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(Foto di Giulia Marangoni)
Questa settimana al Teatro Comunale di Vicenza è andata in scena l’ultima replica dello spettacolo “Cabaret- il musical”. Opera teatrale del ’66 è celebre nel suo riadattamento cinematografico (del’72 diretto da Bob Fosse, vincitore del Premio Oscar come regista, con Liza Minnelli che vinse la statuetta come miglior attrice protagonista e Joel Grey vincitore come attore non protagonista nel ruolo del (Maestro di Cerimonie che, in questa edizione proposta dalla Compagnia della Rancia, è interpretato da Giampiero Ingrassia. Terza edizione italiana diretta da Saverio Marconi, lo spettacolo riprende le tematiche e l’ambientazione del film (la Berlino della Repubblica di Weimar) per concludersi in un finale simbolico e scarno che nel suo crescendo tensivo porta all’identificazione della Stella di Davide come simbolo di tutti i non conformi al regime e che, in quanto tali, vanno caricati su un treno merci-gabbia simbolo di odio e annientamento del diverso.
Il film è indimenticabile, ha subìto moltissimo la cultura visiva anche dell’arte contemporanea, Kurt Weill, l’espressionismo, celebre la scena in cui viene citato il quadro di Otto Dix. Queste citazioni sono più appannaggio della danza contemporanea o di un teatro “colto” o dell’opera lirica. C’è del terreno fertile anche in produzioni di massa e cultura popolare come questo? Il tuo personaggio è truccato come il Joker di Tim Burton.
Giampiero Ingrassia: “Questa è una scelta attuale, il richiamo è anche a Karl Valentin. Il teatro è un veicolo, fai partire un sacco di input: l’attore è uno che ti racconta una storia e che ti ci deve far credere, ci deve essere uno scambio, e il continuo dare al pubblico è una cosa che noi attori è più facile comprendere. L’energia che trasmetti e il pubblico che ti rimanda, è cultura. Poi per i più colti ci sono le citazioni, la Berlino anni ’30, il KitKat Club che ancora esiste anche se è diventato un’altra cosa, ci sono le canzoni, quel tipo di Germania che stava nascendo. Per gli altri ci sono due storie d’amore, un dramma che si sta compiendo in una città che è confusa e che pur di non pensare a quello che sta succedendo (va in un locale con le ballerine on le calze rotte e magari ci farà l’amore, si ubriacherà o si drogherà".
Secondo te cosa c’è di contemporaneo nel mettere in scena uno spettacolo come questo che è una forma musical ma che non è una commedia?
“No, di fatti è un musical drama. Nell’attualità purtroppo c’è la caccia alle streghe, al diverso, il Nazismo che non è più Nazismo ma è sotto altre forme. Quando ci fu l’attentato di Parigi al Bataclan noi eravamo in scena (e il giorno dopo lo spettacolo ha assunto un significato pazzesco perché i giornali scrivevano tutto quello che noi dicevamo in scena, quello che era successo era tremendo e il pubblico non sai quanto ci ha seguito e secondo me hanno pianto più delle altre volte. L’omosessualità del Maestro di Cerimonie l’abbiamo tolta perché nel 2016 non fa più scandalo mentre nel film di Bob Fosse Joel Grey (si vestiva da donna, era truccato, adesso non ce ne frega, per questo abbiamo cercato di modernizzarlo. Chi è il Maestro di Cerimonie? Una specie di Caronte che traghetta le anime degli spettatori verso il palcoscenico? Un imbonitore? Un criminale? Un ladruncolo? Già creiamo un personaggio che chi lo incontra si chiede se sia la sua vera faccia o se sia truccato".
Un personaggio disturbante.
“Assolutamente. È il terzo Cabaret di Saverio, il primo era abbastanza simile al film, Gennaro Cannavacciuolo faceva MC, era molto elegante, truccato da donna, molto ammiccante, ed era una cosa; nel secondo con Christian Ginepro, con la Hunziker che faceva Sally Bowles, era una sorta di varietà con i lustrini, paillettes, specchi, e l’MC di quella edizione aveva la giacca del frac (e stava sempre in mutande".
Quindi una cosa più spiritosa.
“Esattamente. Quindi, parlando con Saverio, quando mi propose lo spettacoloso (ho detto di renderlo diverso, né simpatico né elegante, rischiamo, perché il contenuto è quello. Le canzoni (sono quelle e anzi, addirittura, (sono state aggiunte altre che loro non avevano mai fatto e che erano nell’originale, rendiamolo un clown da circo. Poi ora mi vedi coi baffi perché devo fare un altro spettacolo e ho dovuto modificare il trucco dipingendoci sopra dei baffi finti e sembro un direttore di circo, in realtà quello che è nelle locandine è proprio un clown che può essere Jocker".