno soltanto tecniche: gli investigatori dovranno anche ricostruire il contesto familiare del minore, ascoltando i parenti. Si tratta anche di capire se il piccolo sia mai stato seguito da un pediatra e se il medico curante abbia mai notato eventuali anomalie nei comportamenti della coppia. In ospedale, la madre avrebbe spiegato di aver allattato il figlio al seno, ma non è ancora chiaro se lo svezzamento si fosse già concluso e se il piccolo avesse cominciato a mangiare le pappine che la scienza pediatrica indica come le più adatte all’età. Con tutte le dovute cautele del giudizio che spetta alla magistratura, questo è il quarto caso in un mese di un bimbo che risulta denutrito. Il precedente aveva per protagonista un piccolo di 18 mesi riscontrato con uno sviluppo fisico di molto inferiore all’età figlio di una coppia vegana. Anche in quel caso sono in corso accertamenti.
nr. 29 anno XXI del 30 luglio 2016