Qual è per voi il valore di una storia personale e intima, inserita nella grande storia che tutti conoscono?
"Per noi è un valore grande perché pensiamo che le piccole storie, oltre per il ripensamento che abbiamo fatto per noi, siano utili a contribuire per andare a formare la grande storia con più verità e partecipazione. Questo perché alcuni episodi, sia pure locali e personali, sono stati vissuti anche da tanta altra gente e oggi, in questi si rivedono e possono quindi credere che la loro vita e i sacrifici fatti abbiano avuto un senso e siano serviti a fare una società migliore".
Dalla lettura emerge una società in forte difficoltà, ma capace anche di grande solidarietà?
"In quegli anni in cui si svolge il racconto c'era una grande solidarietà tra la gente. Non c'era un grande divario di reddito tra la popolazione. Ci si aiutava l'un l'altro. C'era poco da mangiare. Quando eravamo sfollati, con più famiglie nella stessa casa, la tavola era addirittura in comune e ognuna scambiava con l'altra ciò che era possibile. Le Autorità erano assenti, anzi quando c'erano ci toglievano anche il poco necessario e come ringraziamento bruciavano anche la case perché sospettati di aiutare i 'ribelli' e questo succedeva in campagna e più spesso in montagna. Quando il Vescovo invitava donare per chi aveva avuto la casa bombardata (in città) o devastata (in montagna), la raccolta era sempre abbondante: vestiti, denaro, qualcosa da mangiare e sempre ospitalità nelle case, nelle stalle, nelle canoniche".
Qual è il messaggio che avete voluto consegnare realizzando questo libro?
"Fondamentalmente quello sulla Resistenza. Noi viviamo perché respiriamo per mezzo dell'aria. Ci pensiamo solo quando ci manca. Così oggi noi viviamo nella democrazia e nella libertà e pensiamo che non ci mancheranno mai. Questi due valori bisogna invece averli sempre presenti e difenderli ogni giorno e conoscere che per averli, tanti giovani sono morti combattendo il nazifascismo".
Vi siete rivolti non solo agli adulti, ma anche ai giovani che forse non sono ancora consapevoli di quanta sofferenza c'era in quei tempi?
"Ci siamo rivolti sopratutto ai giovani perché ci sembra che non conoscano abbastanza la storia, la grande storia. Ce ne rendiamo conto ogni giorno. Oggi i giovani hanno poco tempo tra studio, sport, social, messaggini, internet... Speriamo che a partire da una piccola storia illustrata come la nostra trovino il tempo di 'sfogliarla' e rendersi conto, non solo della vita di allora, ma con più consapevolezza anche quella che abbiamo raggiunto oggi".
Com'è stato lavorare insieme a sei mani...nonno, padre e figlia?
"È stata una forte esperienza. Oltre all'affetto di sempre che ci ha uniti, abbiamo scoperto anhe il valore dell'amicizia. Niente di più bello che oltre, appunto all'affezione parentale, si possa essere anche amici tra padre e figli e nipoti .Ecco che spunta un altro valore, quello della famiglia in tutti i sensi".
nr. 19 anno XXII del 20 maggio 2017