NR. 43 anno XXVIII DEL 23 DICEMBRE 2023
la domenica di vicenza
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Vicenza Jazz

di Alessandro Scandale
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Vicenza Jazz

Perché avete scelto il '68 come tema di questa edizione?

Vicenza Jazz (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)"Perché a 50 anni da quella data non potevamo non ricordare che il ’68 ha cambiato molto del nostro modo di pensare: nella società, nella cultura, nella musica. E anche nel jazz, certamente: da più di un secolo, il jazz è parte della musica, della cultura, della società, della vita di tutti noi. Dal ’68 si è concretizzata una sete di libertà espressiva che per tanto tempo pareva ingabbiata, specie per chi, come i giovani, nella sostanza dei fatti era sempre stato posto ai margini. Dal ’68 i giovani si rendono conto di poter contare e con questa idea infondono gioventù anche fra chi non è più giovane nel fisico ma vuole continuare a esserlo nella mente. Come Ellington che, alla soglia dei 70 anni, nel ’68 scrive It’s Freedom".

Quali sono i tratti innovativi del festival di quest'anno rispetto ai precedenti?

"È proprio nel tema dominante della gioventù: la gioventù di chi oggi fa musica con l’incoscienza dei ventenni (Bertault e Tigran, per esempio) ma anche di chi ha passato i novanta (realmente: avremo in scena Allen e Weston) ma ha vitalità da vendere. E poi la gioventù di chi nel ’68 era un figlio dei fiori (i musicisti della Sun Ra Arkestra) e di chi magari è nato proprio nel ’68 (Midon). Con la gioventù un po’ si rischia ma non si può pensare al ’68 senza prendersi qualche rischio. È inevitabile".

Il festival vicentino è un appuntamento importante in Italia: quali sono i suoi punti di forza?

"Intanto dieci giorni di fila in Italia se li permette solo Umbria Jazz, tuttavia con un budget stratosferico rispetto al nostro e per di più in periodo turistico, in piena estate. In secondo luogo noi abbiamo il Teatro Olimpico che tiene meno di 500 persone ma è di una bellezza abbagliante. Poi noi coinvolgiamo realmente tutta la città: in questi dieci giorni si fa musica ovunque, tanto da farci credere di essere in una metropoli europea. Infine, con un po’ di orgoglio, diciamo pure che i nostri cartelloni sono meno scontati di altri".

Vicenza Jazz (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)A Vicenza un'icona della musica mondiale, i Manhattan Transfer. È stato difficile farli arrivare?

"Direi un po’ periglioso ma non complicatissimo. Abbiamo dovuto convincerli a prolungare la tournée europea e così abbiamo pure fatto un favore al Blue Note di Milano che si è agganciato in coda. D’altra parte, per parlare di una musica come il jazz che, dopo il ’68, cercava di combinarsi non solo con il sound del rock ma pure con la colloquialità del pop, ci pareva bello avere un gruppo come i Manhattan che nacquero nel ’69, sugli stimoli proprio di quelle sollecitazioni fra i generi. È certamente il concerto, fra i tanti, quello con maggior richiamo popolare e chi è interessato farà bene ad affrettarsi".

È un gran momento culturale per Vicenza: dopo la mostra su Van Gogh, a maggio il festival Jazz, quello della poesia che si conclude e poi il festival biblico. Una bella occasione anche in senso turistico?

"E direi non solo. Non dimentichiamo il Pop, ossia il nuovo storytelling del Teatro Olimpico pensato dallo scrittore Alessandro Baricco e realizzato con la Scuola Holden di Torino, che avrà sicuramente ricadute turistiche. E all’Olimpico, dopo le prove dell’Edipo Re con il regista Bob Wilson e i concerti di Schiff, e dopo il jazz e dopo Poetry avremo le Settimane Musicali appena prima del Biblico. Infine, per non farci mancare nulla, riscopriremo Piazza dei Signori anche grazie a un originale progetto di video mapping che si annuncia come una bella sorpresa. Sì, credo che quest’anno anche i turisti più abitudinari si accorgeranno di Vicenza e avranno davvero tanti buoni motivi per farlo".

 

nr. 17 anno XXIII del 5 maggio 2018

Vicenza Jazz (Art. corrente, Pag. 2, Foto generica)

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