NR. 08 anno XXIX DEL 27 LUGLIO 2024
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Montebello, l'incubo
dei megacantieri

Al via nel 2017 le opere per la Tav e il bacino di espansione

di L.P.

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Montebello, "incubo" megacantieri

In un futuro abbastanza vicino il comune di Montebello Vicentino rischia di essere paralizzata, soprattutto a livello viabilistico, da due megacantieri, quello del campo base del Treno Alta Velocità Spa – per il quale nelle settimane scorse è arrivato il "via libera" per il tratto compreso tra Verona e sino alle porte di Vicenza – e quello dell'ampliamento del bacino di laminazione, rispettivamente opere di respiro nazionale (in realtà europeo per quanto riguarda la Tav) e regionale. Un doppio "problema" che allarma non poco Dino Magnabosco, primo cittadino di Montebello, che quasi quotidianamente tiene i contatti per capire tempi e progetti delle due grandi opere.

«Sin da quando sono diventato sindaco - spiega Magnabosco - mi sono prefissato, assieme agli assessori e ai miei più stretti collaboratori, di seguire da vicino l'iter di queste opere, la cui realizzazione proseguirà per molto tempo, se si pensa che per la Tav si parla di 7-8 anni».

Il comune di Montebello non sarà coinvolto solo nel passaggio dell'Alta velocità, ma in questo territorio sorgerà anche il campo base della Tav. È preoccupato?

Montebello, «Indubbiamente sì, ma tutto ciò fa parte del progetto e bisogna prenderne atto. Di certo sarà un sito molto impattante, sia in termini di traffico che di inquinamento acustico e atmosferico. Non dimentichiamoci che all'inizio il progetto prevedeva, nel tratto da Verona a Vicenza, due campi base della Tav, uno nel nostro comune per l'appunto e l'altra in località Carpaneda, all'ingresso proprio di Vicenza. Quest'ultimo non verrà realizzato con la conseguenza che quello di Montebello sarà molto più grande ed esteso».

Nel progetto iniziale del Consorzio Iricav 2 per questo cantiere era stata individuata l'area in località Gambero, ai confini con il comune di Brendola. Lei però si è opposto in maniera decisa, giusto?

Montebello, «Certo, a più riprese. Anche nel vertice dello scorso 23 marzo in occasione della conferenza dei servizi a Roma, che è poi rimasto anche l'ultimo incontro a livello nazionale. Da noi è arrivato un deciso no, ma nel contempo anche una controproposta, visto che a nostro parere il campo base della Tav può essere realizzato in una zona agricola, che per buona parte ospita vigneti di pregio. Più idonea è sicuramente l'area dell'ex Cis, la cui società è in liquidazione, che vanta le dimensioni richieste. Siamo in attesa di una risposta, in un senso o nell'altro».

Pensa di averli convinti?

«Spero di sì, anche se preferisco non fare nessuna previsione. Di certo con la nostra proposta saranno necessari meno lavori e quindi meno tempo, a cominciare dagli espropri non necessari, visto che l'area verrebbe prestata per poi essere ripristinata. Ma soprattutto l'area Cis è già dotata di sottoservizi, come elettricità, acqua, gas e fognature, che in un altro sito dovrebbero essere costruiti ex novo. In definitiva la nostra controproposta prevede anche un notevole abbattimento dei costi».

Il progetto indica un'area di oltre 300 mila metri quadrati, metà dei quali destinati alle palazzine, con le casette prefabbricate, con la presenza, una volta a pieno regime, di circa 200 operai e un altra cinquantina tra impiegati, tecnici ed addetti, che dovranno lavorare nel cantiere. L'altra metà dell'area ospiterà il deposito di mezzi e materiali. Insomma una "piccola città" al lavoro...

«Come detto si tratterà di un sito molto impattante. Ma oltre a quello che succederà all'interno del megacantiere, la preoccupazione è legata anche alla viabilità esterna, che necessiterà di interventi radicali dal punto di vista viabilistico, con una serie di infrastrutture come rotatorie e bretelle, per evitare uscite pericolose e il rischio di ingorghi».

Sono previsti incontri a breve?

Montebello, «Siamo in attesa di essere convocati a breve in Regione a Venezia, ma non abbiamo ancora ricevuto comunicazioni ufficiali. Le ultime notizie sulla Tav le abbiamo apprese anche noi dagli organi di stampa».

Il cantiere della Tav a Montebello rischia di coincidere con quello dell'ampliamento del bacino di laminazione, altra grande opera che riguarda la sicurezza di tutto il Veneto. Di fatto le due aree, se si ipotizza la scelta nell'ex Cis, sono separate dalla statale 11...

«Per la verità le due aree non sono proprio una di fronte all'altra, ma indubbiamente in entrambi i casi ingressi e usciti sono previsti sulla strada regionale, con un possibile rischio di collasso viabilistico se non si effettueranno, come detto, interventi importanti. Non posso prevedere il futuro ma trattandosi di opere delle durata di anni sicuramente ad un certo punto avverrà una contemporaneità».

Sul bacino di laminazione lei è già intervenuto in Regione per ridurre l'intervento...

«Già nel 2014 avevamo fatto presente del rischio che la viabilità finisse al collasso, oltre a polveri e problemi acustici. Il progetto è così stato rimodulato, al punto che tutti i volumi di scavo avverranno all'interno del bacino già esistente: alla fine l'impatto sarà minore, ma ripeto prima c'è la necessità di mettere in sicurezza la regionale 11».

 

nr. 39 anno XXI del 5 novembre 2016

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