Nelle celebrazioni del centenario della Grande Guerra non poteva mancare nella nostra provincia il giusto tributo ad uno dei luoghi simbolo di quell'evento storico, la Strada delle 52 gallerie del Pasubio. Così Schio in questi giorni rende omaggio a quel sito storico dedicandogli una prestigiosa mostra a palazzo Fogazzaro fino al 24 settembre e arricchita da un volume catalogo che la rende ancor più interessante. Più che giusto poi che fosse Schio ad ospitare La Strada delle Gallerie ha 100 anni, che ripercorre, attraverso le fotografie fatte all’epoca ma anche documenti e oggetti, tutte le tappe della storia della strada, che inizia proprio cento anni fa, nel pieno di uno degli inverni più freddi e nevosi del secolo, quando la 33a Compagnia Minatori al comando del Tenente Giuseppe Zappa iniziava i lavori di costruzione di una nuova strada mulattiera che poi diventerà la Strada delle Prima Armata, o più semplicemente la Strada delle Gallerie. La mostra, e il volume che la accompagna, sono divisi in tre sezioni: la costruzione della strada è il tema della prima sezione; la seconda e la terza invece raccontano il dopo, a partire da quando, appena finita la guerra, la strada cominciò a essere percorsa da chi saliva in visita al Pasubio e iniziò a diffondersi e ad affermarsi il suo mito.
Il volume, in particolare, dopo l'introduzione del curatore, è suddiviso in tre parti: la costruzione della strada; la nascita del mito; il dopo. "Perché la strada è divenuta nel tempo una strada speciale, un cammino con migliaia di escursionisti che vengono ogni anno a percorrerla e da ogni parte d’Europa – dice il curatore Claudio Rigon – . Non è mai stata solo una via di accesso, un itinerario per arrivare a un luogo, bensì un luogo essa stessa, una di quelle strade che sono insieme percorso e meta". L’assessore alla cultura di Schio Roberto Polga sottolinea come l'evento sia un motivo di orgoglio per la città, un segnale di identità e appartenenza che richiama a Schio visitatori affascinati sia dalla bellezza dell'opera, sia dal sentimento comune a molti, legato direttamente o indirettamente alle vicende che le 52 gallerie continuano a raccontare. Importanza sottolineata anche da un'onorificenza: una medaglia destinata alla mostra dal Capo dello Stato quale suo premio di rappresentanza. La Sezione di Schio del Cai, dagli anni venti e fino ai nostri giorni, ha curato assiduamente la manutenzione della Strada delle Gallerie e "a cento anni dalla sua costruzione – ha detto il presidente del Cai di Schio Umberto Dalla Costa – abbiamo voluto celebrare questa ricorrenza con una mostra di fotografie e documenti talvolta inediti, raccontata da Rigon con vera passione. Per noi di Schio e dei paesi limitrofi la strada è un luogo fra i più amati, un’opera della guerra che fu combattuta sulle nostre montagne. Quando la percorriamo, ogni passo ne porta le tracce e il ricordo. Ma è anche un luogo che ha saputo rimanere vivo fino a divenire nel tempo un cammino speciale. Il Cai di Schio ha 120 anni e i suoi soci fondatori che hanno vissuto il dramma della Grande Guerra hanno deciso, nel 1922, di costruire il rifugio delle sezioni alle porte del Pasubio, sui resti di un ricovero militare. La struttura, in seguito, fu intitolata al generale Achille Papa".
La strada fu costruita nel 1917, fra febbraio e dicembre, per servire il fronte del Pasubio. La Compagnia Minatori si trovava in quel momento impegnata in lavori di fortificazione sul crinale di Monte Alba, a poca distanza da Bocchetta Campiglia da dove doveva partire la strada. Era fine gennaio e sul Pasubio, che la compagnia vedeva giusto davanti a sé, c’erano metri di neve. La strada avrebbe dovuto affrontarlo inerpicandosi fra i roccioni impervi e apparentemente inaccessibili della Bella Laita per poi arrivare, seguendo un percorso nascosto alle artiglierie nemiche, passando per Forni Alti e il passo di Fontana d’Oro, a Porte del Pasubio. Non c’era un progetto, ma solo un’indicazione di massima, perché non era possibile stabilire preventivamente un tracciato. La costruzione richiederà a tutti, in particolar modo agli ufficiali, un coinvolgimento profondo e sarà un’impresa e un’avventura del fare, dell’osare, della giovinezza. Il senso dell’ignoto davanti, dell’esplorazione, dell’interrogare la montagna per cercare il passaggio, ma anche la consapevolezza orgogliosa di essere diventati una squadra, che ha saputo darsi un metodo di lavoro fondato sulla divisione e condivisione dei compiti. Quando ad aprile, con il Pasubio ancora coperto di neve, il tenente Zappa riceverà l’ordine di trasferimento ad altro incarico, il cantiere della strada era già arrivato all’altezza della tredicesima galleria: alla sua uscita, su uno sperone a strapiombo sul vuoto, era stata piantata la stazione di arrivo del primo ramo di teleferica a mano. Nello stesso tempo il sentiero di esplorazione era arrivato molto più in alto, fin sotto la parete al cui interno sarebbero salite a spirale la diciannovesima e la ventesima galleria, le più lunghe e ardite: poco a lato si stava attrezzando un campo base avanzato. Sarà il capitano Picone - quasi un destino i nomi di questi due comandanti - a sostituire il tenente Zappa e a portare a termine la strada. Con altrettanta appassionata energia e coinvolgimento. Lunga 6300 metri dei quali 2300 in galleria, la strada parte da una quota di 1216 metri e termina a 1928 metri, per un dislivello complessivo, contando i saliscendi dell’ultimo tratto, di 784 metri. È considerata un capolavoro di ingegneria militare. La sua costruzione, iniziata con un primo plotone di soli venti uomini, arrivò nei dieci mesi di operazioni ad impiegarne seicento, quattro dei quali persero la vita durante i lavori.
In occasione dell'esposizione abbiamo incontrato Claudio Rigon e dialogato con lui.