Come si è svolto l'iter di riesumazione dei resti e perchè ha deciso di finanziarlo?
"Mancando all’Ulss di competenza la disponibilità economica da impiegare in questi interventi, la segreteria del direttore generale Angonese aveva accolto positivamente la mia proposta di finanziamento. Nessuno pensa di spendere denaro per offrire degna sepoltura e commemorazione a ciò che fu carne ed ossa di un nostro simile che ci ha preceduto. Proprio per questo motivo mi sono prefissato l’obiettivo di risvegliare o far nascere l’interesse non solo per accadimenti storici stranamente bistrattati dai media, ma soprattutto per le migliaia e migliaia di giovani vite che vennero così prematuramente e violentemente spezzate per gli stessi ideali di patria, libertà e democrazia che l’umanità insegue da sempre".
Non crede che il suo importante intervento economico potrebbe essere criticato per essere stato speso per un caduto di guerra di cent’anni fa, invece che per una qualsiasi realtà oggi?
"Il mio amore per la storia e l’immenso interesse proprio per quella che fu definita la Grande Guerra, vuole testimoniarsi semplicemente attraverso la conservazione del reale ricordo di chi ci ha permesso, grazie al suo estremo sacrificio, di vivere nel mondo di oggi. Ogni passo compiuto in questa direzione, anche il più modesto, serve proprio per non dimenticare chi diede la vita per un ideale, senza chiedere mai nulla in cambio. Scordare tale silenziosa abnegazione e così tanta morte e dolore, significherebbe relegare all’oblio la preziosa esperienza su cui, ancor oggi, gran parte del mondo basa la pianificazione del proprio futuro, privilegiando la pace e la prosperità, senza rovinare in ennesimi echi di guerra".
C'è un messaggio che ha voluto dare con questo suo gesto?
"Sì, ed è rivolto soprattutto alle giovani generazioni: è di vitale importanza capire che i reportage di guerra di cui trasudano le cronache contemporanee altro non sono che un vero e proprio abominio, da cui rifuggere, senza mai scordarsi la lezione del passato. Mi permetto di considerare questo mio gesto una specie di investimento sul futuro delle nuove generazioni – soprattutto di quelle dei cosiddetti millenials, i nativi digitali – a cui sempre meno viene insegnato e spiegato un nostro passato così importante e ancor oggi prossimo".
Pensa che questo suo intervento possa darle una maggiore esposizione mediatica?
"Tutto ciò che ho deciso di fare in merito al ritrovamento del soldato italiano, è stato fatto seguendo il cuore e la passione, ben lungi da un'eventuale considerazione egoistica. Del resto, sono ben conscio che la mia modesta opera di conservazione storica e relativa pubblicazione delle mie ricerche è a tutt’oggi relegata a un mercato di nicchia, posizionato ad anni luce dalle rutilanti e sin troppo patinate confezioni editoriali a cui il marketing ci ha ormai soggiogati. È molto più facile e proficuo pubblicare tonnellate di libri dedicati a un pubblico impermeabile, piuttosto che cercare un editore serio, cioè ancora capace e deciso a fare il suo mestiere, nonché propenso ad ascoltare chi ha davvero qualcosa da dire".
Perché pubblicare un libro di storia in un periodo di tecnologie informatiche spesso distanti dalla tradizionale carta stampata?
"È difficile trovare una realtà editoriale che non chieda denaro agli autori per stampare qualche centinaio di copie. Ultimamente, per esperienza personale, ho conosciuto realtà che mimetizzano grossolanamente tale richiesta di denaro come correzione del manoscritto o promozione editoriale. Ai giovani e meno giovani scrittori mi sento dunque di consigliare di tenere gli occhi ben aperti: troppi complimenti alla ricezione della prima bozza, quasi sempre equivalgono al proverbiale specchietto per le allodole. Meglio dunque mantenere i piedi bene ancorati a terra e immaginare, verosimilmente e modestamente, quello che potrebbe essere l’effettivo impatto del proprio lavoro con il panorama editoriale".
Alessandro Gualtieri è un appassionato storico e un conferenziere internazionale. Prolifico scrittore, ha partecipato come esperto del primo conflitto mondiale alla conferenza La Grande Guerra in Italia nel 2012 all’Università di Oxford nel Regno Unito. Autore di diversi saggi storici, ha collaborato con Rai Storia, l’Espresso, Radio Popolare e la BBC britannica. Amministratore del sito www.lagrandeguerra.net, è impegnato con molteplici organizzazioni per approfondire, divulgare e preservare la memoria storica del periodo bellico dell’inizio del secolo scorso, nonché presentare i propri studi in occasione di manifestazioni, commemorazioni, mostre ed eventi tematici in Italia e all’estero.
Giovanni Dalle Fusine collabora col quindicinale L'Altopiano e pubblica articoli e contributi a carattere storico su riviste locali e nazionali. Membro del direttivo del Museo Grande Guerra di Canove (Altopiano di Asiago) e socio dell’Associazione Storica Forte Maso, è coordinatore del sito www.lagrandeguerra.net per il quale svolge ricerche e approfondimenti storici. Nel 2014 ha collaborato con Rai Storia per servizi dedicati al primo conflitto mondiale. Nel 2015 è stato consulente storico per documentari sull’alimentazione al fronte trasmessi dal canale televisivo History Channel. È autore di varie pubblicazioni sulla Grande Guerra.
nr. 44 anno XXII del 9 dicembre 2017